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 2002  marzo 05 Martedì calendario

Moore Dudley

• Londra (Gran Bretagna) 19 aprile 1935, New York (Stati Uniti) 27 marzo 2002. Attore • «Rimarrà famoso soprattutto per Dieci, il film in cui interpretava la parte di un musicista intenzionato a sposare la donna perfetta, la fantastica Bo Derek. In quel film il sogno non si realizzava, come non gli si è realizzato neanche in vita: è stato sposato quattro volte, e quattro volte ha divorziato. [...] Era nato in una famiglia operaia. La sua non era stata una infanzia felice: la madre lo aveva rifiutato perchè era nato con un piede difettoso, e il senso di vuoto e di amarezza causato dall’indifferenza materna lo ha segnato per tutta la vita. Il fatto di essere alto solo un metro e 56 lo ha poi reso doppiamente insicuro. Eppure quel suo volto smarrito e incerto alla fine è stata la sua fortuna. Ha cominciato la carriera come musicista, come corista e organista nella parrocchia di Dagenham, vicino Londra. Poi è passato al teatro e alle riviste satiriche, ma la musica gli è rimasta compagna fedele anche dopo l’emigrazione a Hollywood: non ha mai smesso di esercitarsi, e la sua bravura al pianoforte era riconosciuta anche dai grandi della musica classica. Fra un film e l’altro ha inciso dischi di musica jazz, e ha tenuto un concerto con la Filarmonica di Los Angeles. La grande fama gli è arrivata tuttavia con il cinema, con il famoso 10 nel 1979, seguito da Arturo nel 1981, per il quale fu candidato all’Oscar come migliore attore: in quel film divenne anche caro amico di Liza Minnelli. Nel 1985 vinse un Golden Globe per la sua interpretazione in Mickey e Maude. Che fosse gravemente malato lo aveva raccontato in una intervista alla famosa giornalista americana Barbara Walters. Con candore, aveva spiegato di essere affetto da una paralisi cerebrale sovranucleare, una malattia che gli stava progressivamente paralizzando le funzioni del cervello. Ne aveva voluto parlare pubblicamente perchè, data la rarità della malattia, sperava di aiutare a farla conoscere meglio e a semplificarne la diagnosi. In un’altra intervista, questa alla Bbc, aveva di fatto dato il suo addio agli ammiratori: affaticato, il volto gonfio, la parola stentata, aveva detto di essere nella fase terminale e di non essere spaventato dalla morte» (Anna Guaita, ”Il Messaggero” 28/3/2002). «Si era laureato a Oxford e finiti gli studi era stato reclutato nel 1960 dai produttori della commedia Beyond the Fringe. Commedia fortunata che dopo due anni di repliche a Londra era sbarcata a Broadway. Nello stesso spettacolo recitavano altri tre grandi talenti inglesi: Alan Bennett, che sarebbe diventato commediografo di successo; Jonathan Miller, il famoso e dissacrante regista d’opera e Peter Cook, comico surreale. Risale al 1966 il primo debutto sul grande schermo con The Wrong Box, a cui seguì l’anno dopo il successo di Il mio amico il diavolo. Per il film seguente, 30 is a dangerous age, Moore, pianista e grande jazzista, scrisse e interpretò la colonna sonora. La sua comicità molto particolare fece subito breccia nel pubblico americano, e più tardi in quello mondiale. Dopo aver raccolto nuovi successi teatrali a New York, si trasferì nella California del sud, dove nel corso di una terapia di gruppo conobbe il regista Blake Edwards. Quando George Segal abbandonò la produzione di 10, Edwards si rivolse a Moore, facilitandone così la consacrazione mondiale come attore. [...] ”I comici sono spesso guidati da sentimenti di inferiorità. - affermava in un’intervista del 1980 - Io mi sentivo sicuramente inferiore per ragioni di classe sociale, di statura, di forza. Credo che se fossi stato capace di colpire qualcuno in faccia non sarei mai diventato un comico”» (’La Stampa”, 28/3/2002).