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 2002  marzo 05 Martedì calendario

Meoni Fabrizio

• Castiglion Fiorentino (Firenze) 31 dicembre 1957, Mauritania 11 gennaio 2005 (fatale una caduta durante la Parigi-Dakar). Motociclista. Vincitore di due Parigi-Dakar (2001, 2002) e quattro Rally dei Faraoni. «[...] era uno dei grandi personaggi della Dakar. Ne aveva vinte due e aveva vissuto le vittorie di tanti altri miti di questa corsa, gli Orioli, i Perthansel, gli Auriol. [...] era un povero. Le prime corse se le pagava con quel che guadagnava con la sua officina. [...]» (Carlo Marincovich, ”la Repubblica” 12/1/2005) • «[...] per fare la Dakar vendette l’officina di via Madonna del Rivaio [...] a 14 anni acquistò la prima moto da cross (era un Ancilotti 50 e ci portò la prima fidanzata e unica sposa, Elena) [...] per approdare alla Ktm, l’invincibile macchina da guerra di questo raid, ha dovuto correre prima in Yamaha, poi in Honda, sempre con il meccanico Romeo Feliciani al fianco. Ha fatto la fila per ottenere i pezzi di ricambio, Meoni, e a volte si è cambiato le gomme da solo. [...] pregava la Madonna del Bagno, ma partiva consapevole dei rischi: ”Questa corsa ha ancora un senso e non morirà mai perché l’uomo ne è padrone”, spiegò a Repubblica alla vigilia dell´ultima impresa. Voleva vincere la terza Dakar, ”e poi smettere davvero”. [...] si è distrutto per amore, anche se conosceva le trappole del deserto. Lo sfidava con coscienza, conosceva i racconti di Jean Todt: ”Il miracolo è uscirne illesi”. Fu Meoni a soccorrere per primo Angelo Cavandoli al Rally di Tunisia, gli era caduto davanti a quattro chilometri dall’arrivo: ”Lo guardai negli occhi e capì che non ce l’avrebbe fatta”. [...]» (Corrado Zunino, ”la Repubblica” 12/1/2005) • Cominciò a correre «[...] nel 1975, partecipando all’enduro nazionale, poi si è ritirato nell’81. Sette stagioni senza gareggiare, poi il richiamo dei raid lo ha riportato in sella […]» (Giancarlo Falletti, ”Corriere della Sera” 14/1/2001) • Era soprannominato ”Il Cinghialone”: «[...] per la costanza e la regolarità, perché batte sempre le stesse strade e ogni volta scopre un sentiero nuovo, ”perché gli spari, lo prendi, ma non lo tiri mai giù”, dicono gli uomini del team corse. [...] Ha iniziato a fare gare di cross a 18 anni, e già non è presto per iniziare. Il problema, però, è che a 24 ha smesso perché doveva lavorare. La cosa migliore che sapeva fare, praticamente l´unica, era aggiustare moto: per sei anni sarà in regime d´esclusiva un meccanico, Ktm ovvio. Nell’88, quando torna allo sport con l’acquolina alla gola, Fabrizio Meoni è subito campione italiano enduro tra gli juniores. La prima Dakar la fa nel 1992, parte da Parigi e arriva a Città del Capo traversando l’Africa per lunghezza. Visuali strabilianti, luoghi che segnano, ne infila altre undici. ”L’Africa mi è entrata dentro, il deserto è diventato parte di me”. Nel ”94 si iscrive da solo, senza meccanico: ”Non avevo abbastanza soldi per pagare anche lui”. Accusa una colica renale in corsa, da solo ripara la frizione e sistema gli ammortizzatori: finisce terzo e le grandi case si accorgono di lui. Con una Ktm da 18 mila euro, Meoni vince a sorpresa nel 2001. Replica l’anno dopo guidando di saggezza e nell’ultima giornata è costretto, timido, a raccontare l’impresa in diretta tv: l’arrivo sul Lago Rosa di Dakar, in Senegal, è una passerella che può consentire di distrarsi. Nel frattempo ha venduto al meccanico di fiducia, Romeo Feliciani, l’autofficina di Castiglion Fiorentino comprata con i soldi delle prime vittorie: ”Ora farò il pilota a tempo pieno”, e ha 44 anni. [...] ”Non sono riuscito a mettere via abbastanza soldi per vivere di rendita, non sono mai stato un pilota appetito dagli sponsor, non ho mai avuto l’età, sempre troppo vecchio. E sono arrivato alla Dakar con dieci anni di ritardo, i piloti dei Novanta hanno guadagnato piuttosto bene. Allora c’era grossi interessi ed enormi imbrogli, oggi, nell’era dei Gps e dei telefoni satellitari, la corsa è diventata più tirata, ma sincera. [...]”» (Corrazo Zunino, ”la Repubblica” 6/2/2004).