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 2002  marzo 05 Martedì calendario

CORDERO DI MONTEZEMOLO

Luca Bologna 31 agosto 1947. Manager. Ex presidente della Fiat (2004-2010). Ex presidente di Confindustria (2004-2008) • «Modello perfetto per indossare le scarpine Tod’s, e poi improfumarsi con Acqua di Parma, avvolgersi negli accappatoi gialli, e poi inforcare fichissimi occhiali Web. Alto di altezza media, biondo di vago pallore, scavato nel volto, è un maniaco del modello di manichino magro, su cui incastra aerodinamici colletti sportivi, righe dei calzoni che sembrano pilastri, maniche napoleoniche, babbucce geometriche immacolate. Maniaco del tic, porta indietro i capelli elettrici e tagliati a pelo di pupilla che purtroppo gli hanno regalato un vezzoso codice d’identificazione, lo chiamano ”libera e bella”. Più che rappresentare tutto ciò che gli italiani vorrebbero essere, è tutto ciò che gli italiani ”vorrebbero avere”. E ce n’è di robina: presidente della Ferrari, ha la possibilità di entrare e uscire da Maranello, che per la razza impiegatizia è il vero Vaticano dei desideri; tifoso della Juventus, già super partes manager di Italia ”90, ha il privilegio di entrare e uscire dagli stadi attraverso spogliatoi, panchine e tribune d’onore; compagno di Edvige Fenech, ha la ”erre moscia”. Non però come quella dell’Avvocato» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 10/10/1998) • «Non è solo il presidente della Ferrari, l’azienda del gruppo trionfatrice in Formula uno ed emblema del made in Italy. l’uomo più vicino alla famiglia, con una consuetudine di rapporti che si avvicina ai quaranta anni. E che aveva il primo riferimento in Gianni Agnelli, l’Avvocato, uomo-guida del gruppo fino alla morte, da presidente onorario, il 23 gennaio 2003. Ma amico era Umberto. E amica è tutta la famiglia. Montezemolo e l’Avvocato. Montezemolo e gli Agnelli. Un legame così forte da sfociare, subito dopo i funerali del presidente, nella decisione di affidargli la presidenza della Fiat. Come un Agnelli, ora che Gianni e Umberto non ci sono più. [...] Dopo i mondiali di calcio del 1990, di cui era stato direttore generale del comitato organizzatore, ricostruendo le proprie esperienze, Montezemolo disse che l’Avvocato ”ha rappresentato per me una seconda famiglia”. Il rapporto è sempre stato speciale con lui, ma anche molto stretto e coinvolgente con tutti gli Agnelli. E non solo per l’attività quotidiana e le sfide da superare. Un rapporto, dunque, pieno, ampio. [...] Con Cristiano Rattazzi, figlio di Susanna, correva nei rally con una 500 rossa dopo la laurea in giurisprudenza nel 1971 (a ventiquattro anni) e un master alla Columbia University. Tutti e due usavano nomi falsi per per non correre il rischio, come ha raccontato Montezemolo, di essere ”ammazzati di botte dai genitori”. Dalla 500 rossa alle rosse, le Ferrari: ecco il lungo cammino di Montezemolo. Che ora compie una specie di percorso inverso: dalla Ferrari, rilanciata da lui e diventata sinonimo dell’Italia vincente, alla Fiat. Da Maranello a Torino lo spirito positivo. Una storia che ha le radici in quei rally che lui spesso ricorda perfino nelle tante assemblee delle unioni industriali provinciali alle quali partecipa e dove trova ex piloti. Con Cristiano è stato quindi amico sin da giovanissimo. E conobbe l’Avvocato molto presto. Studente ventenne, una volta andò a cena con lui. E Gianni Agnelli, abitualmente senza soldi in tasca, gli chiese di pagare il conto. Accanto a Gianni e Umberto (negli Anni Settanta presidente e amministratore delegato della Fiat) compì i primi passi nella Fiat, dopo essere stato giovanissimo assistente di Enzo Ferrari e responsabile della squadra corse della Ferrari: dal 1977 al 1981 fu responsabile delle relazioni esterne della Fiat. Altri incarichi successivi sono legati al gruppo Agnelli. Fino alla nomina nel 1991 alla presidenza della malandata Ferrari tre anni dopo la morte di Enzo Ferrari. L’Avvocato disse di lui, con una calorosa provocazione: ”Adesso sono curioso di vedere cosa farà da grande”. E da grande ha collezionato successi su successi. Che sono storia. [...] Successi seguiti da Gianni Agnelli con un’attenzione unica e una grande carica. [...] Fu Umberto a chiamarlo nel consiglio di amministrazione della Fiat subito dopo la morte dell’Avvocato. Umberto e Montezemolo si consultavano spesso. Così come sono stati innumerevoli, in questi mesi, i loro incontri: Montezemolo è abitualmente a Torino. Ha condiviso con Umberto questo difficile e impegnativo periodo teso al rilancio del gruppo. C’è il lavoro sul campo, ci sono le passioni nel legame fra Montezemolo e gli Agnelli. Ma ci sono anche le idee, la cultura, lo stile. Invitato a parlare [...] in occasione dell’intitolazione a Gianni Agnelli dell’Auditorium della nuova sede dell’Unione industriale di Roma, Montezemolo fece presente di aver ricevuto da lui ”due importanti insegnamenti: il grande rispetto per lo Stato e le istituzioni e la propensione a guardare sempre avanti”. A un anno dalla morte di Gianni Agnelli, fu intervistato da ”Primo piano” di Raitre e gli venne chiesto quali indicazioni sarebbero potute arrivare oggi da lui. Montezemolo rispose: ”Più rispetto tra le parti, meno litigiosità, focalizzazione delle priorità sulle quali essere tutti d’accordo e, soprattutto, grande stimolo agli imprenditori a essere sempre più dinamici, creativi, più internazionali, per il successo delle imprese, che poi è il successo del nostro Paese nel mondo”» (Roberto Ippolito, ”La Stampa” 31/5/2004).