Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 05 Martedì calendario

MARCHI

MARCHI Wanna Castelguelfo d’Imola (Bologna) 2 settembre 1942. «’Spogliatevi nudi e guardatevi davanti allo specchio. Fate veramente schifo!”. Oppure: ”Signore mie, perché un uomo deve ritornare sotto il suo tetto, se lo aspetta una donna sformata, spettinata, ciabattona? Volete restare lì come balenottere a piangere sulle corna che vi mette?”. Wanna Marchi parlava così. Anzi urlava. Perché il suo stile era quello di convincere gli italiani a comprare i prodotti più assurdi sempre qualche decibel oltre la norma. E ci riusciva parecchio bene. In oltre trent’anni di militanza ha guadagnato un sacco di quattrini, diventando la regina pioniera delle televendite, la madre di tutti i piazzisti ciarlatani. [...] Di denunce, di galere, di perquisizioni, Wanna ne ha collezionate decine. E si è sempre rimessa in piedi. Ai tempi d’oro, esibiva una maglietta ”Wanna Marchi, anche storta è la più dritt”». Certa d’avere nel sangue quella tempra popolana - un po’ alla Bertoldo del Croce - che ha sempre fatto della fame e dell’astuzia una virtù. E che ha sempre volto in vittoria, le sconfitte. nata in campagna. Da contadini poverissimi. A Natale le regalavano qualche mandarino. A quindici anni andò a fare la cameriera a Milano, nella casa di Vergottini, il parrucchiere delle dive. A forza di vedere tinte, lozioni, unguenti, e di donne che si lasciavano fare di tutto in testa e poi uscivano col sorriso soddisfatto sulle labbra, si convinse che poteva provarci. Prima fece un po’ di apprendistato presso un’estetista. Poi affittò un garage per 18 mila lire il mese e costruì un impero fondato sui cosmetici e sulla credulità italiana. Con l’aiutino, ovviamente, della tv. [...] veracemente cicciottella, colorata, urlante, usò gli schermi di Rete A. Smerciava alghe dimagranti, creme scioglipancia, pomate per seni rassodati, cuscini per sconfiggere l’insonnia. Eccetera, eccetera. Sarebbe bastato sentire i nomi di quei prodotti ”magici” per subodorare la beffa. Invece no, tutti si precipitavano a tele-comprare. Convinti dalla sua voce emiliana, perfidamente sincera nel mettere a nudo difetti, paure, civetterie. L’etnomusicologo Roberto Leydi, che registrò ore del suo eloquio, fin da quando si esibiva solo in radio locali, scoprì che gli strilli di Wanna erano simili a quelli dei ciurmadori che hanno venduto di tutto, per secoli, sulle piazze d’Europa. Vittorio Sgarbi la paragonò ai monologhi di Dario Fo e Carmelo Bene. Beniamino Placido scrisse una sua apologia, convincente quanto quella di Platone per il Socrate condannato alla cicuta (in fondo era anche quella un’erbetta magica e malefica). Da vera icona del kitsch è tracimata ovunque in tv. Anche in quella seria. ”Maurizio Costanzo”. ”Linea diretta”. ”Lupo Solitario”, trasmissione cult di Antonio Ricci; e, ironia della sorte, ora, è finita sul banco degli imputati per un’altra trasmissione di Ricci, altrettanto cult, ”Striscia la notizia”. A ”Fantastico”, nell’edizione ”88-’89 dimostrò di saper vendere i biglietti della Lotteria di Capodanno; fece cioè da testimonial al Ministero delle Finanze, che poi le dava la caccia per evasioni fiscali e truffette. Nell’86 ha pubblicato l’autobiografia Signori Miei; che poi, ovviamente, televendeva. Nel 2003, Le mie prigioni, diario vergato a quattro mani, con la figlia, Stefania Nobile, l’altra Silvio Pellico di questa saga italiana. Nell’89 ha inciso un disco Rap, con il suo urlo di battaglia ”D’accordooooo”. Nel ”90 ha partecipato ai ”Promessi Sposi” satirici di Lopez-Marchesini-Solenghi, dove spacciava alghe miracolose per sconfiggere la peste milanese, prestandosi all’autoparodia, perché in fondo, nella sua vita spericolata, complice quest’Italia che la circonda, è sempre difficile discernere la verità dalla bufala. Wanna Marchi ha fatto solo la quinta elementare. ”E alloraaaaa?”