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 2002  marzo 05 Martedì calendario

MARTINO

MARTINO Antonio Messina 22 dicembre 1942. Politico. Laureato in giurisprudenza, deputato dal 1994 (Forza Italia, Pdl). Ministro degli Esteri nel Berlusconi I, della Difesa nel Berlusconi II e III • «’Sono decenni che siamo accusati di slittare a destra. Mio nonno era repubblicano, mio padre liberale, io sono liberista, mia figlia anarco-capitalista” [...] Se la gode come un matto a fare il provocatore. Ha mandato a memoria più aforismi, aneddoti e giochi di parole lui di quanti elogi e insulti abbiano accumulato Milton Friedman e i suoi amici della scuola monetarista. Gli unici coi quali non ha mai litigato. Inguaribile bastian contrario, un giorno arrivò a dire: ”Sono liberale, liberista, libertario, conservatore, radicale, reazionari, rivoluzionario, antieuropeista ed europeista” [...] ”Credo di non dire niente di scandaloso affermando che la cultura liberale in Italia è molto modesta. logico che i liberali siano sempre stati isolati. Ricordo una volta che prendemmo un aereo Domenico da Empoli, Sergio Ricossa e io. Sergio disse: ”Non lo dobbiamo fare più perché, se per caso casca l’aereo, è finito il liberalismo in Italia’ [...] Dopo il ”68 mi definivo ”un extraparlamentare di centro’ [...] tutti dicono che l’estemismo è una forma di parassitismo mentale. Io credo che sia il contrario. Che sia parassita la moderazione. Chi è il moderato in Italia? Chi fa la media ponderata dell’opinione degli altri per non urtare nessuno. Ma se una cosa è sbagliata va combattuta fino in fondo [...] Tengo molto alle mie idee. Non sono disposto ad accettare compromessi su tutto. Quando Berlusconi mi chiese di entrare nel suo governo come ministro degli Esteri chiamai per un consiglio il mio amico Friedman: cosa devo fare? Mi disse: accetta i compromessi sui dettagli, ma mai sui principi. Io ero contentissimo. Solo che si era dimenticato di dirmi quali erano i dettagli e quali i principi. D’altro canto una delle mie battute preferite è quella di Stendhal: nei partiti quanto più uno è intelligente tanto meno appartiene al partito [...] Non credo di farlo apposta, il bastian contrario. mettiamola così: mi viene naturale essere sempre in disaccordo. Non mi costa alcuna fatica [...] Forse sì, un po’ di compiacimento c’è. Del resto tempo addietro, a Dario Antiseri che traduceva tutti i classici del liberalismo, un amico chiese ”ma perché fai ”ste cose? Oggi siamo i soli a saperlo, così finiranno per accorgersene anche gli altri... Un professore di filosofia del liceo, Italo Trassari, un giorno ci disse: ”Ricordatevi che se avete torto, anche se tutti dovessero darvi ragione, continuerete ad avere torto e se avete ragione, anche se tutti dovessero darvi torto, continuerete ad avere ragione’. Ci ho pensato molto [...] quando i benpensanti mi accusavano di essere un anti europeista per le mie riserve sull’Unione monetaria. Quando mi fecero ministro Prodi disse: hanno mandato agli Esteri l’unico antieuropeista italiano. Mi tenne su una battuta del cardinale Senens: ”Chi accende una luce al buio si aspetti le zanzare’ [...] dissi che i politici sono come i pannolini: vanno cambiati spesso e per la stessa ragione. [...] per la politica non ho simpatia [...] Se tutti la pensassero come me sarebbe un disastro. La politica la farebbero solo i disadattati. I Cirino Pomicino. [...] In politica la dote più importante è la pazienza. Io non ne ho” [...]» (Gian Antonio Stella, ”Sette” n. 21/1998).