Varie, 5 marzo 2002
MINOLI
MINOLI Giovanni Torino 26 maggio 1945. Giornalista. Direttore di RaiEducational («cioè del nulla») • «Di buona famiglia, essendo sposato con Matilde Bernabei, figlia del grande Ettore, il vero fondatore del servizio pubblico, oltre che cugino primo di Giovanna Melandri. Troppo abile nelle pubbliche relazioni ma soprattutto, troppo trasversale, che è parola che parlando del nostro appare riduttiva. Perché il camaleonte Minoli, cattolico fanfaniano, aziendalista, socialista martellian-craxiano, progressista diessino-veltroniano, ammiratore di Forza Italia, della trasversalità è forse il principe, e il soprannome di ”barattolo” che gli fu affibbiato è certo riduttivo. Forse è semplicemente l’esponente di un meta-trasversalismo praticamente perfetto e molto post moderno. Così che quasi stupisce che la Quercia di Fassino non lo riconosca come ”suo”, mentre la Margherita rutelliana quasi quasi lo gradirebbe. Detto tutto questo, è un ottimo professionista della tv. Uno dei pochi rimasti. Uno dei protagonisti della storia della Rai degli ultimi 25 anni. Uno di quelli che aveva saputo anche costruirsi una squadra, una società, ”un feudo”, come scrisse Paolo Murialdi, consigliere di amministrazione della ”Rai dei Professori” dell’era post Tangentopoli (1993). Cominciò infatti la sua carriera in Rai nel lontano 1971 non come autore ma come produttore di programmi, realizzando documentari, servizi giornalistici, reportages, fino alla sua prima rubrica, ”A come agricoltura”, nel 1978. Nel 1980, anno chiave in cui i partiti riprendono il controllo della Rai riformata e il Psi si impadronisce di Rai Due, gli viene assegnata la rubrica ”Mixer” che diventerà e resterà per anni il fiore all’occhiello della rete socialista. Minoli - che non è ancora giornalista e se ne cruccia - inventa i faccia a faccia aggressivi all’americana che con le batterie di domande prefabbricate paiono mettere in croce i politici. I quali però, finiscono per fare la fila. E Craxi, presidente del Consiglio, nell’87 andrà da Minoli ad annunciare il suo rifiuto a concedere alla Dc la promessa ”staffetta”. Più tardi Minoli per l’amico Bettino girerà uno spot elettorale, col garofano in mano alla cassa di un supermercato. Come capostruttura di Rai Due, Minoli firma altri programmi di economia, informazione, politica e persino varietà come ”Quelli della notte” di Renzo Arbore, progetti di trasmissioni di successo come ”Aboccaperta” con Funari, ”Piccoli fans” con Sandra Milo, ”Più sani e più belli” con Rosanna Lambertucci, scopre il duo Patrizio Roversi-Siusy Blady. Mentre Mixer continua espandendosi nella cultura, verso i giovani, fino a diventare una struttura a sè. Minoli è ormai pronto per il salto da direttore di rete, cosa che gli riesce nel `94, nella prima Rai berlusconiana quando prende la guida della rete Due. Minoli l’ultratrasversale ha tante amicizie anche nel Pds-Ds, nella sua bella casa di Filicudi ospita spesso la cugina Giovanna (che lì conoscerà il suo futuro marito) e politici dell’Ulivo. Così non stupisce che il Cda di Enzo Siciliano lo nomini direttore di Rai Tre, dove continua a inventare programmi, uno per tutti il ”Report” di Milena Gabanelli. con la svolta dalemiana in Rai che cominciano le difficoltà. Celli non lo ama. Gli affida la direzione di un servizio che deve produrre format serali a basso costo ma il budget è troppo basso, così con una lettera infuocata al direttore generale, Minoli sbatte la porta di Viale Mazzini. Così come farà a Stream, scontrandosi con l’amministatore delegato Lucia Morselli che gli rimprovera i contatti con i concorrenti di Telepiù (ma pure le troppo alte spese per il ”Grande Fratello”). Ma la liquidazione è stata ricca e il disoccupato Minoli non se la passa male. Ogni tanto capitava di incontrarlo in motorino per il centro, abbronzato, in tuta sportiva, reduce da una corsa o da una partita di tennis. Una lunga vacanza in attesa di una nuova occasione» (’La Stampa”, 11/4/2002) • «Autore di eccellenti spot politici realizzati alla cassa di un negozio sul tema ”ottimismo della volontà”. Non si può dire avesse lo stile di Leni Rienfensthal, tipo ”trionfo della volontà”, essendo quest’ultima nazionalsocialista e lui invece, semplicemente socialista. Oltretutto socialista di passaggio. Principe delle relazioni, di ottima famiglia, è stato sempre coperto sul fronte cattolico e sul fronte di Botteghe Oscure. Durante il governo del Polo si premurò di capire le profonde ragioni dell’irrazionalismo, specificatamente quello dell’esteta armato. Tentò infatti di farsi spiegare due o tre cose da Francesco Storace nel frattempo però che questo gli era diventato sotto gli occhi mezzo liberaldemocratico» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 24/10/1998) • «[...] Che cosa direbbe Minoli di se stesso in una di quelle celebri presentazioni a ritmo sincopato che lanciano le sue interviste stile Mixer? Classe 1945, giornalista e inventore di programmi, è forse l’uomo tv più importante rimasto ai vertici della Rai. Creativo, battagliero, generoso, di recente ha avuto il coraggio d’affrontare in campo aperto i nuovi poteri delle grandi case di produzione, profetizzando la morte della Rai dopo la conquista della Endemol da parte di Mediaset. Tornando fuori Mixer, Minoli è un uomo dai mille legami e di forte spirito dei tempi (molti non gli perdonano, per esempio, lo spot per Bettino Craxi) ma anche con tanti nemici giurati. stato bene educato a non aver paura d’affrontare le sfide: una famiglia d’origine dossettiana, che lo lega Prodi, gli ha trasmesso quel certo rigore integralista quasi protestante così ben tradotto nel personaggio televisivo, e qualcosa avrà pure imparato anche dal suocero, il padre-padrone della Rai degli anni d’oro Ettore Bernabei, , che dopo la carriera di boiardo di Stato s’è inventato grande produttore di fiction kolossal-cattoliche. [...]» (Paolo Martini, ”Stampa” 5/8/2007).