. E allora chi se ne frega, tanto aveva la cultura della vita e degli affari innata. stata sposata. Andò all’altare nel 1961, e la suocera, un angioletto come tante suocere italiche, le bisbigliò: ”Madonna quanto sei brutta, come hai potuto sposare mio figlio?”. S’è ritrovata tradita. ”Porterò queste corna come una corona”, giurò, e utilizzò questa sensibilità per convincere schiere di altre tele-italiane, cornificate come lei, ma meno fortunate di lei, a comprare prodotti di bellezza. Ha partorito due figli, Stefania, sempre abbronzata fino alle gengive, che l’ha seguita nella buona e nella cattiva sorte; e Maurizio, che all’inizio si vedeva nei panni di tele-modello in appoggio a tele-prodotti. Poi scelse altre strade. Wanna Marchi è scivolata in tanti guai, faccende poco limpide, denunce per truffe e danni per intimidazioni. E l’ha sempre scampata. Nel ”90 finì in carcere e poi agli arresti domiciliari. Gridò al complotto. Ma non era una novità, lo fanno tutti quelli che hanno un magistrato alle calcagna. Dopo i prodotti scioglipancia è risorta con le previsioni sui numeri del Lotto e le fatture dell’improbabile mago extracomunitario Do Nascimiento. Continuava a vendere sogni a gente che voleva acquistarli (e nell’Italia che firma in tv contratti d’ogni genere i gonzi non mancano). E continuava a fregarsene di regole, lacci e lacciuoli. L’importante era fare soldi in qualche modo, promettendo di farne anche agli altri. Ma è incappata in nuove denunce. E nell’inchiesta smascherante di ”Striscia la notizia”. Una che alla tv doveva tutto, per nemesi, non poteva che finire per colpa della tv» (Bruno Ventavoli, ”La Stampa” 10/3/2006). «Una vita di promesse in tv, raffiche di slogan e progammi-vetrina per miracoli chiusi in barattoli. Sciogli-pancia e numeri vincenti, creme per il corpo e misteri dell’occulto. Anni di successi e giorni bui, fallimenti, persino il pozzo degli arresti domiciliari. Vanna urlava ”D’accordoooo?’ fissando la telecamera. Ora ascolta la figlia Stefania, star delle televendite come lei – indagata come lei – accusare i giornalisti mentre la Finanza cerca indizi in ogni angolo del suo mondo. Vanna Marchi sbarca in tv negli anni Ottanta e dal video non scompare più. Una cavalcata attraverso ore di dirette e guai con la giustizia che sembra non finire mai. Proprio negli anni ’80, il Comitato difesa consumatori di Milano presenta un esposto su un prodotto per la ricrescita dei capelli. Dentro c’era una sostanza vietata dal ministero della Sanità. Nell’87 il Giurì dell’istituto di autodisciplina pubblicitaria s’interessa allo ”scioglipancia Vanna Marchi”, giudicando non accettabile una pubblicità in cui si affermava che ”con sole 200 mila lire la vostra grassa pancia diventerà snella pancia in 30 giorni’. Tre anni dopo, il periodo più nero. Il tribunale di Bologna dichiara il fallimento di una delle sue società e pochi mesi più tardi arriva l’arresto per bancarotta fraudolenta. Nove giorni dopo la concessione degli arresti domiciliari nella sua villa nella bassa collina bolognese, le viene concessa la possibilità di registrare trasmissioni. Ma Vanna dribbla le regole, in uno spot si dichiara innocente, parla del carcere, ”del cuore che batte nel petto di chi sa fare solo del male’, e il giudice revoca il provvedimento oscurandola. A giugno torna in libertà. E in tv. Come prima, più di prima. Scoprendo nuovi confini oltre i cosmetici, verso l’occulto, iniziando la collaborazione col mago Nascimento. Storia di oggi. La denuncia di Striscia e la perquisizione della Finanza. Che trascina Vanna Marchi dentro una nuova disavventura e riaccende luci e attenzioni sul mondo scivoloso della magia in Italia» (Gianluca Monastra, ”la Repubblica” 12/12/2001). «Dalle alghe per dimagrire, al fango di accuse pesantissime: associazione per delinquere, truffa, estorsione. Ieri mattina, la parabola di Vanna Marchi, alfa e omega della vendita televisiva, ex ”urlatrice star’ del tubo catodico, ha toccato il suo punto