Varie, 5 marzo 2002
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Mccarthy Jenny
• Chicago (Stati Uniti) 1 novembre 1972. Attrice. Presentatrice. Lanciata da Mtv • «Ha fatto della sfrontatezza, unita a un esibito talento per la gaffe, la sua arma vincente [...] racconta sghignazzando di quando un grande stilista la guardò inorridita: indossava un suo modello al contrario. Comincia la sua carriera dal basso, Jenny, bussando alle porte di agenzie per modelle che la cacciano perché è troppo grassa. Allora ci pensa su, perché di strabordante non ha solo il fisico, ma probabilmente anche il cervello. E decide che c’è un solo posto dove il suo fisico da ragazzona può essere apprezzato: la redazione di ”Playboy”. un successo: dopo le modelle anoressiche, sta tornando di moda la figura rotonda anni Cinquanta, e lei ha le curve giuste [...] Il poster con la sua immagine campeggia sui muri di tutte le camere degli adolescenti americani [...] Da quel momento nessuno ferma l’ascesa di Jenny la goffa [...] e la stampa ”seria” si accorge di lei. Comincia ”Newsweek” a dedicarle una copertina [...] Il mensile ”For Him Magazine” dopo un sondaggio tra i lettori la proclama donna più sexy del pianeta [...] A Steven Segal, che durante un provino le chiese di spogliarsi, rispose: ”Ho girato una cassetta per ’Playboy’: se vuoi vedermi nuda, compratela!”» (Carla De Girolamo, ”Panorama” 26/11/1998). «A 14 anni ero veramente un cesso. Avevo i capelli color vomito: sembravano una poltiglia di hamburger (il mio cibo preferito) mischiati a tequila. Avevo un ragazzo che dopo due settimane mi ha mollato. Quando gli ho chiesto perché, mi ha risposto: ”Perché sei tonta”. Però una piccola rivincita sono riuscita a prendermela. Anni dopo, quando ormai cominciavo a essere conosciuta, l’ho rivisto in un bar. venuto a salutarmi e a chiedermi se poteva offrirmi qualcosa da bere. Gli ho detto semplicemente di no, ma è stato un bel momento. [...] A 16 anni sono andata all’Università dell’Illinois: frequentavo un corso per infermiera ma ho dovuto mollare per mancanza di soldi. Sono tornata a casa, alla drogheria polacca dove lavoricchiavo da piccola. A 18 anni stavo lì a splamare salsa tutto il giorno e ingrassare. A 19 anni, la scossa: mi sono messa in testa di fare la modella. Le maggiori agenzie mi hanno riso dietro: overwight, troppa ciccia [...] Mi sono fiondata a ”Playboy” [...] Odio i piedi maschili. Tutti, indistintamente [...] Adoravo recitare, travestirmi. Mia madre faceva la parrucchiera e provava su di noi le nuove pettinature. Ma l’unico copione che conoscevo a memoria era quello della santa messa: la mia è stata una famiglia irlandese molto cattolica, sono cresciuta nel quartiere polacco di Chicago. Ho sei zie suore e quattro zii preti [...] Obbligavo tutti a sedersi e partivo. Preparavo le ostie con il vino e vi incidevo una croce, al posto del vino usavo l’acqua. Se i miei parenti non mi seguivano, erano guai [...]» (Paola De Carolis, ”Sette” n. 45/1998).