Varie, 5 marzo 2002
MATONE Simonetta
MATONE Simonetta Roma 16 giugno 1953. Magistrato. Ex presidente del Tribunale dei minori di Roma. Capo di gabinetto al ministero delle Pari opportunità con Mara Carfagna, nel novembre 2010 si dimise ( fu cacciata?) • «Nel 1979, diventa vicedirettore del carcere delle Murate a Firenze, due settimane dopo l’uccisione del medico della prigione, in un agguato terroristico alla fermata dell’autobus. Alle Murate ci sono i capi di Prima linea, ‘un centinaio di personaggi pericolosissimi’. Poi, il trasferimento a Lecco, ‘in un Tribunale che si occupa di bande criminali, di rapine e di risse fra contadini per il paletto al confine’. Il ritorno a Roma, al Tribunale di sorveglianza di Rebibbia, per scoprire ‘che i veri condannati sono proprio i parenti del detenuto o della detenuta, sono loro a pagare il prezzo più alto’, poi al ministero con Vassalli e infine, da dieci anni, è un magistrato impegnato nel recupero dei minori a rischio e delle loro situazioni disastrate [...] A Rebibbia, alla fine degli anni Ottanta, concedevo i permessi ai detenuti che li chiedevano, ancora prima che la legge lo prevedesse. E mi è andata bene: su 990, mi hanno fregato soltanto in 9. Sono riuscita a far tornare in cella ergastolani e criminali condannati anche a 24 anni. Il mio consulente, in quel periodo, era un uomo straordinario: il cappellano, padre Mario Berni, uno che aveva incominciato nel 1936 a Regina Coeli , il più grande conoscitore dell’animo umano che abbia mai incontrato. Forse non sarà stato un metodo giuridicamente ineccepibile, ma lui non sbagliava mai, aveva visto generazioni di carcerati. Bastava un suo cenno. Quella targa è la mia medaglia più preziosa (un regalo del popolo di Rebibbia ‘a Simonetta, che tante volte ci aprì le porte’) [...] Una donna forte, eppure confessa di soffrire fisicamente, a volte, a causa del suo lavoro. [...] La sua famiglia vera è una famiglia allargata: due figlie da un primo matrimonio, Maddalena e Fiammetta, un maschio, Edoardo, dall’attuale marito, il giornalista Rai Emilio Albertario. Nelle foto sulla scrivania c’è anche il giurista Giuliano Vassalli, ‘una persona unica, un incontro per me decisivo. Lavorai con lui al ministero di Grazia e Giustizia per quattro anni, dal 1987 al 1991, ho conosciuto da vicino la sua sensibilità e la sua umanità, oltre alla sua cultura. Dall’ufficio di via Arenula seguimmo il caso di Serena Cruz, la bambina adottata illegalmente contesa fra le ragioni del diritto e le ragioni del cuore: per difendere i diritti di Serena a restare con i genitori ricevemmo 15 mila telegrammi’. Da quell’incontro, la scelta di diventare un magistrato per i minorenni [...] Ai figli non racconto nulla, mi sembrerebbe di contaminarli con tanti orrori. La storia più terribile? Quella di una madre che sorteggiava i numeri della tombola per stabilire quante frustate, quante bruciature, quante scottature nell’acqua bollente fosse giusto infliggere ai suoi figli. E si andava a decine per volta» (Barbara Palombelli, “Corriere della Sera” 26/11/2001).