Varie, 5 marzo 2002
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Miroslawa Katharina
• Monaco di Baviera (Germania) 30 aprile 1962 • « una ex ballerina, bella e sfrontata. in carcere a Venezia per il delitto di Carlo Mazza, imprenditore playboy di Parma che era stato il suo amante. Ha fatto questa fine tutto per una polizza da un miliardo, quando avere un miliardo di lire era una fortuna. Ora dice: ”Sto aspettando da due anni, sto contando i giorni”. Due anni fa fu arrestata a Vienna. Ha chiesto di rifare il processo. Dice: ”La verità non è mai cambiata. Io non sapevo nulla, non ero al corrente di quello che faceva mio marito”. Dice: ”Soffro, ma non ho rimorsi”. Suo marito ha confessato che lei non sapeva niente dell’omicidio: ”Ho sparato a Mazza solo perché accecato dalla gelosia”. Ci sarebbero alcuni testimoni che lo confermerebbero. ”Uno di loro”, spiega Katharina dal carcere, ”è proprio l’avvocato tedesco di Witold. al corrente di nuovi elementi che potrebbero scagionarmi”. Poi ci sono due modenesi che hanno visto quella sera il suo ex marito a Modena assieme a un greco. una ricostruzione tutta diversa da quella dell’accusa. Forse rifaranno quel processo, anche se oggi sembra solo una piccola notizia che viene dalla cronaca nera. Un tempo, a Katharina le davano mezza pagina solo per piazzare una sua foto. Ma lei aveva 24 anni e scoppiava di bellezza (’Oggi ne ho 40. Tra un po’ sarò vecchia. Ma non mi interessa il tempo che fugge. Mi interessa il tempo che sto passando ingiustamente qui dentro”). Era stata la prima regina della cronaca nera di una stagione che stava per cominciare, rappresentava un’epoca, l’Italia rampante di Bettino Craxi, degli yuppies e delle donne in carriera, dei soldi facili e dei debiti senza fine. Era il 1986. Madonna cantava Papa don’t preach e sulle spiagge ascoltavamo Eros Ramazzotti, Adesso tu, e Gianna Nannini che cantava Bello e impossibile. Al cinema c’ra Top gun con Tom Cruise. Eravamo tutti più ricchi. Il Napoli comprava Maradona, Berlusconi comprava il Milan, qualcuno comprava ancora i sogni. Nessuno ci chiedeva niente. Il lavoro non mancava, e Craxi bisticciava con De Mita e teneva duro con l’merica per Sigonnella. In quell’talia diversa, dove i soldi venivano da soli e la cronaca nera voleva ancora sesso e sangue, il playboy Carlo Mazza fece una polizza sulla vita da un miliardo per la sua amante, la bellissima ballerina Katharina Miroslawa. Lo uccisero una fredda mattina di febbraio, nebbia e grigio, in una viuzza di Parma: due colpi di pistola in testa. Il gelo tappò i fori. Il medico sbagliò la prima diagnosi: infarto. Le indagini puntarono su di lei. I giornali correvano a Parma per intervistarla. Era bella, simpatica, e soprattutto a portata di mano. Era questo che la rendeva vicina ai lettori: nell’talia del successo facile, Katharina rappresentava in fondo la donna giusta da esibire. Assomigliavamo tanto a un popolo di arricchiti. Lei fu arrestata subito dopo l’micidio Mazza, febbraio 19: la bloccarono solo per quella polizza da un miliardo, perché non c’ra una prova. Al primo processo fu inevitabilmente assolta. Allora, l’ssicurazione decise di pagare un detective privato che in poco tempo trovò le carte che inchiodavano il suo ex marito, Witold Kielbasinski, e il fratello Zibì: avevano noleggiato una macchina la sera del delitto, e c’rano segnati i chilometri che servono da Monaco di Baviera a Parma. Furono tutti condannati. Lei scappò. La ripresero due anni fa a Vienna. Quando la arrestarono, il 3 febbraio del 2000, in un umile appartamento della Ullmanstrasse a Vienna, al primo piano di un palazzo del distretto 15, nella semiperiferia della città, i carabinieri che l’vevano inseguita da Innsbruck, dissero: ”nvecchiata, ma ancora bella” I capelli erano diventati biondi rossicci, raccolti in una crocchia un po’trasandata, come quella di una casalinga che non chiede più alla vita le conquiste della gioventù, ma i giorni e le sere uguali di un focolare. La tinta dei capelli non se l’ra fatta solo per mascherarsi agli inseguitori nella latitanza, ma anche per nascondere le prime ciocche bianche che si intuivano dall’ttaccatura ingrigita. Portava gli occhiali da vista, disegno rettangolare. Nella carta d’dentità aveva i capelli tenuti alti sulla fronte. La manteneva suo papà, disse agli inquirenti. Viveva con lui in quella casa di periferia, una sala come ingresso, di mattonelle sbiadite, l’ppartamento ancora da arredare. In realtà, l’veva tradita una carta di credito. L’veva usata per telefonare al suo amore, che si chiama Leo e vive in Italia. Perché alla fine la storia di Katharina, la ballerina polacca dello Swchilloing’ di Modena, che aveva fatto bruciare di passione il miliardario playboy, è come quella di tutte le donne, anche le più belle. Cadono sempre per amore. Katharina fu sempre accusata e condannata per quello che rappresentava, la donna peccatrice che ammalia e distrugge, inaugurando con la sua figura enigmatica la stagione dei grandi processi alle donne e alle assassine che avrebbero diviso l’talia. La banale fantasia mediatica fece presto a consegnarle all’mmaginario popolare con le etichette più stupide: la mantide di Savona, la Circe di Viareggio, la ballerina maledetta. Ma Katharina non era una ballerina maledetta. Ha inseguito sempre l’more, come tutte le donne del mondo. Da Leo ha avuto una figlia: si chiama Katharina, come lei. In carcere alla Giudecca sta in una cella con 9 detenute. Le altre ciabattano. Lei porta i sandali Prada, i jeans di Vellutini, la cintura Hermes. Abbronzata, due ore di sole al giorno. Ringiovanita. Tornerà a ballare: ”on lo facevo dai tempi di Parma. Quanti anni sono passati” Legge libri, traduce in italiano quello di un medico polacco: ”a inventato una dieta a base di grassi. Funziona, lo giuro” Sfoglia i giornali: ”uarda il delitto di Cogne, com’ strana la stampa. Prima crea il mostro, poi lo riabilita” Fa come tutte le donne, anche dietro le sbarre, guardando il cielo a spicchi. Sogna di sposarsi: ”Io vorrei a Parma. In una pieve di campagna”» (’La Stampa”, 16/7/2002).