Varie, 5 marzo 2002
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Mcinerney Jay
• Hartford (Stati Uniti) 13 gennaio 1955. Scrittore. Laurea in Filosofia a Princeton, ha insegnato inglese in Giappone. Tornato negli Usa ha lavorato a ”The New Yorker”. Primo romanzo: Luci di New York (Bompiani, 1986), con il quale ha inaugurato la tendenza ”minimalista”. Altri libri: Tanto per cambiare, Si spengono le luci, L’ultimo dei Savage, Professione: modella. «[...] Uno scrittore simpatico e brillante. Il suo Le mille luci di New York era un romanzo gradevole. Poi McInerney (che scrive sempre in maniera svelta e luminosa) si è un po’ fissato con il mondo della moda che, in realtà, non è così glamorous come si vuol far credere, anzi in certi aspetti è decisamente cheap. [...]» (Antonio D’Orrico, ”Sette” n. 27/1999). «In America gli scrittori, i romanzieri, gli intellettuali, sono emarginati. Non hanno lo stesso ruolo che in Francia, in Italia, in altri paesi europei. C’è un muro tra la politica e la cultura. Solo occasionalmente ci sono scrittori, come Norman Mailer, che prendono parte a dibattiti pubblici. In America non si ha rispetto per gli intellettuali, c’è sospetto nei confronti degli artisti […] Viviamo un po’ ai margini, al di fuori della cultura di massa. Gli scrittori più conosciuti, come per esempio Stephen King, lo sono perché hanno tratto dei film dai loro libri, o perché conducono una vita particolarmente spensierata […] Mi alzo alle 8, comincio a scrivere alle 10, termino alle 18. Faccio colazione da solo. La sera esco […] Sono separato, mia moglie vive in Tennessee. Trascorro dieci giorni al mese con i miei figli: li raggiungo nel Tennessee oppure vengono loro a New York. Quando sono cone me trascorriamo la giornata insieme, scrivo solo quando loro sono a scuola. I figli sono la più bella cosa della mia vita. Essere separato non è facile. Ma è andata così. Mia moglie non voleva vivere a New York, io non potevo stare nel Tennessee» (Alain Elkann, ”La Stampa” 14/1/2001).