Varie, 5 marzo 2002
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Mitchell Joni
• (Roberta Joan Anderson) Fort MacLeod (Canada) 7 novembre 1943. Cantante. «Ha influenzato la storia della musica popolare americana non meno di Bob Dylan. Ha realizzato dischi maestosi, come Blue e Hejira» (Enrico Sisti, “la Repubblica” 15/11/2002) • «[...] sa essere irritante come pochi, rifiuta l’aura da icona che le è stata cucita addosso. E ha bollato come “pallide imitatrici” le giovani cantautrici che a lei si ispirano. “Non sono considerata un poeta come Dylan o Jim Morrison. Sono convinta sia un bene. Nietzsche diceva: ‘Infangano le loro acque perché così, forse, sembrano profonde’. I complimenti più belli mi arrivano dai neri. Una donna mi disse: ‘Ragazza, fai scorrere immagini nella mia testa’. Per me, è meglio della poesia”. Ha vinto cinque Grammy e, nel ’97, è stata ammessa nella Rock’n’Roll Hall of Fame. Eppure, ed è lei stessa a sottolinearlo, poche volte i suoi dischi hanno conquistato le cime delle classifiche. Con l’acre ironia che la contraddistingue, Joni si è data da sola una risposta: “Anche Doris Day ha venduto più di Billie Holiday”. La sua vita è stata tutt’altro che semplice: la poliomelite da bambina, il vizio delle sigarette preso a sette anni (è definita una delle più “accanite fumatrici del pianeta”), una figlia data in adozione (e ritrovata [...] anni fa), il breve matrimonio con il folksinger Chuck Mitchell e una sfilza di amori tormentati (Neil Young, James Taylor, Jackson Browne, Don Alias, Jaco Pastorius). “In qualche modo il dono per la musica e la scrittura è nato dal dolore e dalla perdita”, ha raccontato [...] “Quando mia figlia è tornata, il dono è andato via. Componevo nell’attesa della mia ragazza”. [...] ha detto: “Per ascoltare i miei dischi c’è bisogno di emozioni e profondità. Sono due caratteristiche che non appartengono ai maschi bianchi ed eterosessuali che controllano la stampa”. Aveva perso la voce per noduli alle corde vocali, l’ha riacquistata con l’aiuto di un terapista cinese. [...] Non ha mai ambito a diventare una diva: “Ho sempre odiato il ruggito della folla. So che la gente può essere volubile e che compra un’illusione: e io non ho provato a essere diversa da quello che sono. A differenza di Janis Joplin, non ho cercato la popolarità con il rock’n’roll”. No, infatti. Come lei stessa ha ammesso un po’ di tempo fa: “Ho cominciato a cantare per divertimento, alla scuola d’arte. Imitavo Judy Collins e Joan Baez. In realtà lo facevo per comprare le sigarette”» (Sandra Cesarale, “Corriere della Sera” 11/9/2007).