Varie, 5 marzo 2002
MERKEL
MERKEL Angela (Angela Dorothee Kasner) Amburgo (Germania) 17 luglio 1954. Politico. Figlia di un pastore protestante, bambina andò a vivere a Templin, nella Repubblica democratica tedesca. Studi di Fisica a Lipsia, dopo la caduta del Muro aderì al nuovo partito Risveglio Democratico, che si fuse con l’Unione cristiano-democratica (Cdu). ”Scoperta” da Helmut Kohl, nel 1998 divenne segretario generale del partito, dal 2005 è cancelliera. Sposata con il chimico Joachim Sauer • «85 chili di autodeterminazione venuti dall’Est [...] una provocazione bella e buona per un partito le cui radici affondano nello stretto legame con l’Occidente, nella Guerra fredda e nel capitalismo renano. [...]» (’Il Foglio”, 5/12/2001) • «’ incredibile – disse – , questo dimostra che anche le donne sono persone”. E davvero aveva dell’incredibile [...] la nomina di Angela Merkel al posto che fu di Konrad Adenauer. Per la prima volta una donna assumeva la guida dei cristiano democratici tedeschi: e per di più una donna protestante, venuta dalla Germania orientale e di soli 45 anni. Tanto, per una formazione politica dominata da anziani, maschi, cattolici e tedesco occidentali. ”Das Mädchen”, la ragazza, la chiamava il suo mentore Helmut Kohl, che aveva voluto la figlia del curato di campagna alla vicepresidenza del partito già nel 1991, soltanto un anno dopo l’ingresso della Merkel nella Cdu, sull’onda della caduta del Muro di Berlino. Una nomina imposta dal padre della riunificazione per dare un volto giovane e ”orientale” a un partito tanto fortemente radicato nella Bundesrepublik. Ma ”la ragazza” non ha avuto difficoltà a smarcarsi dalla tutela del suo ispiratore quando Kohl è stato travolto dallo scandalo dei fondi neri alla fine degli anni Novanta: la Merkel ha quindi imposto il suo volto pulito a un partito politicamente e finanziariamente a pezzi e ne ha guidato la risalita dopo l’inopinata sconfitta subita alle elezioni del 2002, quando il candidato cancelliere per l’opposizione fu il leader bavarese Edmund Stoiber. [...] La barra politica tenuta dalla presidente cristiano democratica è stata limpida fin dall’inizio: ”Siamo un partito di centro determinato a impedire il sorgere di ogni forza significativa alla nostra destra”. Liberale in economia ma attenta ai bisogni sociali, più filo atlantica di Schröder ma non euroscettica, la Merkel è intervenuta con decisione [...] nel dibattito sull’identità tedesca: ”Se non si ama il proprio Paese, non è possibile neppure riformarlo – ha detto – . Patriottismo e riforme sono per me due facce della stessa medaglia”. Una rivendicazione di maggiore ”integrità nazionale” rispetto alla socialdemocrazia e allo stesso tempo uno spostamento d’accento sul tema dei valori, di quella ”cultura guida” minacciata, secondo i cristiano democratici, dalla società multiculturale. [...]» (Luigi Ippolito, ”Corriere della Sera” 23/5/2005) • «’Mi chiedete se sono una dura? Preferisco definirmi tenace”. Così ama descriversi Angela Merkel, la figlia d’un pastore protestante cresciuta nella Ddr che guida il centrodestra tedesco. Sulle prime appare riservata e scettica, ma sa distruggere gli avversari nelle lotte di potere. Può ispirare fiducia con un sorriso disarmante, e anche stroncare con secche risposte: ”Non mi lascio dettare scelte”. Debuttò da ministro dell’Ambiente a Bonn con l’etichetta di ”fanciulla dell’est” incollatale addosso dal patriarca Helmut Kohl che la proteggeva, ma quando lui fu travolto dallo scandalo dei fondi neri fu lei a salvare il partito. Criticandolo per prima con parole dure, contro l’establishment tutto maschile e dell’Ovest della dc tedesca. una personalità complessa e atipica, la cinquantenne laureata in fisica che affronta corsi-lampo di