Varie, 5 marzo 2002
Tags : Gian Paolo Montali
MONTALI Gian Paolo Traversetolo (Parma) 18 gennaio 1960. Allenatore di pallavolo. Con la nazionale vinse l’Europeo del 2003 e 2005, argento olimpico nel 2004
MONTALI Gian Paolo Traversetolo (Parma) 18 gennaio 1960. Allenatore di pallavolo. Con la nazionale vinse l’Europeo del 2003 e 2005, argento olimpico nel 2004. l’unico allenatore che ha vinto 4 campionati in quattro città diverse (Parma, Treviso, Atene e Roma). Tra i suoi successi una Coppa Campioni (con Treviso). Gia membro del cda della Juventus, dal 2009 coordinatore generale dell’area sportiva della Roma • «Mai darlo per finito: ha sempre una carta buona in mano. La sua briscola? Il lavoro. Mai immaginarlo con le orecchie basse: sa anche stare zitto, ma in realtà parla sempre. Parla pensando, escogitando trappole, sistemando (in silenzio) l’altoparlante da riaccendere alla prima occasione propizia. [...] Provocatorio ed eccessivo, a volte, ma risoluto e coerente rispetto al suo carattere da "numero uno"» (Flavio Vanetti, ”Corriere della Sera” 3/1/2002). Con i giocatori usa «l’esempio del re di Francia e dei due operai che lavorano alla cattedrale di Reims. Sono entrambi davanti a un muro: il primo è sporco, infangato, bestemmia. Il re gli chiede cosa fa: e lui risponde che non lo sa, per di più la paga non arriva. Il secondo invece è pulito, preciso, lavora di cazzuola e filo a piombo. E tu che fai, gli chiede il re. Tiro su un muro della cattedrale di Reims, un edificio che darà gloria alla Francia. I miei giocatori devono essere come il secondo operaio [...] Io sono un allenatore diverso, chiaro, diretto. Lavoro sugli errori, sull’analisi, sugli scout. Molti non sono abituati. Sono uno che guarda anche le virgole. Filmo gli allenamenti e poi valuto la qualità degli allenamenti. [...] Io non faccio l’All Stars: io faccio una squadra. Potrei non chiamare i migliori: mi servono solo giocatori per ruoli chiari e competenze precise [...] Io ho sempre fatto giocare i giovani. Con me ha esordito Giani a 18 anni, Zorzi a 19. Ma ci vogliono le condizioni, ogni cosa a suo tempo» (Corrado Sannucci, "la Repubblica" 16/6/2003). «Venti anni fa come premio scudetto chiedeva una tuta uguale a quella della prima squadra. [...] ”Le magie non esistono, esiste il lavoro e l’abnegazione. Esiste uno staff preparatissimo e senza il quale non riuscirei a lavorare. [...] Collezionista di vittorie (la prima a Parma, a poco più di vent’anni appunto, in una finale giovanile) e di ritagli di giornale. Mette da parte tutto quello che gli può servire: quando allenava i ragazzini tappezzava gli spogliatoi con le foto delle squadre avversarie. Adesso varia: per i suoi atleti passa dalla storia, ai quotidiani sportivi. Dipende dal momento. [...] Un incidente con una moto da cross e due mani non proprio di fata gli imposero di smettere di fare il palleggiatore. ”Ero troppo scarso, ma non mancavo mai di rompere le scatole all’allenatore perché mi facesse giocare. Quando sono passato dall’altra parte ho capito cosa si provava. [...] Una passione quasi maniacale, quando aveva il cavallo lo aveva chiamato Spike (schiacciata). Quella che lo ha portato in giro per il mondo: ”Ai tempi delle giovanili mi ero fatto ridurre lo stipendio pur di aver la possibilità di andare a vedere tutte le grandi manifestazioni e da tutti copiavo qualcosa”. Non c’è che dire: ha copiato proprio bene» (Gianluca Pasini, ”La Gazzetta dello Sport” 16/9/2003). «Ha lasciato gli studi di medicina (ma non ha mai smesso di coltivare le passioni per cavalli, cinema e sax) per laurearsi in missioni speciali sotto rete: il debutto in A1 a 26 anni, il Grande Slam nella sua Parma (5 trionfi nel 1989-90), il 1° tricolore della Treviso dei Benetton, il titolo riportato a Roma dopo 23 anni e in mezzo il blitz per conquistare anche la Grecia con l’Olympiakos. In tutto, 5 scudetti assoluti (in 4 città diverse) più 4 giovanili (lanciando un certo Giani) e 20 coppe varie. Con i club, non gli restavano altre libidini da soddisfare. Continuava però a inseguire un sogno: la Nazionale. Gliela negarono nel 1997, per il dopo-Velasco; l’ha avuta nel momento più difficile dell’Italvolley reduce dalla prima stagione senza medaglie dal 1989. Una World League (di bronzo) come rodaggio e poi, dopo il primo vero mese di lavoro con gli azzurri, un Europeo-capolavoro, il successo colto da outsider con una squadra al tempo stesso granitica e frizzante, una finale da inserire fra le perle di sempre, vista e sofferta da 5 milioni e mezzo di italiani per uno share del 24-26 nel tie-break» (Roberto Condio ”La Stampa” 16/9/2003).