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 2002  marzo 05 Martedì calendario

MARRAZZO

MARRAZZO Piero Roma 29 luglio 1958. Giornalista. Politico. Figlio del celebre giornalista Rai Gio’ Marrazzo, fu inviato di cronaca del Tg2, poi responsabile della testata regionale Toscana, quindi conduttore di alcune trasmissioni tra le quali ”Mi manda Rai3”. Nel novembre del 2004 accettò di candidarsi alla carica di presidente della regione Lazio, governata da Francesco Storace: sostenuto da una coalizione di centro-sinistra, vinse le elezioni dell’aprile del 2005 con il 50.7% dei voti. Si autosospese il 24 ottobre 2009 in seguito alla mancata denuncia di quattro carabinieri che lo avevano ricattato con un video che lo ritraeva insieme ad un trans (dimissioni il 27 ottobre 2009, vedi SIMEONE Luciano, CAFASSO Gian Guerino, BRENDA, TESTINI Nicola, SERDOZ Roberta) • «Mi manda RaiTre, la trasmissione che lo ha lanciato. Lì il consumatore truffato iniziava ad accusare. L’autore dell’inghippo provava a difendersi. E lui, Marrazzo, interveniva, dando manforte all’accusatore. Trascinando emotivamente i telespettatori. E catturando la simpatia del pubblico. [...] Bonomia napoletana ereditata dal padre, Giò Marrazzo, coraggiosissimo giornalista della Rai più bella, quella post-riforma della fine degli Anni Settanta. E come il papà che era socialista, Piero Marrazzo da giovane è stato iscritto alla Fgsi, la più libertaria delle federazioni giovanili. [...] oltre a ”piacere molto alle donne”, come sostiene Klaus Davi, è anche un piacione.[...] si è superato in un’intervista ad ”Europa”, il quotidiano della Margherita. La giornalista gli ha chiesto: cattolico? E lui ha risposto: ”Mi potrei definire un riformista cattolico di formazione socialista”, una risposta che può ricordare certi film del dopoguerra col personaggio che sfoderava la tessera della Dc, quella del Pci e quella del Psi. [...]» (’La Stampa” 28/11/2004). «Di una cosa va particolarmente fiero: aver trasformato Mi manda Raitre da programma in difesa dei consumatori a programma in difesa dei cittadini.[...] ”Faccio degli esempi. Abbiamo indagato sullo scandalo di ”concorsopoli’ scoprendo, grazie ad alcune denunce, che oggi non basta più la raccomandazione per ottenere un posto che non si merita, ma occorre anche che gli esaminatori diano punteggi particolarmente bassi a chi è bravo, per favorire chi non lo è. Abbiamo fatto esaminare l’elaborato di un concorrente escluso da una graduatoria. Era senza errori, perfetto o quasi perfetto. Eppure a lui era stato negato il diritto di ottenere il posto”. [...] La difficoltà maggiore? ”Controllare la veridicità di quanto viene denunciato. Un errore, e la credibilità di Mi manda Raitre andrebbe in crisi. E la credibilità per noi è tutto, anche se a volte, è difficile accedere a dati e notizie quando si toccano interessi forti e consolidati”» (Simonetta Robiony, ”La Stampa” 6/6/2001). «[...] comunista non è stato mai. Socialista, piuttosto. ”Socialista riformista”, ha detto lui stesso, poi con malizia Bobo Craxi ha aggiunto: ”Aderiva al Psi di Craxi in maniera piena incondizionata e non priva di coerenti e legittimi vantaggi sul piano professionale”. In Rai, sottinteso. Al Tg2, per la precisione. Quello socialista degli anni 80. A Mixer con Minoli. Primo servizio un dirottamento aereo, ultimo successo Mi manda RaiTre come successore di Lubrano, un ruolo da difensore civico televisivo che è stato il suo scivolo verso la politica. Marrazzo è entrato in Rai nel 1985 in morte del padre, come l’azienda usava fare allora. Giò Marrazzo, Giuseppe, napoletano, è stato uno dei più grandi giornalisti d’inchiesta del suo tempo. Ha scritto di mafia di servizi segreti di camorra di trame oscure, gli hanno bruciato la macchina cinque volte, ”la mafia lo voleva morto”, ha confermato Giovanni Brusca. morto per un tumore, invece, poco dopo aver pubblicato il libro sulla Vita segreta di Don Raffele Cutolo. In Rai si sentiva un "deplorato speciale". Zatterin direttore del Tg2 lo controllava a vista. Un suo servizio sulla mafia saltò in extremis per le proteste del capoufficio stampa della Dc che lo accusava di faziosità. Il