Varie, 5 marzo 2002
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Mijatovic Predrag
• Podgorica (Montenegro) 19 gennaio 1969. Calciatore. Secondo nella classifica del Pallone d’Oro 1997, sedicesimo nel 1996 e 1998. Con il Real Madrid segnò alla Juventus il gol decisivo della finale della Champions League 1998. In Italia ha giocato con la Fiorentina. «La squalifica della Jugoslavia dalle competizioni internazionali fino alla metà degli anni ’90 ritarda il debutto di Mijatovic sulla scena internazionale. La confidenza con il gol che dimostra con l’FK Buducnost Podgorica e poi con l’FK Partizan gli valgono il trasferimento agli spagnoli del Valencia CF. Successivamente si trasferisce al Real Madrid CF dove vince una Liga nel 1997 e, soprattutto, dove realizza l’unico gol della finale di UEFA Champions League giocata e vinta nel 1998 contro la Juventus FC. Mijatovic ottiene anche il titolo di capocannoniere europeo delle qualificazioni per la Coppa del Mondo FIFA del 1998 con 14 reti» (ww.uefa.com 19/1/2005). «L’aria di Firenze non gli ha fatto molto bene: ha perso improvvisamente il fiuto del gol che ne aveva caratterizzato la carriera, dalla Stella Rossa al Valencia, al Real Madrid. Davvero una stagione balorda, contrassegnata da infortuni e prestazioni scadenti, quella ’99/2000 per un attaccante su cui molti avevano scommesso a occhi chiusi, per primo l’allenatore Trapattoni convinto di avere in mano il sostituo di Edmundo [...]» (Dizionario del Calcio, a cura di Marco Sappino, Baldini&Castoldi 2000). «Mi sono sposato nel 1990, avevo 21 anni. Io sono nato a Podgorica, mia moglie, anzi la mia ex moglie, invece è serba. Dopo due anni di matrimonio è nato Luca. A Belgrado, io a quei tempi giocavo nel Partizan. [...] Nell’estate del 1993 ci trasferimmo in Spagna, a Valencia. Andrea nacque nel 1994. Durante la gravidanza non ci fu alcun problema, appena nato i medici ci dissero che era gravemente malato. Un ematoma al cervello gli aveva bloccato tutte le funzioni motorie. Ci dissero che era un paralitico cerebrale e idrocefalo. E che non c’erano speranze, che era un malato irreversibile. Mi crollò tutto addosso [...] Di lì a poco anche il mio matrimonio finì, e io mi ritrovai da solo con Andrea. Non sapevo che fare, dovevo gestire una cosa più grande di me e in più dovevo pensare alla mia carriera di calciatore. Per fortuna a Valencia avevo incontrato la famiglia Cervera e loro si sono presi cura di mio figlio. Mi hanno aiutato moltissimo, per me sono come dei secondi genitori [...] Andrea non cammina, non parla, non gioca e non può fare lunghi viaggi. Non può fare niente. Quando non è a letto sta su una poltrona speciale, oppure in braccio a qualcuno [...] Nel mondo c’è tanta gente con il mio stesso problema, però non ha i soldi che ho io per curare i propri figli [...] Mi sono risposato. Ho passato quasi tre anni da solo, poi ho incontrato Aneta, una donna meravigliosa con cui ho avuto una figlia. Nadja, che è nata a Firenze» (’la Repubblica” 5/2/2001).