5 marzo 2002
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Matranga Cristina
• . Nata a Palermo il 25 ottobre 1953. Politico. « Silvio Berlusconi nel 1994 mi candidò nel collegio Zisa-Uditore, il quartiere in cui viveva Totò Riina. Nella mia segreteria politica trovai ad aspettarmi i capibastone. Erano abituati a farla da padroni. Io li ho cacciati e al loro posto ho chiamato ragazzi senza nessuna esperienza politica e tante speranze. Con loro abbiamo organizzato cinque centri di lettura con migliaia di libri e operatori in grado di spiegare ai giovani concetti elementari come la cultura, la legge e il rispetto per gli altri. All’inizio c’era un muro di ostilità, ora il messaggio è passato. Uno dei ragazzi che lavora per noi militava in una banda di Palermo. Questa è la mia antimafia: eliminare l’ignoranza dalle strade per privare le cosche della manovalanza [...] Le minacce cominciarono subito. Ma il peggio è arrivato con la mia battaglia per il garantismo [...] la solita semplificazione, se sei garantista sei per la mafia. La realtà è più complicata. Quando i mafiosi hanno visto che mi battevo per fare avere gli arresti domiciliari a Bruno Contrada, una battaglia sacrosanta, hanno cominciato a chiedermi di fare campagna per persone che non ne avevano alcun diritto. E ho dovuto dire molti altri no [...] Un giorno ero in auto nel traffico di Palermo. Entra un uomo, chiude le portiere, e mi dice: ora vai a trovare quel detenuto in quel carcere. Io gli rispondo che non lo avrei fatto. Lui prima di scendere mi guarda fisso negli occhi e dice in siciliano: ’Tu fai un lavoro da masculo e da masculo ti tratteremo’. Era solo il primo di una lunga serie. Una volta ho trovato anche una persona dentro casa che mi rivolgeva le stesse richieste e anche lì ho dovuto dire no [...] Grazie a Silvio Berlusconi. Andai a Roma e gli dissi: presidente, se il partito non condivide la mia battaglia, mi faccio da parte. Lui mi scrisse una lettera che conservo ancora: ’Continua la tua lotta appassionata in terra di Sicilia’ [...] Sono stata ingenua. Pensavo si potesse mantenere una posizione equilibrata. Ho dato voce a quella parte di Forza Italia che non voleva attaccare la procura di Palermo. Anche se penso ancora che i magistrati siano stati troppo aggressivi contro Berlusconi e Dell’Utri. La mia posizione era un arricchimento per Forza Italia e allora anche Berlusconi diceva di essere d’accordo [...]» (Marco Lillo, ”L’Espresso” 19/4/2001).