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 2002  marzo 05 Martedì calendario

Martini Carlo

• Maria Torino 15 febbraio 1927. Cardinale. Entrò a 17 anni nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote nel ”52, emise la solenne professione religiosa il 2 febbraio 1962. Laureato in teologia e in Sacra Scrittura, gli venne assegnata la cattedra di critica testuale al Pontificio Istituto Biblico di Roma del quale sette anni dopo divenne rettore. Il 18 luglio 1978, Paolo VI lo elesse rettore della Gregoriana. A sorpresa, il 29 dicembre 1979, Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Milano. Il 10 febbraio, Martini fece il suo ingresso a Milano, andando a piedi dal Castello Sforzesco al Duomo. Ricevette la porpora cardinalizia il 2 febbraio 1983. stato presidente dei vescovi europei dal 1986 al ”93 • «[...] è, in realtà, l’opposto di un progressista [...] Qualche esempio. Nei primi anni Ottanta si diceva che Wojtyla era un papa anticomunista, e Martini un vescovo sbilanciato a sinistra. Ma nel 1984, esprimendosi alla Radio Vaticana sulla teologia della liberazione, Martini ha detto che ”una lettura cosiddetta marxista delle Scritture risulta un vicolo cieco e non rende ragione né alla critica storica e letteraria né all’intelligenza della fede”. Sempre in quegli anni - contrassegnati da duri scontri sull’aborto - molti hanno accusato Martini di non denunciare con sufficiente energia le violazioni al diritto alla vita. Ma l’arcivescovo di Milano, nel discorso di Sant’Ambrogio del 1981, fu molto deciso: ”I problemi relativi alla maternità e ai bambini cui si è rifiutato il diritto di nascere permangono in tutta la loro gravità e la pratica abortiva si erge come inquietante segno di morte nella nostra società”; definendo poi ”mostruosa” l’eutanasia. E quando il pretore di Legnano, nello stesso 1981, condannò tre parroci che avevano affisso alla porta della chiesa dei manifesti che dicevano ”Sì alla vita, no all’aborto”, Martini intervenne in difesa dei tre sacerdoti, precisando che avevano ”agito in piena consonanza” con le sue direttive, e che ”avrebbero tradito il vangelo se avessero taciuto”. Ancora: si è detto che Martini sarebbe disponibile a rivedere le norme sul celibato dei sacerdoti, ma nel 1991, incontrando i seminaristi, disse che ”Satana tenta volentieri sulla sessualità”, e che ”il tentatore si esprime per confonderci sul celibato”, crticiando l’idea ”sottile delicata e persuasiva” che si riferisce ”al bisogno di una compagna per maturare e per essere custoditi”. Sull’Islam, poi, molti hanno contrapposto le ”chiusure” dell’arcivescovo di Bologna, cardinale Giacomo Biffi - che ha messo in guardia sulla difficile integrabilità degli islamici della nostra società -, alle ”aperture” di Martini. Ma quest’ultimo, in un suo discorso del 1990, aveva detto praticamente le stesse cose: gli immigrati musulmani devono ”accettare le nostre leggi e gli usi fondamentali”, e sbagliano quei parroci che ai non cristiani ”offrono indiscriminatamente spazi di preghiera o addirittura luoghi di culto senza avere prima ponderato che cosa significhi questo per un corretto rapporto interreligioso” [...]» (Michele Brambilla, ”Sette” n. 5/2002). «Conosce a fondo molte lingue tra cui il francese, l’inglese, il portoghese, il tedesco e anche l’ebraico, l’aramaico e il copto. Ha studiato al Sociale, il collegio dei gesuiti, e a diciassette anni ha deciso di entrare nella Compagnia di Gesù. Ha fatto pellegrinaggi e lunghi ritiri spirituali nei monasteri di tutto il mondo. E’ un appassionato di montagna: ”La fede è come una scalata in parete, ci sono momenti in cui si è presi dalle vertigini” […] ”Mi sveglio verso le sei e prego. Poi c’è la messa. Intorno alle otto e mezza comincio le udienze, la prima di solito è con il vicario generale con il quale affronto e discuto i problemi di attualità […] Non amo lavorare dopo mezzanotte. Quando posso vado una mezza mattinata in montagna. Parto magari verso le cinque e mezza, lascio la macchina vicino a un sentiero e cammino per un paio d’ore in modo da essere di ritorno per mezzogiorno. una cosa che vorrei fare ogni settimana, ma non è sempre possibile» (Alain Elkann, ”Capital” gennaio 1995).