P. M. I., "Il Messaggero" 22/2/2002., 22 febbraio 2002
Secondo l’Unesco, rischia di estinguersi la metà delle 6 mila lingue parlate. La colpa non sarebbe soltanto dell’egemonia di inglese, francese, russo o cinese (quest’ultimo al primo posto perché parlato da quasi un miliardo di persone)
Secondo l’Unesco, rischia di estinguersi la metà delle 6 mila lingue parlate. La colpa non sarebbe soltanto dell’egemonia di inglese, francese, russo o cinese (quest’ultimo al primo posto perché parlato da quasi un miliardo di persone). Le lingue in estinzione scontano la mancanza di una tradizione scritta: nell’ultimo secolo, le perdite maggiori si sono avute tra le 250 lingue delle popolazioni aborigene dell’Australia, ma anche in Europa sono a rischio una cinquantina di linguaggi, come il celtico della Bretagna e altri idiomi della Lapponia e della Russia settentrionale. In Africa sta scomparendo circa un terzo dei 1.400 idiomi locali, per non parlare delle varietà di linguaggi delle popolazioni nomadi. La ricerca dell’Unesco segnala però anche il caso dell’isola giapponese di Hokkaido, dove fino a vent’anni fa erano rimasti solo otto anziani ad esprimersi nella lingua locale, che adesso sta invece rifiorendo «grazie a interventi di salvaguardia delle diversità biologiche. E’ quella che si chiama "ecologia della parola"».