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 2002  marzo 05 Martedì calendario

MARAINI Fosco Firenze 15 novembre 1912, Firenze 8 giugno 2004. Scrittore. Orientalista. Fotografo. «Un irregolare nato, e da noi gli irregolari non hanno avuto mai partita facile

MARAINI Fosco Firenze 15 novembre 1912, Firenze 8 giugno 2004. Scrittore. Orientalista. Fotografo. «Un irregolare nato, e da noi gli irregolari non hanno avuto mai partita facile. Orientalista d’eccellenza (il suo Segreto Tibet è considerato un classico nel mondo intero), nondimeno è stato, è un grandissimo fotografo, un impavido scalatore e viaggiatore, un docente di letteratura giapponese, un ottimo narratore (il suo Case, amori, universi pubblicato da Mondadori ha perso per un pelo lo Strega), eccetera eccetera» (Franco Marcoaldi, ”la Repubblica” 15/11/2002). «Pochi come quest’uomo meritano l’appellativo di viaggiatore. E pochi, in Italia almeno, hanno saputo raccontare con una prosa asciutta e diaristica i popoli, le culture, i luoghi che hanno conosciuto. [...] Un fotografo molto suggestivo, e uno scrittore a suo modo raffinato. ”Tecnica ed estetica sono le cose che mi interessano. [...] A parte che si può raccontare con le immagini, oltre che con le parole, direi che le due cose sono nate in me quasi contemporaneamente. Una zia inglese mi regalò per il mio quindicesimo compleanno una Browning Kodak e con quella cominciai a fotografare e subito dopo a scrivere. [...] Metà della famiglia era inglese, a cominciare da mia madre. [...] Da bambino la lettura di Three years in Tibet. Era uno stranissimo libro di un monaco giapponese che poi conobbi a Tokio quando era già vecchissimo. Parlava un tibetano perfetto e il suo racconto mi aveva fatto sognare. [...] L’atlante che consultavo era l’estensione della mia mente, del mio sguardo, della mia giovane memoria. [...] Mio padre era refrattario a qualunque spostamento. Ricordo che diceva: ’Non capisco perché tutto il mondo viene a Firenze per la sua bellezza e tu Fosco te ne vuoi andare’. [...] Da buon pragmatico credo nell’esperienza diretta. Un viaggio è tale solo se si fa veramente” [...] stato a lungo in Giappone. Vi arrivò quando da noi c’era stabile il fascismo. ”Partii nel 1938, era novembre, il mese in cui l’Italia promulgò le leggi razziali. Il regime non lo tolleravo, ma andai in Giappone per studio”. [...] Fu messo in un campo di concentramento con tutta la sua famiglia. [...] ”Non aderii alla Repubblica di Salò e questo ci rese invisi al governo giapponese, alleato di Mussolini. Improvvisamente ero diventato un traditore”. Gli manca una parte del dito mignolo. [...] ”Lo tagliai con un’accetta. Gettandolo in faccia ai sorveglianti del campo. Fu un gesto sprezzante, una risposta alle vessazioni, alle umiliazioni che il campo nei suoi rappresentanti ci faceva passare. Mi separavo di una parte di me, con dolore, ma fu il solo modo di ribadire con una scelta così radicale che ero e restavo, malgrado tutto, un uomo libero”» (Antonio Gnoli, ”la Repubblica” 5/10/2003).