varie, 5 marzo 2002
MALESANI Alberto
MALESANI Alberto Verona 5 giugno 1954. Allenatore di calcio. Nel 2011/2012 al Genoa (esonerato il 22 dicembre). Lanciato in serie B dal Chievo, ha poi allenato la Fiorentina e quindi il Parma, vincendo nel 1998/1999 coppa Italia e coppa Uefa. Passato al Verona nel 2001/2002, è retrocesso in serie B. Nel 2006/2007 all’Udinese (subentrato dopo l’esonero di Giovanni Galeone), quindi Panathinaikos (Grecia) ed Empoli, dalla 14ª giornata del campionato 2009/2010 sulla panchina del Siena, nel 2010/2011 al Bologna • «“Il vecchio Campedelli mi portò nell’orto. Il mitico orto dietro la sede della Paluani curato dalla signora Lidia. Il grande Luigi quando doveva prendere un decisione importante ti dava appuntamentonel suo orto [...] Mi disse: ‘Malesani el calcio xe una bruta bestia’. Lei però stia tranquillo: se va male un osto qui, a fare i pandori, glielo trovo’ [...] Avevo 38 anni e dicevano: xe mato. Lavoravo alla Canon, entravo nel calcio professionistico dopo vent’anni di contributi Inps. [...] L’11 novembre 2000 esce fuori strada dalle parti di Verona, Nogarole Rocca, a 170 all’ora. L’auto, una Toyota verde, si capovolge. Il primo soccorritore è Nando Orfei, un re del circo. Alberto non perde conoscenza. Lo liberano con la fiamma ossidrica, lo portano all’ospedale con l’elicottero. I medici parlano di miracolo, quelli della Polstrada dicono: lo hanno salvato le cinture. Solo un paio di fratture, una composta alla spalla, trauma cervicale, varie contusioni. Alberto dice: “Ho visto la morte in faccia”. Poi: “Voglio andare subito in panchina”. E ci va la sera dopo: Parma-Udinese 2-0. “Cominciano i giorni più brutti della mia vita. Un anno e mezzo tristissimo. A Parma non sento più la fiducia dell’alta dirigenza. Avevamo vinto cose buone ma volevano lo scudetto. Purtroppo dopo aver perso lo spareggio con l’Inter per la Champions e altre partite in campionato sono stato esonerato. Sono tornato a Verona, la mia città, il posto che amo di più al mondo, e siamo incredibilmente retrocessi [...] Io ho sempre lavorato e mi sono sempre divertito, anche quando scavavo le buche con il badile. Oio de gomito e via andare [...] Avevo il diploma, geometra, ma non mi sono mai tirato indietro. Ho raccolto i pomi per comprarmi i vestiti, poi mi ha preso una ditta, la Ceit, che lavorava per la Sip. Scavavo e riempivo le canalette dei fili. Poi facevo le notti alla Mondadori, a impacchettarei libri. Giocavo in serieD, nei semiprò, ma non bastava e allora il presidente Farina mi ha trovato un posto in campagna, seguivo l’attività della caccia. Lì ho conosciuto un sior, un cacciatore che mi ha fatto prendere alla Canon com emagazziniere. Quando mi sono dimesso avevo un buon incarico alle vendite. Io ho sempre lavorato “ [...] In serie A aveva esordito, con la Fiorentina nel ’97 [...] Io ero agli inizi, avevo problemi, Rui Costa e Batistuta mi hanno dato una bella mano. Ricordo la prima volta, l’impatto. Cecchi Gori mi invitò a cena nella sua casa di Roma: panorama meraviglioso. Mandò via tutti, restammo soli e lui mi spiegò tutto di tutti. Dai caratteri dei giocatori e dei dirigenti, ai problemi degli addetti al campo. Mi sentivo in paradiso”. Vince a Parma, coppa Italia, Uefa, Supercoppa e tutti dicono: anche con le braghe corte arriva nell’alto dei cieli. Predestinato? Arrigo Sacchi, il maestro, un giorno dal pulpito azzurro fa scendere una carezza: “Malesani è il più bravo di tutti”. Invece rallenta, si ferma, crolla e riparte da Verona la sua città. Con un rimpianto: “Avrei voluto allenare di più Veron, il migliore che ho avuto. Crespo è andato al Chelsea, sicuramente lo ha voluto Juan. Sono contento per loro. Lì c’è anche Mutu, un altro ragazzo straordinario. Vinceranno, hanno il calcio e i gol nel sangue» (Germano Bovolenta, “La Gazzetta dello Sport” 28/8/2003).