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 2002  marzo 05 Martedì calendario

MALGIOGLIO

MALGIOGLIO Cristiano Ramacca (Catania) 30 luglio 1947. Cantautore • «"Candaudore” (per dirla a modo suo) in piena tempesta videormonale, sbeffeggiato, bersagliato per il suo italiano storpiato, per i suoi vestiti da villaggio vacanze, per i suoi capelli bicolore ("tutto fatto in casa, senza parrucchieri o stilisti", assicura) [...] "Mi alzo al mattino e non devo dire grazie a nessuno, anche se qualcuno sostiene il contrario. Dopo trent’anni di carriera, adesso mi conoscono tutti come fossi Raffaella Carrà. bastato cominciare a prendermi in giro [...] Certo, anche quando parlo normalmente ho un accento meridionale, un po’ alla De Mita" [...] Ventidue album, decine di canzoni scritte anche per molti big: "Ancora, ancora, ancora per Mina, Ciao cara come stai per la Zanicchi che ha vinto Sanremo nel ’74, a Forte, forte, forte per Raffaella Carrà, a Cocktail d’amore scritta per Patty Pravo ma poi passata a Stefania Ruotolo, oggi sigla storpiata da Amanda Lear, per la Vanoni, Celentano [...] Ora diranno che è una balla, ma ho rifiutato di lavorare con Fellini e Fassbinder. Fellini mi invitò nel suo ufficio a Cinecittà. Mi guardò per un’ora. Io pensavo che fosse per un foruncolo che avevo sul naso. Poi, dopo una settimana, mi fece cercare perchè voleva che lavorassi in E la nave va . Ma scelsi di andare in vacanza coi miei anici in Spagna. Fassbinder mi voleva in Querelle de Brest , era impazzito. Ma, se l’avessi fatto, mio padre mi avrebbe preso a coltellate"» (Marco Molendini, "Il Messaggero" 2/6/2003). Nel 2006 coinvolto nello scandalo ”vallettopoli”: «Nei trafficatissimi luoghi statali, che la senatrice Merlin aveva chiuso e che la Rai ha riaperto, non si è ancora capito chi è colpevole e di che cosa. E tuttavia, sempre e comunque, risulta indiscutibile la mediazione di Cristiano Malgioglio, alle cui ”competenze” si fa riferimento in ogni intercettazione, in ogni verbale, in ogni intervista, in ogni confessione. Dietro ad ogni ”porcella” c’è Malgioglio. E alla Rai non c’è bellezza che Malgioglio non abbia ”trattato”. E non c’è carezza sulle gote di Sottile che Malgioglio non abbia indirizzato. Perciò Malgioglio è il re dei broker italiani, ”agenti di cambio” tra un punto povero e un punto ricco, tra un deficiente di sesso e un’abbondante di sesso, tra una botte piena e un bicchiere vuoto. E difatti broker, in inglese, è quel manicotto, quel tubicino, quell’arnese che, infilato nella botte, permette di spillare il vino. Paradigma inarrivabile di tutti i mediatori, da Moggi a Totò Riina, dal caporale che tastava in piazza i muscoli dei braccianti al sensale nuziale, dal ruffiano dei salotti a quello delle redazioni, dal governatore di banche all’immobiliarista del quartierino, Cristiano Malgioglio è dunque diventato, grazie alle intercettazioni telefoniche, il nuovo mito italiano. Questo cantautore non privo di talento, questo show man della Rai, che trasfigura la famosa pettinatura punk nello stile ”a spazzola arancione” del parrucchiere della sua Ramacca, è il supermezzano che rappresenta tutti i mezzani nazionali. Insomma davvero Malgioglio è il nuovo eroe d’Italia. Più che un paese di ”porcelle” qui viene fuori un paese di mezzani, figure chiave dell’arretratezza, non solo sessuale, che Boccaccio nel Decamerone battezzò ”ricottari” perché - spiegò - vivono di ”ricotta”, che è la schiuma dell’amplesso. Anche i vari presidenti della Rai, quelli nominati dalla destra e quelli nominati dalla sinistra, che via via si sono assicurati, in viale Mazzini, l’esclusiva sessual sentimentale della bella artista in cerca di opportunità, non rimandano tanto alle vicende di Eloisa e Abelardo, di Tristano e Isotta, di Angelica e Orlando, quanto a questi topoi, alle figure scollacciate della narrativa erotica dove sempre il maschio è un prosseneta e la femmina è una donnina. Insomma Malgioglio, per dirla con Orazio, è la virtù che sta nel mezzo. il Moggi dell’avanspettacolo sessuale che ogni giorno va in onda in Rai: