Varie, 5 marzo 2002
MOLLICA Vincenzo
MOLLICA Vincenzo Formigine (Modena) 27 gennaio 1953. Giornalista tv. Rai • «[...] giornalista di spettacolo al Tg1 [...] “[...] Faccio il mio lavoro, scelgo gli eventi di cui occuparmi, l’uscita di un disco piuttosto che un altro, un buon film invece che un brutto film. Quando merita, sia per importanza, sia perché mi piace, costruisco un servizio per il Tg1”. “È un disco bellissimo”. Lo dice sempre, ma è statisticamente impossibile che sia sempre vero. “Quando lo dico, lo penso. Se non lo penso, e l’evento fa comunque notizia, non lo dico, uso l’ironia per far capire che a me quel disco - o quel film - non è piaciuto. Se non mi piace e l’evento non fa notizia non me ne occupo [...] Mi interessano le cose che mi piacciono, ci unisco il mio lavoro da cronista, anzi da telecronista, che è l’unica definizione in cui mi riconosco in pieno, e porto il mio servizio. E di notte dormo tranquillo, sono sereno. Molti cantanti hanno grande fiducia in me [...]”. Come ha iniziato? “Come numero due di Lello Bersani [...] un giorno mi disse; io fra qualche anno vado in pensione, tu potresti essere quello giusto per sostituirmi. Tieni. E mi diede la sua agenda, con centinaia di numeri di telefono del mondo dello spettacolo. Una miniera. [...] Ho provato a lanciare la mia idea. Un piccolo servizio di spettacolo in coda al Tg1. Fino a quel momento era impensabile. Ci ho messo dentro le mie passioni giovanili, la musica, il cinema e perfino il fumetto. Mi hanno lasciato lavorare, ha funzionato [...] Io ho una sola identità che mi piace davvero e che vorrei venisse ricordata sempre. Quella di Vincenzo Paperica [...] Mi aveva disegnato e chiamato così in un fumetto Andrea Pazienza. [...] Io sono quello lì, mi ci riconosco. Voglio anche l’epitaffio sulla lapide: ‘Qui giace Vincenzo Paperica, che tra gli umani fu Mollica’ [...] non mi è mai nemmeno passato per la testa di essere un critico: al massimo mi considero un cronista impressionista e impressionabile. I critici sono gli altri, e di solito criticano me [...]”» (Antonio Dipollina, “Il Venerdì” 1/1/1999).