capo ufficio stampa dc era allora Clemente Mastella, [...] leader del partito – l’Udeur - che più di tutti nella coalizione ha contestato la candidatura di Marrazzo junior alla presidenza del Lazio. Anche il nonno materno [...], Eugenio Spina, era giornalista per un quotidiano italoamericano. Anche sua madre Gina ha lavorato al ”Progresso” degli italiani d’America. Piero aveva una laurea in legge, tesi in diritto penale con 110 e lode. ”Non pensavo di fare il giornalista. Un giorno si presentarono a casa mia Agnes e Zavoli, dissero che erano pronti ad accogliere il figlio di Giò. Ebbi qualche perplessità, poi accettai la sfida”. Gli è andata così diverse volte nella vita. Non pensava a candidarsi. [...] Veltroni, che alla Rai guarda sempre con attenzione affettuosa (le biografie parallele a volte spiegano più della politica: anche suo padre lavorava in Rai, anche suo padre l’ha lasciato orfano) ha detto: Marrazzo. Lui stava lì tranquillo in campagna, a Riano flaminio [...]. Così quando Veltroni ha chiamato ha detto ”mi paracadutate dietro le linee nemiche”, e si è messo in moto. ”Sono egocentrico, faccio molte cose insieme e di solito mi fido del prossimo”, dice se gli chiedi i suoi difetti. Ha girato attorno al pasticcio delle firme della Mussolini con prudenza e maestria, tenendosi fuori. Ha indicato il grand commis romano Raffaele Ranucci come suo assessore alle attività produttive. Ha promesso di eliminare il ticket sui farmaci. La gente che lo ha conosciuto in tv gli crede. Gli altri anche, evidentemente, pensando soprattutto che Storace no, Storace basta» (Concita De Gregorio, ”la Repubblica” 5/4/2005). «[...] La vittoria di Marrazzo, giunta alla fine di una lunga rimonta, rimane per molti versi sorprendente. [...] Storace appariva imbattibile. Fiutando l’aria di disaffezione verso la maggioranza, aveva impostato una campagna elettorale molto personalizzata, con una sua lista civica, per smarcarsi dai partiti di governo. Era partito con grande lena e visibilità, tapezzando i muri della città con il suo volto. Il centro sinistra, invece, aveva faticato a mettersi d’accordo su un candidato capace di insidiare Storace. Cadute le candidature di Giovanna Melandri, Enrico Gasbarra e Nicola Zingaretti, da poco eletto all’europarlamento, la scelta era caduta su Marrazzo, un giornalista senza esperienza elettorale, ma che secondo Walter Veltroni e Francesco Rutelli - suoi grandi sponsor - aveva la notorietà necessaria per raccogliere su di sé consensi da un vasto schieramento. In verità, spiegano le persone che hanno più lavorato per questa candidatura - a cominciare appunto da Veltroni e Rutelli [...] - Marrazzo ha sempre covato una vocazione alla politica sin dai tempi quando, ancora ragazzo, frequentava assiduamente la Federazione giovanile socialista. La morte di suo padre, Giò Marrazzo, grande cronista della Rai, celebre anche per le sue interviste ai capi mafiosi, mise fine temporaneamente alle sue aspirazioni politiche. Piero Marrazzo decise di seguire le orme di suo padre e venne assunto alla Rai nel 1985. stato cronista, inviato di guerra, conduttore del Tg2. Dopo una serie di incarichi speciali è diventato autore e conduttore di Mi manda RaiTre, il popolare programma in difesa dei consumatori. Ma intanto ha continuato a covare ambizioni politiche, che hanno finito per attirare l’attenzione di Veltroni. All’inizio, la scelta di lanciare Marrazzo apparve incauta. I primi sondaggi erano deludenti. La campagna non decollava e il divario con Storace continuava a crescere, fino ad arrivare al 15-20 per cento. Ma invece di rassegnarsi alla sconfitta, la coalizione che lo sosteneva non si è persa d’animo. Veltroni in particolare decise di mettere in campo uomini e risorse. E fece tornare a Roma Nicola Zingaretti, neoeletto all’europarlamento, per coordinare la campagna. I risultati di questo sforzo organizzativo si sono visti quasi subito. Marrazzo ha cominciato una lenta ma inesorabile rimonta su Storace. La candidatura di Alessandra Mussolini ha tolto altro vento dalle vele del governatore, spianando la strada al candidato di centro sinistra [...]» (Andrea Di Robilant, ”La Stampa” 5/4/2005).