Varie, 5 marzo 2002
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Mcenroe John
• Wiesbaden (Germania) 16 febbraio 1959. Ex tennista. Nel 1977 vince con Mary Carillo il doppio misto del Roland Garros ed arriva in semifinale a Wimbledon. La rivista americana ”Tennis” lo vota debuttante dell’anno. Nel 1979 vince gli Us Open, prova del Grande Slam: in carriera ne vincerà altri tre, nel 1980, 1981 e 1984. Nel 1981 s’impone sull’erba di Wimbledon per la prima volta: batte lo svedese Borg e si consacra campione. Vincerà per altre due volte, nel 1983 e 1984. Mancino naturale, è soprannominato «Genius» o «SuperMac» per l’estro e la maestria dei colpi. I detrattori invece lo chiamano «SuperBrat», Supermoccioso, per la scarsa propensione ad accettare le decisioni arbitrali • «L’educazione sentimentale del giovane Mac prende inizio da una famiglia piccolo borghese di ascendenza irlandese, nella quale mamma Kay porta l’efficienza severa di ex infermiera e di figlia di un poliziotto, e il papà John il desiderio di status symbol di giovane avvocato: ”Una casa con un campo da tennis era sempre stato il suo sogno”. Genitori simili spingono il piccolo verso traguardi ancor prima sportivi che scolastici, e, ancorchè più piccino dei suoi coetanei, John primeggia in ogni sport, dal calcio al baseball, e naturalmente al tennis; tanto che un ex campione di doppio, George Lott, si affretterà a scrivere di lui: ”Abbiamo un nuovo Laver”, l´unico ad aver completato due Grandi Slam, e cioè la vittoria nei quattro maggiori tornei del mondo. Si sofferma, John, sulla prima conferma a Wimbledon, la semifinale incredibilmente raggiunta a diciotto anni, partendo dalle qualificazioni, da una stanzetta stipata di altri due compagni, sacchi a pelo, confusione di abiti sporchi e racchette. E, insieme a quella prima inedita affermazione, l’inizio di una sua difficoltà a controllarsi, a seguire le regole non scritte di un gioco nato da una società diversa, aristocratica e post vittoriana. Man mano che la sua ascesa continua inarrestabile, litiga con gli avversari, fa a botte con uno spettatore nel più antico club americano, il Longwood Cricket Club di Boston, per realizzare, più tardi, il suo capolavoro, la prima squalifica sul campo di un tennista, durante lo Australian Open. ”Perché diventavo matto, ancor più matto, matto da legare? Ancor oggi non lo so” […] Nella sua vorticosa ascesa verso quella che gli appare ”la gloria”, il giovane Mac troverà due modelli, che lo precedono in classifica, Bjorn Borg e Vitas Gerulaitis. Gerulaitis, chiamato Broadway, gli è più vicino, John lo ammira anche perché ”guida una roll-royce del colore dei suoi capelli” ed è sempre ”al centro di tutto, con belle donne drappeggiate addosso”. Borg è il Number One, il campione capace di far piangere una belva alla Jimmy Connors, tipo dapprima legato ad un cerimoniale monastico, di ripetitiva astinenza e maniacali scaramanzie nel corso dei suoi cinque vittoriosi anni a Wimbledon. Ma, d’un tratto, dopo le prime sconfitte, trascinato alle ”notti bianche, i parties, le donne” che lo conducono a interpretare ”la parte di Mr Hyde, mentre prima era il Dottor Jackyll”. Proprio con Borg e Gerulaitis a fargli da padrini, John verrà introdotto in territori proibiti, per uno che si era, fin lì, limitato a qualche spinello. ”Dopo un’esibizione a Milano, nel 1979, colsi l’occasione di lasciarmi andare a qualcosa che non avevo mai provato prima (lasciate perdere cosa) Borg e Vitas mi riportarono all’Hotel. Mi sentivo male ma era bellissimo. Avevo superato l’iniziazione”. Se, come sembrerebbe anche da un altro cauto accenno, si tratta di droga, (che avrebbe condotto Borg vicino alla morte, e coinvolto Vitas in tribunale, prima di una fine drammatica), John troverà ben altre difficoltà ad accedere al mondo dei grandi. L’iniziazione passerà, questa volta, traverso il matrimonio. Dopo un flirt con la tennista Stacy Margolin, e uno più impegnativo con la modella Stella Hall, John si ritrova a Los Angeles ”in una di quelle famose notti in cui l’aria sa di aranci e vi sembra seta sulla pelle” (sic). ”Non c’era nessuno che non fosse famoso. E i miei occhi si bloccarono su quelli di una intensa, snella ragazza dai capelli rossi”. Si tratta di Tatum O´Neal, la più giovane attrice ad aver ottenuto un Oscar, a soli dieci anni, nel film Paper Moon. La figlia di Ryan O’Neal, ”il Tom Cruise dei suoi tempi”. Colpo di fulmine. Inizia una vicenda in una sorta di limbo in cui John afferma di sentirsi ”malato e vuoto dentro” e di ”non poter più controllarmi”» (Gianni Clerici, ”la Repubblica” 30/6/2002)