Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 05 Martedì calendario

Mccourt Frank

• Brooklyn (Stati Uniti) 19 agosto 1931, New York (Stati Uniti) 19 luglio 2009. Scrittore • «L’uomo più simpatico di New York. Non è un’esagerazione ma la pura verità. Si dice che, irlandese di origine, farebbe il vuoto se si presentasse alle elezioni di sindaco della sua città. Grazie al suo irresistibile umorismo. Ma non solo. È stato anche uno stimato professore di inglese nei licei di Manhattan e i suoi tanti allievi ne conservano un ottimo ricordo. [...] Uomo dalle mille risorse, ha pure scritto un libro premiato con il Pulitzer, il National Critics Award e il primo posto nella lista dei più venduti. Si intitola Le ceneri di Angela (Adelphi) e non è un libro qualunque. È il libro più bello scritto negli ultimi dieci anni. È un capolavoro di comicità e di strazio. È una ricerca irlandese del tempo perduto al ritmo di Oliver Twist [...] Il suo incipit è già indimenticabile: “Era meglio se i miei restavano a New York dove si erano conosciuti e sposati e dove sono nato io. Invece se ne tornarono in Irlanda che io avevo quattro anni, mio fratello Malachy tre, i gemelli Oliver e Eugene appena uno e mia sorella Margaret era già morta e sepolta. Ripensando alla mia infanzia, mi chiedo come sono riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un’infanzia infelice, sennò non ci sarebbe gusto. Ma un’infanzia infelice irlandese è peggio di un’infanzia infelice qualunque, e un’infanzia infelice e cattolica è ancora peggio”. [...] Le ceneri di Angela è la storia dell’infanzia e della prima giovinezza di Frankie McCourt [...] Storia di un ragazzino indistruttibile, saggio di umorismo superiore [...]» (Antonio D’Orrico, “Sette” n. 47/1997) • «Lo hanno paragonato a Joyce e a Dickens, ma lui si dissocia: “Ho scritto come un bambino, mi sono limitato ad attenermi a quella semplicità che ho sempre predicato ai miei alunni [...] Eravamo poveri, ma mai annoiati. Allora non avevamo né radio né televisione. Non c’era luce elettrica, davanti alle candele o alla lampada a cherosene si poteva solo chiacchierare. Noi ragazzi giocavamo a pallone per strada [...] Furono i preti redentoristi a farci scoprire, attraverso i loro strali, la grande letteratura. Ne ricordo uno che tuonava contro Ernest Hemingway. Avevo 12 anni e il fatto che fosse vietato mi riempì d’interesse. Ci procuravamo i suoi libri di contrabbando [...] La mia passione, con Jonathan Swift e Shakespeare, rimane però Rabelais. Se ho l’insonnia e mi metto a leggere delle gesta di Gargantua, comincio a ridere e vado avanti per tutta la notte” [...]» (Margherita D’Amico, “Sette” n. 50/1997).