varie, 5 marzo 2002
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MANARA Milo (Maurilio) Luson (Bolzano) 12 settembre 1945. Disegnatore. «Non dategli retta quando affida le sue fantastiche pin-up ai gusti sessuali di camionisti e militari
MANARA Milo (Maurilio) Luson (Bolzano) 12 settembre 1945. Disegnatore. «Non dategli retta quando affida le sue fantastiche pin-up ai gusti sessuali di camionisti e militari. E’ solo una giocosa provocazione, uno scherzo in odore di paradosso, uno sberleffo un po’ strafottente, in linea con l’allegria, la leggerezza, la ludicità che riversa sulla carta nella forma fiabesca di icone divinamente erotiche destinate ad abitare i nostri sogni. Le sue signorine più innocenti che perverse, più ludiche e maliziose che voluttuose e sporcaccione, ingombrano le fantasie segrete di tutti noi: uomini e donne finalmente liberati dalla noia di una sessualità prevedibile e disposti a un giorno di festa, alla gioia dello sguardo, alla seduzione infinita della bellezza, a godere di quella tavola magnifica che Manara ci apparecchia senza pruderie e senza eccessi di volgarità. Per le sue Veneri, Milo si esibisce in un numero di pura autoironia. ”Il camionista non si attacca al camion un quadro di Rauschenberg o di Jasper Johns, si attacca giustamente una bella pin-up”. O anche: ”Mentre le disegno, parlo con le pin-up, instauro un dialogo. Quando la figura si è materializzata, non mi rimane che dirle addio. Mi piacerebbe che le mie pin-up finissero sopra le brande dei militari”... Artista di fama internazionale, è nato vicino a Bolzano, ha studiato Architettura a Venezia e vive in una grande casa nascosta nel verde della collina che sovrasta Sant´Ambrogio di Valpolicella. E’ un uomo colto e simpatico, dalla dolcezza tutta veneta. Parlare con lui è piacevole, e si ride molto. Non potrà pretendere che i camionisti (e non solo loro) preferiscano le sue ”donnine” alle ”donnone” da calendari. Se ne faccia una ragione, dovrà accontentarsi di voyeurs un po’ più sofisticati... ”Effettivamente, devo riconoscerlo, le immagini che vedo sui camion sono un pochino più sbracate... Ma ecco, l’unico difetto che hanno è di non essere abbastanza erotiche, o almeno è quello che io ci trovo, tutto qui. Io parlo dal punto di vista di chi si sforza di rappresentare l’immaginario erotico. La mancanza di volgarità di cui spesso mi si fa credito, e ne sono contentissimo, è tutto dentro all’erotismo. Voglio dire che se una donna è erotica non è mai volgare, e viceversa... La pin-up non deve rappresentare la diva del cinema, ma piuttosto una bella ragazza - appena intravista dalla porta socchiusa - che si cambia le calze... Anche nella tradizione le pin-up mostrano le proprie grazie sempre un po’ casualmente, in modo involontario: c’è sempre un colpo di vento, una scala malandrina, un chiodo malmesso, un qualche accidente che improvvisamente denuda una ragazza con cui noi, prima, stavamo magari chiacchierando di politica... Almeno nelle intenzioni, attribuisco sempre un cervello alle mie signorine, e non a caso penso di calcare molto sullo sguardo, sull’espressione, sugli occhi: sulla faccia piuttosto che sui glutei... La seduzione viene sempre dal cervello, di chi la provoca e di chi la subisce [...] C´è una bella differenza tra le donnine televisive che dimenano i lombi per aumentare l’audience e il prezzo della pubblicità, un’operazione troppo vicina al meretricio per essere così accettabile, e le mie pin-up che hanno l’unico scopo di sollevare un po’ il morale, oltre che di mantenere me, naturalmente [...] Mi fa piacere che si noti la modernità delle pin-up che disegno, il mio desiderio di rappresentare la femminilità più gloriosa, ma anche dei nostri giorni: la consapevolezza è l’elemento imprescindibile dell’erotismo moderno... Certe illustrazioni settecentesche, che so della Justine di de Sade, queste donne perennemente vittime abusate terrorizzate appartengono a un immaginario erotico che veramente non ci riguarda più [...] L’idea della pin-up nasce, a mio avviso, con i pittori rinascimentali, che arricchivano l’immaginario dei loro contemporanei con le storie e le figure che dipingevano [...] Dico solo che le pin-up sono senz’altro figlie della pittura, olio su tela o tempera su carta, e che io posso sentirmi parente degli artisti del passato, perché faccio il loro stesso mestiere, compiendo gli stessi antichissimi gesti del primo uomo che cominciava a disegnare su una parete di roccia. Il ruolo sociale che ha sempre avuto l’arte, il grosso della sua grande eredità è oggi in mano alla televisione e al cinema, ma un po’ l’abbiamo raccolta anche noi illustratori, che - con le nostre piccole opere riprodotte in centinaia di migliaia di copie - apparteniamo a pieno diritto alla civiltà di massa. Siamo gli unici sopravvissuti, a differenza degli artisti concettuali di oggi esiliati nell’isoletta della cultura, ignorati dal grande pubblico, senza un contatto con la società contemporanea» (Luciana Sica, ”la Repubblica” 14/3/2002).