francese per andare a parlare ai congressi neogollisti, ama l’opera lirica e la cucina rustica, chiede ai tedeschi ”un sano orgoglio nazionale” e ”il coraggio di riforme dure” [...] Essere donna, e venire dalla parte povera e sfortunata del Paese, non sono assi nella manica. Angela Merkel cominciò presto, da adolescente, a mostrare voglia caparbia di farsi avanti: ovviamente non poteva viaggiare in Occidente, e allora traversò da sola l’Unione Sovietica con zaino e sacco a pelo. ”Bisogna sfidare i propri limiti per sviluppare coscienza di sé e della propria forza”, ha detto alla ”Frankfurter Allgemeine”. Una gioventù oltre cortina l’ha temprata come un duro servizio militare. Da quel passato viene anche il legame della sua vita, il matrimonio con Joachim Sauer. Chimico, una vita nell’ombra al suo fianco. Spesso le dà consigli su come parlare nei comizi e al Bundestag, le è accanto silenzioso, ricorda quasi Dennis Thatcher, il taciturno consorte della ”signora di ferro”. Vita e carriera di Angela Merkel sono una continua sfida con i limiti della realtà. Soprattutto con i colleghi maschi dell’apparato democristiano. I leader maschi dell’ovest, che di farsi sopravanzare dalla ”fanciulla dell’est” non ne volevano sapere. Hanno imparato pian piano ”a non commettere l’errore di sottovalutarla facendosi trarre in inganno dal suo riserbo”, racconta Richard Herzinger, notista di ”Die Zeit” e suo biografo. toccato prima a Kohl che un mattino [...] lesse sulla terza pagina della ”Frankfurter Allgemeine” un articolo a firma Angela Merkel, che invitava a distanziarsi da lui per salvarsi da una sorte simile a quella della Dc italiana. La ”fanciulla dell’est” era diventata ”der eiserne Schmetterling”, la farfalla d’acciaio. O ”Angela Machiavelli”, secondo un velenoso attacco della ”Sueddeutsche Zeitung”. Dopo Kohl, toccò al suo delfino Schaeuble l’uscita dal vertice del partito. La riscossa contro la ”farfalla d’acciaio” i maschi dell´ovest la ebbero nel 2002: le imposero l’umiliazione di cedere al premier bavarese Stoiber la candidatura a cancelliere contro Schroeder. Ma Schroeder vinse grazie ai soccorsi all’est alluvionato e al no alla guerra in Iraq. Per Angela Merkel fu quasi un pizzico di fortuna. E da allora altri capipartito maschi dell’ovest hanno lasciato le penne sfidandola: l’arciconservatore Roland Koch, o Martin Hohmann, popolare deputato dell’Assia espulso per direttissima per una frase antisemita. La ”farfalla d’acciaio” sa infiammare la base, non solo auspicando un sano patriottismo. Avverte che anche la Germania è un Paese a rischio di declino, chiede riforme del welfare più dure di quelle di Schroeder. Un credo di deregulation ma senza la foga dogmatica di Margaret Thatcher. Detesta esserle paragonata, eppure potrebbe toccarle un ruolo simile di rivoluzionaria conservatrice soft nel tentativo di rilanciare il Paese» (Andrea Tarquini, ”la Repubblica” 24/5/2005) • «Il cancelliere Kohl la chiamava con condiscendenza ”la ragazza”. Angela Merkel era giovane, leale, sottomessa e piena di gratitudine verso il suo mentore che l’aveva notata durante i negoziati per la riunificazione, quand’era portavoce dell’ultimo governo della Ddr, e l’aveva subito fatta eleggere deputato e nominata ministro delle Donne e della Gioventù. E l’aveva messa pure alla vicepresidenza della Cdu. Era stata una mossa astuta per dare un volto più nazionale a un partito fortemente connotato come occidentale: Angela veniva dall’Est. E ha fatto molta più strada di quanta immaginasse chi l’aveva sottovalutata. Con Wolfgang Thierse [...] è l’unica politica della Ddr sopravvissuta alla riunificazione. Tutti gli altri non hanno più ruolo pubblico. [...] Con i suoi capelli scialbi e maltagliati, gli occhi all’ingiù ”come un cane bassotto” e