permette di ”acquistare” sesso, così come Moggi acquistava giocatori, arbitri e giornalisti. E come gli immobiliaristi, Malgioglio avvicina e media tra punti lontani: quelli mettono insieme il bisogno di liquidità con l’avidità di beni immobili e lui mette insieme gli orizzonti pubici del maschio brutto e frustrato e della femmina bella e spregiudicata. Anche i famosi gabelloti mafiosi erano mediatori che avvicinavano la proprietà terriera incolta del latifondo alla fame di terra dei braccianti. E ancora oggi, in quella particolare arretratezza dinamica che è il mezzogiorno d’Italia, cos’altro sono i mafiosi se non mediatori? E furono mediatori i protagonisti di Tangentopoli, da Silvano Larini, che portava le buste a Craxi come Malgioglio portava le ragazze a Sottile, a Primo Greganti e al suo conto ”gabbietta” che in una canzone di Malgioglio prenderebbe certamente un altro doppio senso. Lasciamo ad altri la biografia di Malgioglio, che ha scritto canzoni belle come L’importante è finire o quell’altra sulla solitudine che Visconti volle come colonna sonora del suo ultimo film. In Rai, tra i registi, tra i dirigenti e tra i compagni di lavoro c’è sicuramente chi lo disprezza, ma c’è anche chi gli vuole bene e lo definisce ”innocente come una bambina”. Molti raccontano aneddoti bizzarri e piccanti, un regista ricorda per esempio che si esibiva ”nella rottura dell’uovo tra le natiche”. E dicono che ogni tanto va a Cuba, gira documentari per Raiuno, poi torna con corpi da ballo: cubani e cubane. Ed è anche questa, forse, un’altra trasfigurazione, quella dell’antico vizio di una generazione di ragazzi di destra che consideravano gli odiati paesi del socialismo reale come opportunità per il turismo sessuale. Di certo c’è che, in questo universo di pornicizia, Malgioglio porta sul palco televisivo i ruffiani italiani, li caricaturizza e li esalta allo stesso tempo, e alla fine tutti parlano di lui come di un eterno e simpatico sbruffone, sin da quando, portato in Rai da Agostino Saccà, millantava una grande amicizia con Nicola Mancino e si sa che la millanteria è la forza, la grande risorsa dei mediatori, il loro abito mentale. Sempre i mediatori sono ”name-droppers”, fanno cadere i nomi: ”Se ti serve qualcosa, ricordati che sono suo amico”. Il loro capitale infatti è tutto nelle entrature vere o presunte, la loro professione è vendere e magnificare merce, quella che non hanno come quella che hanno. ”Malgioglio - ha raccontato La Russa - era l’unico che veniva alle nostre feste quando noi missini eravamo messi all’Indice e davvero tutti ci evitavano”. Perciò l’arrivo al potere del centrodestra ha trasformato un mediatore millantatore in un mediatore vero, lo ha messo davanti alle sue responsabilità, lo ha sfidato a mantenere le promesse, e ha fatto di questo bravo autore di canzoni un mostro dell´avanspettacolo, lo ha condannato ad essere l’omosessuale immaginato da loro: l’omosessualità come oltranza della volgarità in prima serata Rai, e come strumento per arrivare agli attributi femminili, edera che si attacca alla donne, parodia degli ammiccamenti allusivi, cavallo di troia. Questo istruttivo scandalo, probabilmente destinato a sgonfiarsi dal punto vista penale, conferma che purtroppo in Italia la destra ha un rapporto losco con il sesso, rude, crudo, diretto, strumentale e ossessivo. Ci rifletta Gianfranco Fini: dopo Fiuggi, che ha definitivamente consegnato alla democrazia la destra italiana, ci vorrebbe adesso un´altra svolta, una nuova Fiuggi che consegni la destra all´eleganza, un congresso che butti il cuore oltre il becerume, che chiuda questa sorta di universo parabukowskiano, che è un trafficare pubico, una pornolalia goliardica, un pierinismo alla Alvaro Vitali, una condanna dei Malgioglio a caricaturizzare gli omosessuali, a degradarli e a degradare se stessi al ruolo di Madame Rimbalzello, la vecchia tenutaria, tutta parrucche e occhiali tempestati di brillanti, di una casa chiusa di Ramacca, a quei tempi ancora famosa solo per il carciofo doc» (Francesco Merlo, ”la Repubblica” 29/6/2006).