5 marzo 2002
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Mcgregor Ewan
• . Nato a Crieff (Gran Bretagna) il 31 marzo 1971. Attore. Il successo lo raggiunge nel ’93 con Piccoli omicidi tra amici. Verranno poi Trainspotting e Una Vita esagerata. Nel ’99 il grandissimo colpo: è il giovane maestro Obi-Wan-Kenobi in Star Wars. «[...] nei panni di Obi-Wan-Kenobi da giovane [...] non è riuscito a farci dimenticare il volto di sir Alec Guinness, l’Obi-Wan originario, vecchio maestro dei maestri Jedi. [...] Una cosa però è sicura. Comunque siano andate le cose, il duttile Ewan non resterà prigioniero del personaggio. Perché lui è un attore temerario, amante delle metamorfosi. Basta pensare a [...] Moulin Rouge! e Black Hawk Down [...] Del resto tutta la breve e brillante carriea di Mc Gregor è segnata da una lucida discontinuità. da una tenace voglia di cambiare i caratteri, il tono e lo stile della recitazione. E perfino al di fuori dello schermo o del palcoscenico, Ewan pare proprio un tipo difficile da catalogare, oscillante fra l’immagine del ribelle sregolato, da cento birre e mille sigarette, e l’uomo sentimentalmente tranquillo. [...] il giovane Ewan lascia gli studi (con il consenso dei comprensivi genitori) e se ne va a Londra, a 20 anni, deciso a fare l’attore (ma anche essere una star del rock non gli dispiacerebbe). Il primo appartamento londinese lo divide con un altro ragazzo ambizioso, Jude Law [...] Dopo qualche parte in tv e a teatro, la grande occasione arriva grazie a un regista esordiente e sconosciuto, scozzese come lui, Danny Boyle, con cui gira prima il nero-grottesco Piccoli omicidi tra amici (’93) e poi Trainspotting (’96), la ballata agra da droga, sballo e tuffo nelle acque scure del cesso più sporco della storia del cinema. Hollywood nota il regista, l’attore e lo sceneggiatore (John Hodge), e li ingaggia per un ironico thriller da grande fuga, Una vita esagerata. Stravagante e originale, sorretto anche dalla presenza di una scapigliata Cameron Diaz, il film non è niente male: ma incassa poco, peccato grave negli Usa. [...] McGregor [...] non si turba per niente, un po’ perché questo è il suo carattere (’Vaffanculo! Io faccio solo film che ritengo buoni e mi importa poco del resto. Certo ho sempre sognato Hollywood, e sono contento di esserci. Ma non farei mai film di merda come Independence Day”) e un po’ perché ha sempre continuato a lavorare a ritmo intenso. Facendo altro, fuori e dentro l’America [...] Le virtù eclettiche dell’attore sono confermate da film molto diversi: può essere un pallido eroe di Jane Austen in Emma, o un rude minatore inglese in Grazie, signora Thatcher. E se gli chiedono di dormire fra i cadaveri, come capita in Nightwatch, lo fa senza scomporsi. Il culto di Ewan, come divo da copertina (non senza inevitabili raffronti con DiCaprio) esplode però nel ’98 con l’allucinato Velvet Goldmine. In cabina di regia Todd Haynes ricostruisce con una valanga di musiche e colori la stagione d’oro (primi ’70) del glam rock, liberamente ispirandosi a personaggi veri come David Bowie (che si offende) e Iggy Pop, reincarnato da un McGregor in forma sfacciata e strepitosa. ”Quando mi hanno offerto la parte ho posto come condizione di poter cantare davvero. Finalmente potevo realizzare il mio secondo sogno: essere una rockstar. Da ragazzo i miei idoli erano gli Oasis. Mi piaceva cantare e suonare. E lo feci anche, dal vivo. Ma vuoi mettere essere Iggy Pop? Essere un divo del cinema dà un certo piacere, ma ritrovarsi su un palcoscenico davanti a 100 mila persone in delirio, deve essere niente male”. Eccitato dal ruolo, McGregor in Velvet Goldmine mostrò il sedere e la parte davanti. Le fan applaudirono grate e ”Cosmopolitan” lo mise al terzo posto nella classifica degli attori più sexy, dopo Keanu Reeves e George Clooney. ”La cosa lì per lì mi ha fatto ridere: ma poi mi è venuto in mente che lo pensa anche mia moglie Eve... Detta un po’ rudemente: sono stato il ’cazzo dell’anno’ e non mi dispiace affatto... Il mio è stato un atto di giustizia poetica. Alle donne viene continuamente chiesto di spogliarsi, credo che sia giusto che lo facciamo anche noi maschi, quando il copione lo esige. La mia nudità totale forse imbarazzava qualcuno sul set, non me. Un attore deve saper usare ogni parte del corpo. Per dirla tutta, mi sono proprio divertito. C’è qualcosa di inebriante nello stare nudo davanti agli altri, ti dà una sorta di eccitante potere. In genere si viene arrestati per questo tipo di atteggiamento, io sono stato pagato e applaudito” [...]» (Claudio Carabba, ”Max” maggio 2002).