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 2002  marzo 05 Martedì calendario

Mayol Jacques

• Shanghai (Cina) 1 aprile 1927, isola d’Elba 23 dicembre 2001 (suicida). È stato il precursore dell’applicazione delle tecniche yoga nell’immersione profonda in apnea, il suo primo record risale al 1966, quando scese a quota 60 metri alle Bahamas, superando il limite di 59 metri del polinesiano Teteke Williams, ottenuto l’anno prima. Da allora, tranne qualche eccezione e fino al 1976, il record del mondo in assetto libero fu una sfida a due con il siracusano Enzo Maiorca. Nel 1976 fu il primo uomo a superare la barriera dei 100 metri (101) Nel 1983 arivò a 105 metri. «Era un delfino. E quindi simpatico, brillante, naturale, imprevedibile. Aveva i capelli ondulati come quel mare che adorava e, in più,, era bello, con due baffi da gran seduttore. Era giornalista, e regista, e pianista, cacciatore di tesori e, quindi, anche sub. Il primo sub scanzonato: arrivava tardi sul molo con la sua ultima fiamma, tranquillizzava tutti con la erre francese, il sorriso, lo sguardo di quelli in pace con se stessi. Quindi parlava coi suoi medici: discuteva di cose nuove per l’epoca, tipo le piastrine del sangue e la coagulazione. Ma un attimo dopo faceva uno sberleffo alla scienza e anche ai lunghi, profondi, rumorosi, esercizi pre-immersione del rivale Enzo Maiorca. L’uomo delfino sorrideva e masticava aglio: “Mi fa venire più fiato”. Poi incrociava le gambe come un fachiro, si perdeva nel suo mondo yoga estraniandosi dal resto, per “raccogliere tutta la forza mentale”. E, infine, quando suonava il suo bioritmo, si tuffava negli abissi del suo mare preferito, quello dell’isola d’Elba dove viveva: giù giù, in apnea, per curiosità, per scoprire il limite, per portare un contributo alla conoscenza universale, magari con un catetere infilato nel braccio che arrivava a pochi millimetri dal cuore. La polemica con Maiorca non lo toccava: i propri tentativi erano “esperimenti applicati”, quelli dell’italiano “record sportivi mondiali” [...] Quel che adorava davvero era stupire. I suoi battiti cardiaci passavano da 70 a 20 pulsazioni al minuto senza provocare una sincope; le sue parole erano continue provocazioni: “Mi sforzo di fare volontariamente quello che i mammiferi marini fanno d’istinto e, a 60 metri sott’acqua, faccio quello che i seguaci dello yoga fanno solo dopo anni di allenamento” [...] La sua folgorazione si chiamava Clown, il figlio di Flipper, il delfino-vedette della serie Tv anni 60 sull’amicizia fra un delfino e dei ragazzi: “Ho imparato tutto da Clown, a trattenere sempre più il respiro senza preventiva iperventilazione, a farmi cullare dal movimento dell’acqua, fino a integrarmici completamente”» (Vincenzo Martucci, “La Gazzetta dello Sport” 24/12/2001).