Varie, 5 marzo 2002
MINÀ Gianni
MINÀ Gianni Torino 17 maggio 1938. Giornalista. Iniziò la carriera a “Tuttosport”, quotidiano che ha poi diretto • «Nel 1970 è entrato in Rai come collaboratore esterno. Nel 1976 ha curato la sezione spettacolo de L’altra domenica di Renzo Arbore e Maurizio Barendson. Sulla stessa rete, quattro anni dopo, ha collaborato a Mixer. [...] Nel 1987 [...] la sua lunga e discussa intervista a Fidel Castro (immortalata dalla citazione nel film di Oliver Stone Assassini nati, 1994). Raiuno gli ha affidato dal 1991 al 1993 la conduzione della Domenica Sportiva. [...] Fama di nostalgico degli anni Sessanta [...]» (Televisione, a cura di Aldo Grasso, Garzanti 2002) • «[...] Ero precario alla Rai. Collaboravo alla rubrica Dribbling di Maurizio Barendson, che è stato il mio maestro. [...] Era direttore generale Ettore Bernabei, il miglior direttore che la Rai abbia mai avuto [...] Ricordo Willy De Luca, allora direttore del Tg, che quando andavo a chiedergli lavoro mi diceva: “Senti Minà, ma ce l’hai un santo in paradiso?”. Io gli confermavo che non ce l’avevo. [...] Lui si incazzava: “Ma allora che vuoi?”. Poi chiamava i suoi assistenti e diceva: “Vedete di farlo lavorare un po’ di più, per favore [...] Sempre meglio del periodo socialista quando, dopo Blitz, per 12 anni non riuscii a fare nulla per la Rete Due. Un dirigente cinico ma simpatico mi ha confessato: “Mo te lo posso dì. Non te potevo dà da lavorà perché tu stavi su le palle all’omone”. [...] Durante il periodo di Letizia Moratti, c’era una sua assistente, Giuliana Del Bufalo, che telefonava ai direttori dettando la lista delle persone sgradite: Italo Moretti, Tito Cortese, Simona Marchini, Bepe Grillo, Gianni Minà [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, “Sette” n. 42/1999) • «[...] Non lavoro in Rai dal 1998, il mio problema è iniziato quando la Moratti decise di non rinnovarmi il contratto quadro. Mi dissero che non ero gradito, l’unico a sfidare questo editto fu Carlo Freccero che mi affidò tre serie di Storie. Ho parlato tante volte con l’ex-presidente Roberto Zaccaria, che apprezzava il mio lavoro, ma mi diceva sempre che, quando faceva il mio nome, trovava resistenze nei direttori. Il motivo di questo non lo so, ma so che tra chi non mi voleva c’era uno dei D’Alema boys, Claudio Velardi che, all’epoca, si occupava di televisione [...] da quando sono cambiati i vertici Rai non ho sentito nessuno. Ho tentato di parlare con Curzi, ma non ci sono riuscito. Si vede che la situazione non è mutata. E mi duole molto. Volevo parlarne con Travaglio, dirgli che neanche lui si è accorto che in Rai non ci sono stati solo Biagi e Luttazzi, che c’è tutto un gruppo di persone vittime di un non dichiarato editto bulgaro. Parlo di personaggi come Tito Cortese, Italo Moretti, e anche di Enrico Deaglio [...] Dalla tv di Berlusconi sono stato escluso perfino come ospite, è successo varie volte che mi abbiano invitato in trasmissioni sportive e che poi mi abbiano richiamato per dirmi che no, non si poteva fare perché non ero gradito. Anche a quei tempi era come se non fossi mai nato. Chiedevo di essere ricevuto e neanche mi rispondevano, allora ho detto basta, ho ascoltato i consigli di mia moglie, ho deciso di fare altro, producendomi da me, ed è stata una svolta. Mi sono trovato bene con quelli di Rai Trade, mi hanno cercato loro e, con la Gazzetta dello Sport, ho fatto dieci Dvd su Maradona, solo dei primi tre sono state vendute 500mila copie. Adesso mi piacerebbe fare la stessa cosa con Massimo Troisi, ho materiali bellissimi, gli facevo un po’ da spalla, in quel modo goliardico, divertente, che è tipico del mio gruppo di amici, di Arbore e degli altri [...] La sinistra mi ha deluso quando ha perso l’etica e sicuramente una parte della sinistra non mi ha sopportato. Detto questo, io rimango delle mie idee”» (Fulvia Caprara, “La Stampa” 5/2/2007).