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 2002  marzo 05 Martedì calendario

MANSON Marilyn (Brian Warner) Canton (Stati Uniti) 5 gennaio 1969. Cantante rock. Giornalista musicale, nel 1989 ha fondato la band originariamente chiamata Marilyn Manson & The Spooky Kids

MANSON Marilyn (Brian Warner) Canton (Stati Uniti) 5 gennaio 1969. Cantante rock. Giornalista musicale, nel 1989 ha fondato la band originariamente chiamata Marilyn Manson & The Spooky Kids. Il gruppo, genere metal, debutta nel ”94 con Portrait of an American Family. Quindi escono AntiChrist Superstar (’96), Mechanical Animals (’98, per la copertina si fece ritrarre come ermafrodita), Holy Wood (In the Shadow of the Valley of Death) (2000). Nel 2000 mise un feto in croce sulla copertina di Disposable teens, nel video lui indossava i paramenti sacri, una scimmia usava la croce come altalena. Sul suo sito un video nel quale ricostruiva la sua autopsia. Il nome fa riferimento sia a Marilyn Monroe che al serial killer Charles Manson. Tra gli altri segni distintivi: trucco pesante, look androgino, crocifissi e simbologie gotiche ovunque, testi che incitano all’odio e alla violenza. Nel ”94 il fondatore della Chiesa di Satana lo nominò reverendo. Numerosi arresti e citazioni per atti osceni (anche per un concerto a Roma). «Il ribelle per eccellenza della musica rock, colui che la stampa americana ha additato come il responsabile ideologico per la strage alla ”Columbine School” dove alcuni ragazzini si calarono i walkman sulle orecchie con la sua musica a palla e spararono raffiche di mitraglietta Uzi su alcuni loro coetanei, è in realtà il contrario di come appare. L’inglese forbito, un’intelligente leggerezza nell’eloquio e il controllo totale su ogni cosa che lo circonda fanno dell’uomo un’icona del music biz» (Luca Dondoni, ”La Stampa” 3/2/2001). «Un tocco da film horror, qualche scena da rito satanico, insulti a preti e autorità, effetti speciali tipo Broadway. E, soprattutto, una violenta scarica di rock: quest’ultima tutt’altro che disprezzabile [...] Le solite provocazioni discutibili, i soliti beceri slogan. Ogni volta tentando di aggiungere un gesto oltraggioso in più [...] I suoi miti? Cristo, Marilyn Monroe, Lenin, Elvis, Charles Manson e John Fitzgerald Kennedy: solo un provocatore come lui può pensare di metterli assieme [...] Additato alla cultura perbenista americana come pericolo pubblico numero uno, alle censure che gli arrivano da associazioni di genitori, politici e gruppi religiosi risponde colpendo i valori tradizionali e agitando gli spauracchi del nuovo millennio» (Andrea Laffranchi, ”Corriere della Sera” 25/1/2001). «’Il fatto che l’America mi odi e, allo stesso tempo, abbia tanto bisogno di me sta già nel mio nome”. […] E’ forse la star del rock più temuta (se non davvero odiata) e non solo in America: nel suo nome d’arte ha fuso quelli della Monroe e di un pazzo sanguinario (Charles Manson). Su provocazioni, turpiloquio, violenze e atteggiamenti blasfemi ha costruito una carriera da hit parade. […] ”In Europa c’è sicuramente un rapporto più tranquillo fra me, il pubblico e le istituzioni di quanto non sia in America, ma in Italia è diverso, perché la vostra cultura religiosa è particolare e innesca una serie di reazioni che non hanno paragoni altrove. Bene, vuol dire che c’è bisogno di me anche qui […] Sono sempre stato contro tutti governi del mio Paese e anche contro la guerra. Il che non significa che io non sia un buon patriota. Un buon patriota in una democrazia ha anzitutto il dovere di essere se stesso […] Ho creato il mostro di me stesso, come Disney creò Mickey Mouse. Ho inventato anche degli stili di vita coerenti con il mio personaggio. E’ essenziale che non tutto sia chiaro, che non tutto sia capito. Altrimenti il mio tipo di arte sarebbe già finito”» (Mario Luzzato Fegiz, ”Corriere della Sera” 9/4/2003). «Chi l´ha incontrato a quattr’occhi, lontano dal palco sul quale si presenta truccato e in abiti sadomaso troppo stretti per coprire i glutei, s´è fatto l´idea di un burlone, un artista troppo astuto per essere vero, un grande entertainer, insomma. Descrivono un uomo persino timido, gli occhi bassi, che parla di fine del mondo e crisi del capitalismo con un filo di voce. L´altra faccia della maschera trasgressiva che ama provocare con i testi delle canzoni e con i gesti sempre troppo clamorosi. Come nel luglio del 2001, quando sul palco a Detroit prima sputò in testa a un uomo della sicurezza e poi la strinse tra le gambe per simulare un rapporto orale: venne portato in prigione e denunciato per "condotta sessuale criminale", cavandosela poi con il pagamento di una cauzione. O anche a Roma, in occasione di un concerto al Palaghiaccio di Marino, quando simulò il sesso con un´ignara fan che, invitata a salire sul palco, si ritrovò carponi con Manson alle sue spalle di fronte alla platea urlante. Anche in quel caso scattò la denuncia per "atti contrari alla pubblica decenza" ma anche il dubbio che piuttosto che un insulto quelle parole infamanti fossero musica per le orecchie del sedicente "anticristo del rock". In America i sostenitori parlano di Manson come di un difensore della libertà di parola, invocano per lui il primo emendamento; per i critici è invece una pallida riedizione di tanti personaggi molto più scioccanti e genuini di lui prodotti dal mondo del rock, da Alice Cooper a Ozzy Osbourne. Di certo il suo heavy metal aggressivo, il modo urlato di proporre i testi che trattano senza eufemismi di sesso, droga, morte e satanismo, è strettamente legato al consumismo e agli aspetti più deteriori della società capitalistica americana. Una zona oscura in cui si ha spesso paura di guardare. Tanti ragazzi hanno cominciato a riconoscersi in questa maschera bizzarra che nega la forza della protesta e preferisce invece sguazzare nel marcio che trova intorno e dentro di sé, solo per il gusto di ributtarlo in faccia agli ipocriti e ai benpensanti. Si può odiare o amare, si può sorridere o restare indifferenti, ma Manson ha trovato una chiave efficace per esprimersi e non è certo colpa sua se al mondo c´è anche chi arriva a mitizzarlo fino a farne un cattivo modello o un alibi. "Sono l´idiota che non riuscirà a essere se stesso" canta alla fine di "Irresponsible Hate Anthem". E se fosse proprio questa la sua ricerca e insieme la sua più sincera ammissione di colpa?» (Carlo Moretti, "la Repubblica" 21/5/2003).