5 marzo 2002
Tags : Malcom Mcdowell
Mcdowell Malcom
• . Nato a Leeds (Gran Bretagna) il 13 giugno 1943. Attore. Protagonista, nel ’71, del capolavoro di Stanley Kubrick Arancia meccanica. «[...] rischia la cecità quando Kubrick lo sottopone al fissaggio delle palpebre per rendere spaventoso e immobile lo sguardo di Alex di Arancia meccanica. [...] con Peter O’Toole ubriaco avanza perplesso tra uomini e donne nudi, accoppiamenti di gruppo, nani dai giganteschi falli esposti sul set di Caligola, nella ”Roma antica ricostruita da Tinto Brass per esprimere le sue fantasie sessuali più perverse”. [...] Kubrick [...] ”mi convinse a sottopormi alla dilatazione delle palpebre, garantendomi l’incolumità. C’era un medico che ogni 12 secondi mi iniettava un liquido antidolore, un incubo perché chiese al medico di dire una battuta. Quello sbagliava, io gridavo: ripetemmo la scena 50 volte. Arrivato a casa, avevo la cornea graffiata, un dolore insopportabile, da morfina. Gli dissi che per qualche giorno non potevo girare. La prese bene, disse che si sarebbe coperto con l’assicurazione, ma aggiunse che mancava un primo piano sullo sguardo dilatato di Alex. Lo pregai di usare la controfigura. Niente: altre gocce, altra cornea dilatata, altro dolore insopportabile. Non mi pento di aver lavorato con lui, un genio, ma mi colpì che dopo il film non mi abbia mai più chiamato” [...]» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 15/6/2005). «[...] Indiscussa la devozione per Lindsay Andersen, che lo volle protagonista di If nel 1968 e poi di O lucky man e Britannia Hospital, strappandolo da una modesta compagnia teatrale dove s’era rifugiato per non fare il facchino né il rappresentante di caffè. ”Era un omosessuale negato che si innamorava di tutti i suoi attori, ma da figlio di un generale non aveva il coraggio di dichiararsi. Generosissimo. Un grande umanista. Fu Andersen a spiegarmi come avrei dovuto interpretare Alex”. Più duro il giudizio su Kubrick, un genio già a 16 anni, perfezionista, maniacale, incapace di relazioni profonde: ”Succhiava da noi attori quel che avevamo. Toccava a me proporgli almeno dieci modi in cui girare una scena perché, diceva, lui non era un membro della Royal Academy e di recitazione non sapeva niente. Credevo di essergli diventato amico, invece dopo le riprese non ci sentimmo più. Ero giovane e ne fui deluso”. [...] esilarante [...] quando mima le scene di sesso cui lo costrinse Tinto Brass per Caligola: gli otto schiavi che si masturbavano per produrre sperma usato come crema di bellezza, lui costretto a un atto di fist fucking con una ignara coppia di attori, la faccia di Helen Mirren quando vide, a tutto schermo, il suo didietro. [...]» (Simonetta Robiony, ”La Stampa” 15/6/2005). «Faccio l’attore e sono abituato a non portare a casa mai nulla di quello che divento sul set. Pensate un po’ che cosa succederebbe se una moglie fosse costretta a sedersi a tavola per la cena con un tipo come Alex [...]”» (’La Stampa” 16/4/2004). «[...] La sua galleria di violenti, iniziata con l’anarchico, folle Mick Travis di If nel ’68, incontrerà l’Alex di Kubrick e il Mostro di Rostov in Evilenko di David Grieco. In mezzo, tante pellicole più o meno importanti e altrettanti registi più o meno ispirati: ”Ho avuto grandi soddisfazioni ma ho anche lavorato con un sacco di gente che non conosce la differenza tra il loro gomito e il loro sedere” [...] ”Tutti conoscono Arancia Meccanica. Mi è capitato di parlare nelle università americane con molti studenti giovanissimi che immancabilmente avevano visto il film. Ed è giusto così, perché sono convinto che si tratti di una sorta di rito di passaggio in ogni tempo [...] le storie più pericolose sono quelle dove l’atto sanguinario è gratuito. Un esempio del passato? Berretti verdi con John Wayne, dove il buono è moralmente autorizzato ad uccidere. Oppure le tante sit-com televisive dei nostri giorni dove una violenza più o meno mascherata genera approvazione, emulazione. Arancia Meccanica ragionava sulla violenza, l’analizzava, la sezionava criticamente [...] Quando girai If nel ’68 si parlò di pellicola anarchica e i soldi arrivarono nientemeno che dalla Paramount. Un bel colpo contro l’establishment. Poi vennero Easy Rider, Cinque pezzi facili ecc. Oggi sarebbe impensabile che la Warner producesse Arancia Meccanica . Perché? Non ci sono effetti speciali [...] Mi rendo credibile senza artifici e avverto la necessità, ogni volta, di mettere umanità nei miei personaggi, anche in quelli più cattivi. Perché solo così la maschera orribile si evidenzia. Alex di Arancia Meccanica era un amante di Beethoven così come Hitler adorava la musica di Wagner” [...]» (Leonardo Jattarelli, ”Il Messaggero” 5/2/2005).