Varie, 5 marzo 2002
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MATTHUS Lothar Erlangen (Germania) 21 marzo 1961. Ex calciatore. Con la Germania vinse il campionato del mondo del 1990 e l’europeo del 1996
MATTHUS Lothar Erlangen (Germania) 21 marzo 1961. Ex calciatore. Con la Germania vinse il campionato del mondo del 1990 e l’europeo del 1996. Con l’Inter vinse lo scudetto 1988/1989 e la coppa Uefa 1990/1991. Pallone d’Oro nel 1990, secondo nel 1991, quarto nel 1989, decimo nel 1999, dodicesimo nel 1987, 17mo nel 1994 • «Un campione di ferro, una forza della natura, un campione prodigioso e un corridore straordinario. [...] A giugno 2000 era ancora in campo con la nazionale tedesca, all’Europeo. [...] Maglia numero 10, ha vinto tutto, in Germania e in Italia, da centrocampista e da libero, con una sola eccezione: la Coppa dei Campioni. Due volte in finale con il Bayern, due volte a un metro dal traguardo, il trofeo gli è scivolato via. Nell’87 a Vienna contro il Porto di Juary; nel ”99 a Barcellona, contro il Manchester United di Alex Ferguson. Per quattro anni, dall’88 al ”92 è stato l’anima dell’Inter e dal suo piede destro partì la punizione che ha regalato ai nerazzurri lo scudetto numero 13. Era domenica 28 maggio ”89: Inter-Napoli 2-1. Nell’agosto ”92, l’Inter lo lasciò partire, perché era arrivato Pancev. [...] ”I quattro anni che ho vissuto in nerazzurro sono stati una grande emozione e continuo ad avere nostalgia di quel tempo, perché ha rappresentato il momento più intenso della mia vita di calciatore. Del mio periodo all’Inter sono rimasti soltanto bei ricordi e vittorie importanti: lo scudetto dei record e la Coppa Uefa non si dimenticano. E non dimentico nemmeno il Pallone d’oro, che ho vinto nel ”90, da campione del mondo. Forse il trofeo al quale sono più legato. [...] La Champions League del 26 maggio ”99, la finale di Barcellona persa contro il Manchester United, quando io ero già stato sostituito e il Bayern era in vantaggio 1-0. Prendere due gol in un minuto dal 46’ al 47’ della ripresa è stata una amarezza infinita. La Coppa dei Campioni mi manca, ma bisogna sempre guardare avanti. [...] Ho imparato a conoscere il mio corpo. Con gli anni mi sono allenato forse meno duramente, ma con maggiore intensità. Anche nei giorni liberi, non mi sono mai fermato: trenta minuti di corsa li ho sempre fatti, perché bisogna non fermarsi mai. In allenamento ho sempre cercato di usare la testa e soprattutto ho fatto di tutto per divertirmi in campo. Ho cercato di cogliere il bello dell’allenamento, trascurando la fatica. In più ho quasi sempre dormito dieci ore per notte. questo che conta. Non ho mai pensato che un giocatore debba rinunciare a bere una birra o un bicchiere di vino. Ma mi hanno aiutato ad allungare la carriera anche i nuovi metodi di allenamento e i consigli dei tecnici con i quali ho lavorato. Tutti, da Derwall a Beckenbauer, da Trapattoni a Hitzfeld, tutti, nessuno escluso, mi hanno regalato consigli preziosi. [...] Germania-Jugoslavia 4-1, 10 giugno ”90, esordio mondiale a San Siro, in quello che era diventato il mio stadio. Segnai due gol e capii che quella Germania sarebbe potuta arrivare fino al titolo mondiale, perché quel successo ci diede una tranquillità enorme”» (Fabio Monti, ”Corriere della Sera” 21/3/2001).