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 2002  marzo 05 Martedì calendario

MANCA Enrico

MANCA Enrico Roma 27 novembre 1931, 5 luglio 2011 • «[...] Dal 1986 al 1992 era stato presidente socialista della Rai, che scalò cominciando nel 1961 dal giornale radio. Si trovò a dirigere l’azienda del servizio pubblico nella fase in cui Craxi aveva un rapporto privilegiato con la tv privata. E a gestire la fase complessa dei contrasti dell’ex leader del Psi e De Mita, e poi quelli tra lui e il direttore generale Biagio Agnes. Fu sotto la sua presidenza che la concorrenza con il Biscione divenne spietata, con l’abbandono di Viale Mazzini di Baudo e della Carrà. [...] A chi gli contestava che sotto la sua direzione la Rai era l’espressione più tangibile dei partiti, lui, senza scomporsi, recitava come un mantra che la riforma del 1974 aveva previsto il passaggio della Rai dal monopolio della Dc e dalla dipendenza diretta dal governo al controllo del Parlamento. E dunque al pluralismo. “Era un latifondo Dc - diceva della Rai - abbiamo fatto un piano urbanistico”. E sulla lottizzazione aggiungeva: “L’Italia è l’unico Paese dove l’opposizione ha avuto un canale tv e Craxi me lo rinfacciava con parole dure”. Di una cosa, però, ricordando i suoi sei anni alla presidenza, si diceva pentito. “Di essere stato l’uomo della pax televisiva che firmò l’armistizio con Berlusconi, mettendo fine alla guerra fra tv pubblica e privata e riconoscendo all’avversario lo status di controparte alla pari”. Per questo fu attaccato dal Popolo, quotidiano Dc, che lo definì “un infiltrato di Berlusconi”. Lasciò la presidenza Rai perché “era troppo forte il richiamo della politica” che lui “paragonava a un rapporto erotico”. Dopo Tangentopoli, si riconobbe in quell’area del centrosinistra vicina alla Margherita. Ma non aveva mai smesso di battersi per la “questione socialista”, lanciando ai democratici l’idea di raccogliere in Italia sotto il tetto del Pse le diverse esperienze della sinistra» (Alberto Custodero, “la Repubblica” 6/7/2011) • «Ho avuto con Craxi rapporti alterni: l’ho sostenuto al Midas e mi sono contrapposto alla sua politica nel congresso di Torino, pressoché l’ultimo non dominato dal sistema craxiano. Nell’89 dopo la caduta del Muro, ho votato nella Direzione del partito contro la riedizione dell’alleanza con la Dc e a favore dell’avvio di un processo di unità a sinistra. Ho poi contribuito a schierare il Psi a sinistra nelle elezioni del ’94 e non ho mutato posizione» (“Il Foglio”, 23/11/2001).