Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 02/03/02 a pagina 5., 2 marzo 2002
Il leghista Erminio Boso, l’Obelix della Valsugana: quasi 2 metri d’altezza, 1 metro e 98 di torace («par no parlar del batocio»), oggi capogruppo in consiglio regionale in Tentino
Il leghista Erminio Boso, l’Obelix della Valsugana: quasi 2 metri d’altezza, 1 metro e 98 di torace («par no parlar del batocio»), oggi capogruppo in consiglio regionale in Tentino. Cuore padano, come quello «dei padani gagliardi entrati nella Lega perché era il partito degli amici e delle costolette ai ferri in compagnia, mica dei carrieristi». Considera Bossi il Capo, «l’unico, vero, illuminato uomo politico che l’europa abbia avuto negli ultimi 300 anni con Churchill, De Gaulle, Cavour, Metternich». Quando stava a Palazzo Madama, faceva coppia con Gianfranco Miglio (che «visto che tutti lo ciamava professor» lui chiamava maestro) e lo faceva ridere «fino alle lacrime» raccontandogli di essere nato di «due chili e due etti», ma di essere diventato così grosso «grassie alla mia mamma che prima mi ha dato il latte con le sue grandi tette e poi la polenta con le tarme». Il suo cane da caccia, Buck («proporzionato alla mia stazza»), è addestrato ad azzannare nell’ordine, «extracomunitari, giornalisti e guardiacaccia». Irremovibile sulla secessione, crede che Bossi e Borghezio allarghino troppo i confini della Padania e applica il "metodo del fagiolo": «Prendo un fagiolo borlotto, lo metto sulla cartina geografica dell’Italia e quella è la Padania, fino ai confini dell’Emilia al massimo!». Sue le proposte di prendere le impronte dei piedi degli extracomunitari (per «risalire ai tracciati particolari delle tribù»), di risolvere il problema dell’immigrazione in modo definitivo: «Li carichiamo sugli hercules militari, li portiamo a casa, gli diamo un paracadute, apriamo i portelloni e li buttiamo giù».