gli abiti goffi su un corpo sovrappeso, sembrava fatta apposta per non dare ombra ai potenti uomini della Cdu. D’altronde, la politica non era la sua prima vocazione. Da piccola avrebbe voluto fare la pattinatrice sul ghiaccio, ma non era una professione che un padre pastore evangelico e una madre maestra potessero permettere alla loro primogenita. Nasce ad Amburgo il 17 luglio 1954, ma cresce all’Est, in una piccola città del Brandeburgo a cento chilometri da Berlino. Per studiare va a Lipsia, dove si laurea in chimica. Il lavoro lo trova all’Accademia delle Scienze di Berlino Est, dove si specializza sui quanti e incontra il primo marito, il fisico Ulrich Merkel, che sposa nel ”77 e dal quale divorzia nell’82. Di quella stagione le sono rimaste due cose: il cognome e l’anello. Non tornerà mai più a essere Angela Dorothee Kasner, come l’avevano chiamata i genitori. E quando, nel ”98, sposerà il chimico berlinese Joachim Sauer, non vorrà più una fede al dito. Non ha avuto figli, forse non li ha mai voluti. ”Non mi sono mai pentita della mia scelta. Certo, è bello avere una grande famiglia, ma io non mi lamento. Ho fatto altre cose”. Per esempio, è stata lei a dire: ”L’era Kohl” è finita o ”Il sistema Kohl è finito” quando il cancelliere fu travolto dallo scandalo dei fondi neri alla Cdu e lei, nell’aprile 2000, fu la scelta naturale per la presidenza del partito. Era poco carismatica, ma ha sorpreso tutti con il suo stile: franca, calma, riflessiva, coraggiosa, chiara nel parlare, spiritosa. Disse una volta di un’azione antinucleare di Greenpeace: ”Salgono sulle nostre centrali atomiche perché sanno che sono sicure, vorrei vedere se salirebbero su quelle russe”. E continuò a difendere il nucleare contro i Verdi che volevano la sua fine. Si è rivelata corretta, preparata, decisa. Quando insistette per un chiarimento sulle tangenti nel suo partito, la chiamarono ”Santa Giovanna della Cdu”. Quando mostrò polso, ”la nostra Meggie Merkel”. Lei sorride sempre - un sorriso timido, che increspa appena le labbra e fa scintillare gli occhi - e sorvola. Casalinga per indole - è nata sotto il segno del cancro - concentra le sue cure domestiche sul cibo. ”Appena arrivo a casa mi infilo le pantofole - ha raccontato alla ”Bild’ -. Ne ho un paio che risalgono ancora agli anni della Ddr”. Poi, se non è tardi, va in cucina. ”Cucino volentieri un piatto che si chiama Cielo e Terra: patate schiacciate e purea di mele, cipolle e sanguinacci fritti. Oppure coscia d’oca, a volte tonno marinato nello zenzero e fritto in padella”. Riconosce che questa dieta non giova alla linea, ma non se ne cruccia. Alla domenica, nel suo amato Brandeburgo, fa lunghe passeggiate e si ripromette di fare un po’ di jogging in settimana. Poi non lo fa ma si perdona. ”Accetto il mio aspetto così com’è. Ho fatto pace con me stessa. Vorrei cambiare una sola cosa: i miei capelli. Li vorrei folti e forti. Invece sono fini...”. Il loro taglio è oggetto di molte chiacchiere, il caschetto corto con frangetta sembra inadeguato al suo ruolo. Sugli abiti invece c’è un consenso generale: porta tailleur pantaloni anonimi ma corretti. ”In genere decido la sera che cosa metterò l’indomani, al mattino non ho tempo per mettermi davanti all’armadio. Come non ho tempo per truccarmi. Mi limito al rossetto”. Per un partito cristiano-democratico è un paradosso, perché è evangelica e divorziata. Nessuno però l’ha mai considerato un problema. ”Prego, sì, prego. Ma non chiedo mai qualcosa che attenga al mio lavoro. Non è di questo che si parla con dio”. La sua correttezza si vede anche nelle piccole cose: ”Da Kohl ho imparato che si deve avere sempre con sé il proprio portafoglio”. Per questo è rispettata, anche se non è ancora amata. [...]» (’La Stampa” 24/5/2005).