varie, 5 marzo 2002
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Martin Ricky
• (Enrique Martin Morales) San Juan (Portorico) 24 dicembre 1971. Cantante • «Il portoricano [...] più famoso del mondo [...] Ha iniziato piccolissimo (a sei anni con la pubblicità) e non si è fermato mai neanche quando si è trattato di far fuori (metaforicamente) due concorrenti eccellenti come Gloria Estefan e Placido Domingo per l’inno ufficiale di Francia ”98 [...] ”l’Eros Ramazzotti dell’America latina” [...] A sei anni mamma Nereida affida il suo bimbo dai riccioli d’oro alla pubblicità. Lui, allievo diligente di una solida scuola cattolica, già punta più in alto: sogna di entrare a far parte del celeberrimo gruppo dei Menudo, nato nel 1997: ragazzini portoricani che girano il mondo con balletti e canzoncine. Si scalda i muscoli per tre anni poi, quando un altro Ricky (Melendez) esce dal gruppo, Martin viene accettato. il 10 luglio 1984. Esattamente cinque anni dopo anche Martin se ne va (’Cinque anni di pura adrenalina, in cui non c’era il tempo per andare al cinema, a ballare, a spasso con le ragazze. Non c’era neanche il tempo per andare a scuola. Era come un collegio, avevamo un professore al seguito. Ho sacrificato la mia gioventù sull’altare del successo, ma non mi pento: ho imparato cosa significa essere disciplinati”). la volta della tv. Quella messicana gli affida un ruolo nella telenovela Alcanzar una estrella II, di cui, visto il talento, canta anche la sigla. La musica chiama e Ricky (insieme ad alcuni colleghi della telenovela) forma i Muñecos del Papel (I bambolotti di carta), con cui conquista le adolescenti messicane. Dal 1991 inizia il vero conto alla rovescia, destinazione successo. Al primo album, Ricky Martin (in copertina il suo faccino con i capelli rigorosamente lunghi e scompigliati) segue Me amaras e la parte di Miguel, ex popstar di Portorico (guarda un po’), nella soap opera americana General Hospital. Broadway lo vuole per il ruolo di Mario nel musical tratto dai Miserabili di Victor Hugo. Il terzo album, A medio vivir, col tormentone Maria (’Un, dos, tres...”) arriva anche in Europa, dove liriche come Fuego de noche, Nieve de dia (’Tu loca mania / Has sido mia / Dolce ironia”) colpiscono al cuore un pubblico già in preda alla febbre latino-americana. [...]» (Stefania Ulivi, ”Sette” n. 26/1998) • «Quando ero un ragazzino ed ho cominciato a cantare, detestavo la musica latina: la ascoltavano solo gli strati più disagiati della popolazione. Ricordo che mia madre mia diceva: non morirò prima che tu ti sia lasciato conquistare dalla nostra cultura. Aveva ragione [...] Non mi sono mai sentito discriminato. Anche in posti dove mi consideravano quasi un nero, bastava che cantassi qualche canzone latina e la gente impazziva. [...] Penso in grande: non mi va di essere mediocre. Quando sei famoso, sono tutti pronti a spararti addosso» (Paola Zonca, "la Repubblica" 1/6/2003) • «Sono un workaholic, lo ammetto. Come dice il proverbio, il gallo canta in tutti i pollai [...] Ho bisogno della folla, sono un drogato del palco». A Sanremo per il festival già all’età di 13-14 anni con il gruppo dei Menudo: «C’era una signora che diceva: poverino questo ragazzo, viaggia senza la sua mamma». «Sono il primo cantante che sia riuscito a far ballare un presidente (George W. Bush, ndr) e il giorno dopo ero su tutti i giornali. Una bella promozione» (’La Stampa”, 4/3/2001).