Varie, 5 marzo 2002
MONTELLA Vincenzo
MONTELLA Vincenzo Pomigliano d’Arco (Napoli) 18 giugno 1974. Allenatore. Dal 2011/2012 al Catania. Ex calciatore. Con la Roma vinse lo scudetto del 2001. Giocò anche con Empoli, Genoa, Sampdoria, Fulham. 20 presenze e 3 gol in nazionale, vicecampione d’Europa nel 2000, partecipò anche ai Mondiali del 2002. Dalla 27ª alla 38ª giornata del campionato 2010/2011 sulla panchina della Roma (al posto di Claudio Ranieri) • «[...] Poche vittorie, ma molte partite indimenticabili, come quel derby in cui ne fece quattro alla Lazio stabilendo un record. Uno dei grandi protagonisti della grande onda romanista che fu lo scudetto del 2001 [...] Fotografie dall’album dei ricordi: il pallonetto al Milan a poche giornate dalla fine, la semirovesciata alla Juventus che spalancò le porte del paradiso. Ma anche una lite furiosa con Capello a Napoli, alla penultima, con annesso lancio di bottiglietta. E infatti, voluto fortemente da Zeman, che per lui stravedeva, si ritrovò Capello, che lo vedeva solo part-time. [...]» (Alessandro Catapano, “La Gazzetta dello Sport” 3/7/2009) • «Nella vita, non ha quasi mai potuto giocare di fino, come sa fare in campo: un’infezione virale a dodici anni gli procurò uno scompenso cardiaco che stava per strapparlo al calcio, una raffica di infortuni alle caviglie ne minò la crescita, una [...] separazione da quella che pareva la donna della sua vita lo ha gettato in una lunga depressione. [...]» (Stefano Petrucci, “Corriere della Sera” 21/9/2004) • «A dieci anni giocava nella squadra giovanile del paese, l’Us Nicola. E faceva il portiere. “Ma un giorno che proprio non ci riusciva di fare gol mi lanciai in attacco. E, un dribbling dopo l’altro, arrivai alla porta avversaria. Io ho iniziato a giocare in strada. Partite che non finivano mai, tutti contro tutti: dovevi prendere la palla e dribblare chiunque. Mi andò bene, quella volta. Entrai in porta col pallone, fu la rete della vittoria”. Il signor Carlo era a bordo campo e a fine partita gli andò incontro: “Tu devi fare l’attaccante, non il portiere. E io ad ogni gol che segni ti do mille lire”. Vincenzo forse allora si divertiva più a parare che a tirare in porta. Ma il premio gli fece troppo gola: “Forse per lui non fu un grande investimento. Ma per me sì: vincemmo tre campionati di fila, esordienti, giovanissimi, allievi. E io feci caterve di gol”. Da mille lire a otto miliardi, nel tempo l’ingaggio dell’aeroplanino è cambiato parecchio. […]» (Stefano Petrucci, “Corriere della Sera” 28/2/2002).