Varie, 5 marzo 2002
Tags : Wynton Marsalis
MARSALIS Wynton New Orleans (Stati Uniti) 18 ottobre 1961. Trombettista • «Trombettista numero uno d´America dopo la morte di Miles Davis, 7 milioni di dischi venduti, nove Grammy Award e un premio Pulitzer per la musica guadagnato con Blood on the fields del 1997
MARSALIS Wynton New Orleans (Stati Uniti) 18 ottobre 1961. Trombettista • «Trombettista numero uno d´America dopo la morte di Miles Davis, 7 milioni di dischi venduti, nove Grammy Award e un premio Pulitzer per la musica guadagnato con Blood on the fields del 1997. [...] Il labbro superiore incallito dal contatto con lo strumento. [...] Rampollo di una blasonata famiglia musicale di New Orleans (il padre è il pianista Ellis, il fratello maggiore il sassofonista Branford, i fratelli minori Delfeayo e Jason), Wynton vive a New York ed è il direttore dell’organizzazione ”Jazz At Lincoln Center”. [...] ”Oggi è tutto più complicato. Allora non c´era il cd, non c´era Internet, non c´era la cyber music e non c´era questa enorme proliferazione di musica che c´è adesso. E soprattutto non c´erano i video. Oggi senza il corredo visuale la musica stenta a farsi conoscere. [...] I musicisti che vogliono suonare avranno sempre il loro spazio. Ci sono grandi artisti in tutto il mondo, talenti straordinari che non sono disposti a scendere a compromessi. Anche in Italia. [...] Hanno fatto miliardi anche con Beethoven, ma a quanto pare la lezione non è bastata. Oggi ogni cosa è ridotta a un prodotto. Non ci si può certo aspettare alcuna forma di moralità dalle case discografiche. L’integrità artistica è una scelta individuale. [...] Fin dall´inizio ho sempre fatto solo quel che volevo. Non ho mai offerto un minimo margine di contrattazione. La mia posizione, già a 18 anni, era chiarissima: ”Sono un trombettista jazz, non voglio diventare una pop star. O mi prendete a queste condizioni o non se ne fa niente. [...] Le mie priorità sono artistiche, non commerciali. Non biasimo chi mischia jazz e pop, ma io sono di un´altra razza, tutto qui. Il mio atteggiamento nei confronti della musica è univoco e non negoziabile. E´ un problema di libertà. Negoziereste le vostre libertà individuali? Certamente no. A costo di guadagnare meno. [...] Sognavo di diventare un campione di basket. Poi un farmacista. Infine, uno scienziato, un biologo. Poi cominciai ad ascoltare i dischi di Coltrane, Clifford Brown, Freddie Hubbard, Miles Davis e a quel punto l´amore per il jazz divenne immenso. Ma a all´epoca nessuno dei miei coetanei voleva suonare jazz, tutti erano infatuati della fusion. Così diventai una specie di missionario che cercava di riconvertire i musicisti al jazz puro. Grazie a mio padre, avevo conosciuto tutti i grandi che avevano transitato per New Orleans: Clark Terry, Sonny Stitt, Blue Mitchell, Roy Eldridge. Qualche volta avevo suonato con loro, ed ero cresciuto suonando Corelli nella mia chiesa. Come potevo tradire questi principi? [...] Sono un fanatico di Puccini e Verdi. [...] Io sono cresciuto in mezzo ai musicisti e ne ho visti molti nei pasticci. Forse per questo fin dall´inizio ho giurato a me stesso che non sarei finito in quell´inferno che anche mio padre ha visto da vicino. Certo le tentazioni mi sono passate quotidianamente sotto il naso» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 9/3/2004). «Forse qualcuno, esagerando, è pronto a giurare che Wynton Marsalis sia la reincarnazione di Louis Armstrong: tutt’e due trombettisti, nati nella ”Città del jazz” New Orleans, baciati dal successo e da un’universale popolarità. [...] Sa ancora infiammare le jam session notturne ed è capace di scrivere complesse composizioni nelle quali lascia trasparire tutto l’itinerario compiuto fino a oggi dal jazz» (Claudio Sessa, ”Corriere della Sera” 20/2/2001).