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 2002  marzo 05 Martedì calendario

Milian Tomas

• (Tomas Quintin Rodriguez) Culono (Cuba) 3 marzo 1932. Attore. La sua carriera va a zig zag tra film importanti, spaghetti western, polizieschi all’italiana e pellicole di serie B. Dopo gli studi all’Actor’s Studio, debutta come attore di teatro al Festival dei Due Mondi di Spoleto nella pièce on The poet and the muse di Cocteau. Nel ‘76 diretto da Bruno Corbucci è il poliziotto Giraldi detto Monnezza in Squadra antifurto. Primo film di una lunga serie. Ha recitato con Bolognini, Maselli, Lizzani, Dennis Hopper, Pollack, Stone, Spielberg, Ferrara. «[...] da Cuba via New York, giunge nel ‘60 in Italia e diventa uno dei giovani attori prediletti dal cinema “d’autore”. Quando già il western italiano si “politicizza” diventa l’efferato bandito messicano e poi il buffo Provvidenza. A metà anni 70 nasce il genere “poliziottesco". Lo sceneggiatore Dardano Sacchetti crea per lui il personaggio di Monnezza, in particolare per Il trucido e lo sbirro dove lo sbirro è Claudio Cassinelli mentre Milian è un ladro. Di pari passo e attraverso alcune variazioni (doppio ruolo in La banda del Gobbo) il personaggio passa alle cure di Bruno Corbucci regista e Mario Amendola sceneggiatore per diventare, in chiave comica, il commissario sboccato, indisciplinato e caciarone Nico Giraldi, affidato alla voce di Ferruccio Amendola, che spopola per un decennio. [...]» (p.d’a., “la Repubblica” 15/4/2005) • «Divenuto celebre per il personaggio del commissario Monnezza negli anni Settanta [...] o ha riportato sullo schermo, irriconoscibile, Steven Soderbergh in Traffic. Per la sua interpretazione del corrotto generale messicano Arturo Salazar, mente nera del narcotraffico, la critica americana ha speso per lui parole unanimi di altissimo elogio. Il Monnezza poliziotto ed ex ladro, che continua a piacere ai telespettatori di tutte le età nei film della sua lunga serie riproposti dai canali tv, [...] “L’Italia è sempre nel mio cuore e non dimentico che devo tutto a Menotti. Fu lui a portarmi a Spoleto per uno spettacolo, The poet and the muse di Cocteau. Ho lavorato con i grandi, ho vinto premi grazie a Bertolucci e altri, ma fu Monnezza a farmi entrare nelle simpatie del pubblico e certo non lo rinnego, anzi. Oggi lavoro molto in Usa e sono noto anche per due serie tv, Frannie’s Turn e Oz. La prima fa ridere come ai bei tempi di Monnezza perché io sono un cubano non giovane con mamma a carico, nella seconda interpreto un ergastolano. Mi accade a volte di essere fermato dagli italoamericani, che mi ricordano e hanno imparato a riconoscermi. È sempre un momento allegro quando mi chiamano ‘Monnezza’ per strada. Se un giorno tornerò a Roma, mi piacerebbe che tutti gli spettatori che non hanno dimenticato quel poliziotto birbante mi facessero festa all’aeroporto. Non è detto che non mi rifaccia vivo per diventare un vecchio ‘Sor Monnezza’. [...] Lasciai l’Italia quando capii che stavo invecchiando. [...] Mi cadevano i capelli, non avevo più il fisico del mio padre spensierato in La luna di Bertolucci. A Monnezza non potevo più dare muscoli e risate, allora mi rattristava l’idea di interpretarlo con una immagine diversa e non appartengo a quel genere di attori che si fanno la liposuzione per avere sempre i muscoli gonfi. [...] Porto sempre nei miei personaggi il ricordo di ciò che ho imparato in Italia. Per il mio Salazar, a esempio, devo tanto a Fellini. [...] Un giorno, Federico mi diede appuntamento a Piazza del Popolo. Si presentò con una canna da passeggio e, per mettermi soggezione, per spiare le mie reazioni, non mi parlava, ma ‘tubava’ con la voce, tamburellando con la sua canna. Ebbene, io ho cercato una splendida canna come la sua a e il mio Salazar, quando vuole incutere soggezione ai suoi soldati, ‘tuba’ e li spia di sottecchi, come Federico”» (Giovanna Grassi, “Corriere della Sera” 9/3/2001).