Varie, 5 marzo 2002
MAZZI
MAZZI Antonio San Massimo di Verona (Verona) 30 novembre 1929. Prete • «Uno dei sacerdoti più presenti in tv [...] Ma ha anche rubriche fisse su ”Famiglia Cristiana” e su Sat2000, la tv dei vescovi. [...] ”Sono un prete nomade e anomalo, e quello che faccio lo faccio per i giovani, per chi ha bisogno, per chi vive per strada. Ma sono anche un prete-giornalista che da oltre 25 anni scrive per giornali cattolici e va in tv per confrontarsi con giovani e meno giovani, e specialmente quanti sono lontani dalla Chiesa. [...] E credo di aver fatto bene, perché ho parlato con persone e in ambienti che in altro modo non avrei potuto contattare. Dov´è lo scandalo? [...] Io sono autorizzato da sempre. Sono un prete religioso della congregazione di Don Calabria, e il mio superiore mi ha sempre dato il placet per tutto quello che faccio. Non lascerò l’Isola dei famosi dove ci vado gratis, ma ho la possibilità di parlare a milioni di persone che, altrimenti non potrebbero sentirmi”» (o.l.r., ”la Repubblica” 15/10/2004). «[…] mio padre è morto quando avevo un anno, e […] mio fratello è nato pochi mesi dopo la sua scomparsa. Ci ha salvato dalla miseria il fratello di mia madre, che aveva già quattro figli suoi. Io ero una furia, per anni ho fatto piangere tutti quanti: studiavo di giorno e di notte suonavo per ore il pianoforte. Dovevo scaricare il mio carattere vulcanico. Già al liceo, sentivo che dovevo partire per andare ad aiutare chissà quanti ragazzi matti come me […] Il primo vero viaggio ”per gli altri” l’ho fatto a Ferrara, dove nel 1954 facevo l’educatore della ”Città dei ragazzi”. Là ho incontrato bambini con problemi molto più gravi del mio pianoforte notturno. Ce n’era uno, Romano, di undici anni: i servizi sociali l’avevano affidato al mio gruppo. Mi raccontò che veniva violentato regolarmente da tutti i membri della sua famiglia, e che una sera aveva piantato un coltello nella pancia del padre perché era disperato. Mentre parlava aveva gli occhi che bruciavano, gli ho detto che sarei diventato il suo secondo papà: e lì mi sono fregato per sempre. Dopo due anni, proprio a Ferrara, diventavo prete nella congregazione dei ”Poveri servi della Divina Provvidenza”. Quegli occhi che bruciano me li sogno ancora di notte […] Noi italiani siamo quelli delle etichette soprattutto politiche. Destra, sinistra... Io sono un uomo, mi chiamo Antonio e sono anche prete. Una volta per tutte lo confesso: in televisione ci vado per disturbare la superficialità, per lanciare degli spot a favore del Cielo. Ma io li capisco i benpensanti bacchettoni. Mi vedono col cerone sulla faccia: ma non vedono come suda la mia anima durante le trasmissioni […] sa che cosa vuol dire ”Exodus”? Mettersi in viaggio, tutti insieme: sani, malati, disperati, preti e peccatori, aiutandosi giorno e notte […]. Scrivo per dare la sveglia ai giovani, ma soprattutto ai genitori: non s’accorgono che i loro figli nascono due volte. Una nella culla, e l’altra nell’età adolescenziale, quando escono di casa la notte, vanno in discoteca, bevono alcol e accettano la pasticca di droga […] Il Pinocchio di Collodi è un capolavoro. Ma oggi bisogna decifrarlo con durezza. Geppetto è il padre poeta che vorremmo avere avuto tutti noi, io in testa, e che non esiste. Il gatto e la volpe sono due tentatori da discoteca. I mangiafuoco andrebbero eliminati dalla società, e invece la fanno sempre franca. Il grillo parlante dovrebbe essere l’insegnante scolastico: ma nelle pagine dei libri di testo non c’è la vera vita che ti aspetta. E le mamme sono le fate turchine: che coccolano i figli, li adorano, e non s’arrendono all’idea che appena partoriti, questi sono come delle piante, che vogliono vivere autonomi, e conquistarsi un pezzo di terra […] Dal 1962 al 1969 sono stato responsabile del centro giovanile della Parrocchia di San Filippo Neri, nella borgata Primavalle a Roma. Ho salvato dallo sbando decine di ragazzi con calcio, pallavolo e pallacanestro. Mi sono spaccato tre volte le gambe. […] Certo, nello sport c’è l’abbraccio a fine partita. Nella vita no […] che come professore sono molto severo. Non boccio, rimando a settembre nella speranza che venga fuori il meglio di ogni creatura. Dalla mente e dal cuore» (Paolo Mosca, ”Il Messaggero” 30/3/2005).