più basso. Dopo una settimana di bombardamenti quotidiani da parte di Striscia la notizia, i guastatori del nucleo provinciale della Guardia di finanza hanno fatto irruzione nelle sedi milanesi della Asciè e della Anedene, le due società della tele piazzista. Nelle stesse ore sono stati perquisiti anche altri suoi uffici sparsi in tutta Italia, da Como a Bologna, da Firenze a Vercelli. Durante il blitz, gli uomini in divisa hanno consegnato tre avvisi di garanzia firmati dal pm Luca Villa, alla signora Vanna, a sua figlia Stefania Nobile e al mago brasiliano Mario Do Nascimento Pachecho. Tutto merito – o colpa, dipende dai punti di vista – della signora Fosca Marcon, di Solaro (Milano). Che dopo essere caduta nella trappola alchemicomediatica ordita dalla signora Vanna e dai suoi complici, invece di chiamare i carabinieri ha telefonato al Gabibbo. La mossa è stata vincente. L’inchiesta tv nata dalla sua denuncia ha smascherato un sistema che forse molti già sospettavano ma che mai era arrivato, in maniera così clamorosa, a conoscenza del pubblico. Il mago Mario, nel corso di estenuanti dirette non stop sulle tv locali (si serviva di un satellite che gli permetteva di ”illuminare’ più regioni contemporaneamente) pescava ”i polli’ ai quali garantiva – al costo di 300 mila lire (155 euro) – vincite al lotto. Loro pagavano ma i terni non arrivavano mai e quando chiamavano per protestare, il mago Mario spiegava, pazientemente, che se i numeri non erano usciti era solo perché qualcuno aveva fatto loro un maleficio. Ma che avrebbe provveduto lui stesso a ”bonificarli’, per un paio di milioni. Gli aspiranti miliardari si vedevano allora recapitare a casa un pacchetto con tutti i più frusti luoghi comuni della magia. Candele, pupazzetti, spilloni. E poi una bustina di sale (a volte rimpiazzata da un sasso magico) con un sobrio libretto di istruzioni per ”il Rituale’. Ultimo atto: sciogliere il sale dentro mezzo bicchiere d’acqua (operazione chimicamente impossibile) oppure quello di bruciare il sasso magico (che però era ignifugo). ”Se l’esperimento fallisce – avvertiva il mago – allora il malocchio è proprio grosso e le porterà nefandezze’. Niente paura, però, perché Mario Do Nascimento Pachecho aveva già pronto il nuovo kit antimalocchio, poco più costoso ma molto più potente. E così via. Una catena truffaldina nei cui anelli un’imprenditrice di Treviso ha lasciato qualcosa come 800 milioni di lire (414 mila euro). Non sempre le vittime pagavano volentieri: in quel caso arrivavano le minacce, sempre d’impronta magica: se non tiravano fuori i soldi, sarebbero piovute maledizioni, iatture e misteriose insonnie perenni. In questo modo il giro d’affari era da multinazionale, anche se ancora non ci sono dati certi: un’altra inchiesta sull’Asciè avviata tre anni fa dal sostituto procuratore milanese Luigi Orsi ha dimostrato come l’unica cosa nera, nella magia del trio, erano i conti correnti. Aperti e subito nascosti in banche all’estero. Sui quali i creduloni pescati nelle tv locali depositavano i loro oboli. Nei giorni scorsi, mentre continuavano ad andare in onda le immagini della truffa, i finanzieri avevano intercettato un paio di galoppini utilizzati dalla Marchi e dalla sua organizzazione per consegnare i kit e ritirare i soldi. Le dichiarazioni degli addetti hanno spianato la strada all’operazione di ieri, nel corso della quale i militari hanno sequestrato, oltre all’intera contabilità dell’Asciè, anche ”una quantità incredibile di sale’. ”Volete un commento? – chiedeva ieri Stefania Nobile, figlia di Vanna, ai cronisti che l’avevano trovata nella sua casa vicino Bologna – Eccovela: sono d’accordo con la taglia che hanno messo i Talebani sui giornalisti’. Pochi minuti dopo, dal cielo, un elicottero di Striscia la notizia, lanciava un tapiro di sale nella villa della famiglia Marchi» (Marco Mensurati, ”la Repubblica” 12/12/2001). Vedi anche: Cesare Fiumi, ”Sette” n. 18/2000;