varie, 5 marzo 2002
MENGACCI Davide
MENGACCI Davide Milano 8 settembre 1948. Conduttore tv. Prima di esordire in televisione è stato imprenditore pubblicitario. Ha esordito in televisione con il programma Otto Italie allo specchio su Canale 5. Da lì è poi passato a Pentathlon con Mike Bongiorno. Dal 2008 conduce Cuochi senza frontiere • «[...] Quando ho iniziato [...] non sapevo cucinare nemmeno un uovo al tegamino. Andai due mesi in un ristorante a fare pratica, per imparare i trucchi da chef. Ora sono bravo. Altre passioni? La fotografia. E le auto. Ne ho avute 73. Due Ferrari, sedici Porsche, 11 Jaguar, una Rolls Royce Silver Shadow [...] prima di fare tv ero imprenditore, avevo ereditato l’azienda di mio padre, pubblicitario. Guadagnavo già bene [...] Mi annoiavo in ufficio. Mi mancava il teatro. Da bambino vivevo al Piccolo di Strehler, mio padre faceva il direttore di scena, mia madre la costumista. Passavo i pomeriggi a giocare con le spade finte [...] Una volta, avevo 7 anni, chiesero ai miei di farmi interpretare il bassotto nel Signor Bonaventura, ma dissero di no. Temevano sarei diventato un guitto di teatro [...] Non avevo nemmeno la tv in casa. Un amico che faceva l’autore a Canale 5 mi chiama per un programma, Otto Italie allo specchio. Serviva uno che si travestisse e intervistasse la gente per strada, per sembrare uno di loro, con la candid camera [...] Una stagione. Grande successo. Mi notò Mike Bongiorno che mi volle per il suo Pentathlon su Canale 5. Facevo le interviste mascherate [...] Scene da un matrimonio, un’idea di Gianni Ippoliti. Partì come una cosa molto dissacrante. La prima puntata condotta da Ippoliti andò bene. Ma Giorgio Gori voleva un conduttore meno aggressivo [...] Feci un numero zero. Per qualche settimana non seppi nulla. Poi ricevetti una telefonata. Mi voleva parlare Silvio Berlusconi [...] Nessuno ha mai capito come facesse, ma Berlusconi vedeva tutti i numeri zero di qualunque programma si facesse a Mediaset [...] “Mengacci, ho visto il numero zero, mi piace come conduce ma vede, in Italia il matrimonio è una cosa sacra, lei non può prenderlo in giro così. Grazie” [...] Mi sarei messo a piangere, ero sicuro che la mia carriera televisiva fosse finita [...] Andai a disperarmi da Gori il quale conoscendo bene Berlusconi mi disse che dovevo solo cambiare il modo di condurre. Dovevo diventare nazionalpopolare. Era un’intuizione giusta, e la devo a Berlusconi [...] Il pranzo è servito, e poi Perdonami. Risolvevamo problemi della gente, affari di cuore, venivano da noi, chiedevano scusa e facevano pace. Poi mi hanno imitato tutti [...] E poi La Domenica del villaggio. Quanti programmi del mattino ho visto poi con l’inviato in piazza, il sindaco, la tavola imbandita...! [...]» (Paolo Bracalini, “Il Giornale” 5/4/2009).