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 2002  marzo 05 Martedì calendario

Manfredini Christian

• (Christian José Sisostri) Port Bouet (Costa d’Avorio) 1 maggio 1975. Calciatore. Della Sambonifacese (Seconda Divisione Lega Pro). Cresciuto nella Juventus, lanciato dal Chievo, ha giocato con Lazio, Fiorentina, Osasuna ecc. . I suoi genitori naturali sono una farmacista e un insegnante: li ha conosciuti nella sua prima visita nel Paese dov’è nato insieme con 15 tra fratelli e fratellastri. Ma lui considera come suoi veri genitori Domenico e Maria (scomparsa del 1992) Manfredini di Battipaglia che l’adottarono nel 1980. Cresciuto nella Juventus (dove ha vinto anche un campionato con la primavera e un torneo di Viareggio), dopo molta serie C è approdato al Chievo Verona. È sposato con Monica, conosciuta a Pistoia allo sportello della banca dove versava lo stipendio. Gli piace cucinare e leggere, soprattutto i romanzi dello scrittore brasiliano Paulo Coelho • «[...] “Sono nato a Port Bouet e a quattro anni sono stato mandato in Italia a studiare. Un viaggio senza ritorno visto che, poi, sono stato adottato da una famiglia di Salerno. Con la Costa d’Avorio è rimasto, però, un legame forte. Sono tornato a Port Bouet nel 2000. Era la prima volta che rimettevo piede nel mio paese d’origine. Ricordo lo sbarco all’aeroporto. Ricordo di aver avvertito un brivido. Di colpo mi sembrò di essere tornato indietro nel tempo. Al giorno della partenza. Un emozionante tuffo nel passato. Sono rimasto in Costa d’Avorio solo quattro giorni ma sono stati giorni senza un attimo di respiro. Ho ritrovato la mia famiglia. Mamma Sofia, papà Celestin. Loro oggi vivono in un paese alla periferia della città principale, Abidjan. A Port Bouet ho ritrovato la casa dove abitava mio nonno. Sembra incredibile ma è una figura che ho chiara tra i miei ricordi”. Sia chiaro, Christian Manfredini oggi si sente italiano. Vive da italiano. “Mentalità e idee sono italiane” ammette, deciso. Aggiungendo, però: “Non ho mai voltato le spalle alla mia terra. Da quando guadagno dei soldi, sono in collegamento con dei preti missionari che operano in Costa d’Avorio. Loro mi informano delle ‘condizioni’ di vita del mio paese d’origine. Un paese bello ma tormentato, da anni, da una grave instabilità politica. In queste condizioni è impossibile crescere. Il problema della Costa d’Avorio è comune ad altre nazioni africane. Eppure stiamo parlando di un continente che dispone di importanti ricchezze [...] in passato ero stato contattato dalla federazione ivoriana. Volevano convocarmi per alcune gare ufficiali. Sapete chi mi convinse a declinare l’invito? Giovanni Trapattoni. Erano i tempi in cui io giocavo nel Chievo. Andavo di moda. Ero uno dei giovani più corteggiati. Scelsi la Lazio. Una scelta giusta. Quella che non era giusta era la mia testa. Forse non ero pronto per misurarmi con il grande calcio. Quella era una Lazio di campioni. Non avevo spazio [...] Negli ultimi mesi della mia esperienza con il Chievo l’allora cittì mi disse di non rispondere all’appello della Costa d’Avorio perché era intenzionato a convocarmi nella nazionale azzurra. Purtroppo una fastidiosa pubalgia rovinò il mio finale di stagione. E addio Italia. [...]”» (Luca Calamai, “Gazzetta dello Sport” 15/11/2005).