varie, 5 marzo 2002
MENEGHIN
MENEGHIN Dino Alano di Piave (Belluno) 18 gennaio 1950. Ex giocatore di basket. Dall’ottobre 2008 commissario della Federbasket. Dal 2003 nella Hall of Fame del basket. Il professor Nicola ”Nico” Messina, responsabile del settore giovanile della Ignis Varese (e allenatore dalla metà del campionato 1967-68) lo scovò su un campo di atletica. Incuriosito dalla potenzialità di quel fisico, invitò il ragazzo in palestra per un provino. Dino non sapeva che sarebbe stato un test speciale: si era in pieno agosto e faceva un caldo tremendo, ma il ”prof” gli fece indossare un cappotto invernale e gli ordinò di correre. I movimenti del cappotto gli avrebbero fatto capire se Meneghin era coordinato e se fosse ben ritto con la schiena (’Corriere della Sera” 25/4/2003). A Varese restò fino al 1981, poi a Milano fino al ”94; in mezzo 3 stagioni a Trieste. 834 partite in A; in azzurro 271 presenze. Ha vinto 12 scudetti, 7 Coppe Campioni, 2 Coppe Coppe, 1 Korac e 3 Intercontinentali. Con l’Italia: 1 oro e 2 bronzi europei, 1 argento olimpico. Dal 2003 nella Hall of Fame, il museo del basket mondiale che si trova a Springfield, dove nel 1891 nacque la pallacanestro (secondo italiano dopo Cesare Rubini). «Semplicemente, il più grande giocatore che il nostro basket abbia mai prodotto». «Se giocasse adesso, anziché fare il team manager della Nazionale, saldando il gruppo nelle alterne fortune con una complicità da fratello vecchio, sarebbe nella Nba. La valeva già all’epoca dei suoi trionfi italiani ed europei, ma l’oceano allora non lo passava nessuno. Nè lo fece lui, che pure nel ”70, a vent’anni, fu ”scelto”, primo europeo della storia, dagli Atlanta Hawks. Adesso, della cinquantina d’europei che giocano fra i pro, ce ne sono che Superdino non avrebbe neanche guardato, svellendoli a rimbalzo. In America, il miglior cestista italiano d’ogni tempo ci va a 53 anni, diventando un pezzo da museo. Museo vero, quello del basket, che sta a Springfield, la secolare culla dei canestri, e si chiama Hall of Fame. Chi ha avuto un nome, un ruolo, una statura non solo fisica, in questo gioco, ci sta dentro. E dopo Cesare Rubini, allenatore del grande Simmenthal Milano, il secondo italiano è lui. […] Giocava partite vere anche quando s’allenava. E pur rompendosi tutte le ossa dell’atlante anatomico, è arrivato a 28 stagioni in serie A, in una carriera di eventi singolari, se non unici. L’esordio in A, a Varese, a 16 anni. La Nazionale subito dopo. L’ultima maglia, di Milano, appesa in spogliatoio a 45, dopo aver avuto pure l’onore e il piacere di giocare una partita contro suo figlio, e non al torneo dei bar. Dino con Trieste, Andrea con Varese: azzurri entrambi, nelle rispettive epoche, e azzurri vincenti. Ci sarebbe stato bene Meneghin nella Nba. Come oggi nel museo. Pivot non altissimo (2.04), ma rapido e agile, nell’era in cui l’altra metà dell’area era presidiata da pachidermi sgraziati, svettava per grinta, carattere e tecnica. Fosse oggi, quel giorno dei suoi vent’anni che Atlanta lo chiamò, partirebbe subito. ”Di corsa. Non per soldi, o anche per soldi, ma soprattutto per misurarmi, per capire chi ero contro i migliori”. E perché no nel ”70? ”Perché oggi della Nba sappiamo tutto, mentre allora era un salto nel buio. Perché qui eravamo dilettanti e là professionisti, e dunque indietro non si tornava: avrei perso la Nazionale e, mi dicevano, anche il posto nella mia squadra, a meno di non tornarci come ”straniero’. Così, se dopo 3-4 partite capivi che non era aria, che facevi? Smettevi?”. No, non ha smesso» (Walter Fuochi, ”la Repubblica” 8/4/2003). Dal discorso di benvenuto nella Hall of Fame di Bob McAdoo: «Nella mia carriera ho avuto il privilegio di giocare con tanti grandi campioni. Walt Frazier e Earl Monroe con i Knicks; Tiny Archibald e Dave Cowens con i Celtics; Bob Lanier con i Pistons; Kareem Abdul Jabbar, Magic Johnson e James Worthy con i Lakers; Moses Malone, Julius Erving e Charles Barkley con i Philadelphia 76ers. L’ultima tappa della mia carriera è stata in Italia, a Milano, con Dino Meneghin. E Dino di certo appartiene alla schiera di questi grandi campioni. Prima di giocare la mia prima partita in Italia, avevo sentito parlare della reputazione di Dino. Ero così impressionato che diedi la mia maglia numero 11 a lui. Prima l’avevo ceduta solo un’altra volta nella mia carriera, nell’All Star Game, al grande Elvin Hayes. Dino Meneghin ha avuto una carriera straordinaria. stato il più grande giocatore italiano di tutti i tempi. Ha giocato 28 anni nella serie A1 italiana, dai 16 ai 44 anni. Nel 1970, a 20 anni, fu scelto dagli Atlanta Hawks della Nba, primo giocatore straniero. Detiene il record di campionati italiani vinti: ben 12. Guidò l’Italia all’Olimpiade quattro volte: nel ”72 a Monaco, nel ”76 a Montreal, nell’80 a Mosca, dove l’Italia sconfisse l’Unione Sovietica in semifinale e conquistò la medaglia di bronzo, e nell’84 a Los Angeles. Nel 1970 aiutò la nazionale italiana a conquistare la sua prima vittoria contro gli Usa ai Mondiali. Ha vinto i Campionati Europei nel 1983 e ha giocato per 16 anni con la maglia della nazionale italiana. stato votato giocatore europeo dell’anno nel 1980. Nel 1991 è stato votato il più grande giocatore europeo di tutti i tempi. Le statistiche sono spesso ciò che determina l’ingresso di un campione nella Hall of Fame. Sì, Dino può contarle. Ma non era questo il suo gioco. Lui giocava non per collezionare statistiche, ma per vincere. Lui faceva tutto quello che serviva per vincere. I rimbalzi erano il suo forte, li dominava. stato l’unico e il più grande vincente del basket europeo. Quello che ricordo di Dino è l’intensità con cui lavorava. Lui eseguiva ogni esercizio e partecipava a ogni allenamento come fossero una finale europea o una partita dell’Olimpiade. Se si chiede a un allenatore europeo che giocatore vorrebbe nella sua squadra, state certi che risponderebbe Meneghin. Da avversario, si preoccupava di tutti gli altri. Da giocatore era una garanzia di completezza: velocità, difesa, attacco, rimbalzi, blocchi, stoppate. Un vero campione» (’Corriere della Sera” 5/9/2003).