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 2002  marzo 04 Lunedì calendario

MAHFUZ Naghib Il Cairo (Egitto) 11 dicembre 1912, Il Cairo (Egitto) 30 agosto 2006. Scrittore. Premio Nobel per la Letteratura

MAHFUZ Naghib Il Cairo (Egitto) 11 dicembre 1912, Il Cairo (Egitto) 30 agosto 2006. Scrittore. Premio Nobel per la Letteratura. «Nel 1961 scrive Il ladro e i cani, un romanzo a parte nella sua opera, diverso da quelli che lo hanno preceduto e lo seguiranno, per argomento e struttura. E´ la storia di un uomo tradito, braccato, senza possibile salvezza o riscatto. Nel 1961 Naguib Mahfuz è un uomo deluso, sotto tiro, con una sola via di scampo e difesa: la letteratura. Questo romanzo è la sua risposta ai traditori, ai violenti, ai ”cani”. Nel 1961 è già, in patria, uno scrittore famoso. All´estero no, non lo sarà veramente fino al Nobel del 1988. Come ha scritto lui stesso [...] ci sono due tipi di premi Nobel: quelli che lo ricevono quando già sono celebri e per cui nulla cambia veramente e quelli che vengono portati alla ribalta dal riconoscimento. Dei secondi, tra cui si annovera, il mondo studierà negli anni a venire tutta l´ignorata e precedente opera, continuando a scoprirli e valorizzarli. Mahfuz aveva già scritto la Trilogia del Cairo e con quella tracciato e consegnato il ritratto della città nella quale ha trascorso quasi ogni istante della sua lunga vita (due soli i viaggi all´estero: Jugoslavia e Yemen, il premio a Stoccolma lo ritirò un suo rappresentante). Aveva già dato voce all´ansia di rinnovamento del suo popolo, al bisogno di una società più giusta ed egualitaria, alla cui realizzazione si era anche, blandamente, impegnato come militante politico. Poi, nel 1952, quel momento era arrivato: la rivoluzione. Cacciato il clownesco re Farouk, si era insediato il ”governo” della speranza. Nasser aveva infuocato gli animi vagheggiando la fine delle discriminazioni interne e, all´esterno, la favolosa unità panaraba di cui l´Egitto sarebbe stato alla testa. Nelle prime ore, quei sogni ravvivarono la sopìta fede di molti, Mahfuz incluso. Di qui, sette anni di silenzio. Dal ’52 al ’59 lavorò come funzionario del governo Nasser. Gli incarichi che ricoprì vengono da molti ricordati come un´ombra nel suo percorso: fu a capo della commissione censura. E´ curioso, ma forse inevitabile, che, anni dopo, il film tratto da Il ladro e i cani, pur considerato notevole, sia stato amputato di scene che uno dei pochi critici ad aver visto definisce ”straordinarie, sconvolgenti”. In quei sette anni di silenzio Mahfuz operò nel sistema, imparò a conoscerlo, forse cercò di cambiarlo dall´interno, ma invano. Delusione e pessimismo si fecero strada. Osservò gli ideali rivoluzionari deragliare, i militari occupare le posizioni di privilegio, crescere e moltiplicarsi, il panarabismo risolversi nell´ostilità a Israele. Nel 1959 scrisse un romanzo dal titolo I bambini di Gebelawi che venne pubblicato a puntate su Al Ahram, come pressoché consuetudine. E´ un´allegoria che racconta la vana lotta di un uomo per comprendere il significato della propria esistenza. ”Arham!”, peccato!, strillarono i custodi delle verità religiose, per i quali ogni senso può essere facilmente ritrovato, rimettendosi ad Allah, unico e misericordioso. Un furore senza precedenti si scatenò contro il romanzo, tuttora all´indice. Fu l´annuncio di quel che sarebbe accaduto molti anni più tardi. Quando verrà pronunciata la fatwa contro Salman Rushdie per I versetti satanici, un estremista islamico egiziano commenterà: ”Ci fossimo comportati come dovevamo con Mahfuz, ora non avremmo problemi con Rushdie. Ucciso Mahfuz, non ci sarebbe mai stato Rushdie” Lo sceicco egiziano Omar Abdel Rahman, ideatore del primo attentato alle Torri Gemelle emise una condanna a morte eseguita senza successo da un fanatico, che pugnalò lo scrittore nel ’94. Nel 1961, su Mahfuz già gravava quella minaccia. Lo amareggiava, ma non quanto la situazione nel Paese, che aveva sperato di veder cambiare in meglio sotto Nasser. Il ladro e i cani è la storia traslata di quella delusione» (Gabriele Romagnoli, ”la Repubblica” 2/9/2003). «Il grande nume dell’Egitto è un omino garbato, con una voce cristallina e una barbetta ben curata. [...] – Tolstoj e Proust sono due scrittori che ho studiato molto. Mi interessava la loro visione della vita. Certamente hanno colto aspetti profondi della condizione umana. Ma non è che li sento vicini a me. Diciamo che a me piace stare vicino a loro. Mi sento uno di loro, questa è la verità. [...] Nella mia vita ho visto diffondersi un grande male, quello della gente che mischia politica e religione”» (Marco Nese, ”Corriere della Sera” 11/9/2003).