Varie, 5 marzo 2002
MORATTI Letizia
MORATTI Letizia (Letizia Brichetto Arnaboldi) Milano 26 novembre 1949. Manager. Politico. Ex sindaco di Milano (2006-2011). Si è laureata a 23 anni in Scienze Politiche alla Statale di Milano e, dal 1972 al 1973, è assistente di Diritto Comunitario europeo. In quegli anni conosce il marito Gian Marco Moratti, con il quale ha avuto due figli. A 25 anni fonda Gpa, società leader nel mercato del brokeraggio, quindi diventa presidente dell’Associazione italiana brokers di assicurazione e riassicurazione. Fra il ’94 e il ’96 viene nominata presidente della Rai. È presidente onorario dell’Advisory Board di Syntek Capital Ag, società di investimento attiva nei settori delle tecnologie innovative e dei media. Dal 2001, con il secondo governo Berlusconi, è ministro dell’Istruzione • «“Ma chi è quella donna dalle gambe lunghe e sinuose che con voce suadente invita a pagare il canone Rai?”. Quando la tv cominciò a martellare gli spettatori con quel cartone animato per rammentare all’abbonato i propri doveri, a viale Mazzini se ne chiaccherava in tutti i corridoi. È lei o non è lei? Ma sì, è proprio lei, Letizia, la donna dello schermo. Agostino Saccà, allora direttore immagine, annuiva compiaciuto. È vero, per quello spot aveva tratto ispirazione dalle gambe della presidente Moratti, gambe senza fine, talmente lunghe che quando si sedeva sulla poltroncina rasoterra del suo ufficio non sapeva mai come metterle. [...] È vero che in Rai, dove è rimasta poco meno di due anni, dal luglio del 1994 all’aprile del 1996, la signora si era fatta più nemici che amici [...]» (Paolo Madron, “Panorama” 17/12/1998). «[...] se un merito ce l’ha, è quello di aver riportato i Moratti in prima pagina. Dall’epoca della grande Inter che vinse tre scudetti a metà degli anni Sessanta con Mariolino Corso, Sandro Mazzola e il mago Helenio Herrera, la famiglia si era ritirata dalla ribalta milanese dedicandosi alle attività imprenditoriali. [...] debutta al vertice della Rai nel luglio del ’94, sull’onda del trionfo elettorale di Forza Italia. “Con il suo arrivo”, ricorda un consigliere della precedente epoca dei Professori, “l’azienda ha ripreso a dipendere decisamente dal sistema politico”. Quando al governo va il centrosinistra lei rientra nell’attività privata, nelle assicurazioni sua vecchia passione come imprenditrice e nella tv, quale numero uno di Stream del gruppo Murdoch. Nel 2001 Berlusconi la richiama in servizio come ministro dell’Istruzione, da tecnico. Non deve organizzare una campagna elettorale, ma gestire un’area delicata. È molto contestata, passa attraverso sette scioperi di settore, migliaia di occupazioni nelle scuole, i ricercatori in piazza. Vuole cambiare scuola e università, ma suo figlio Gabriele studia all’estero. [...]» (Enrico Arosio, Claudio Lindner, “L’espresso” 1/12/2005). «La nonna paterna era una letterata e quella materna fu sindaco di un paese lombardo [...] “Delle mie amiche di gioventù, forse solo Chiara Beria di Argentine scelse di lavorare subito, nel giornalismo” [...] Suo padre era un rigoroso broker che aveva fatto la Resistenza, il nonno materno consigliere del Credito Italiano, dai nonni paterni la piccola Letizia incontrava Montale e Bacchelli. “Ho ricevuto un’educazione severa, papà rigido e mamma tenera. In tredici anni di scuola elementare e media avrò portato a casa un cinque una volta. Fu una mezza tragedia”. Scuole private e poi, al momento di scegliere l’università [...] rinuncia all’Orientale di Napoli perché “i miei preferivano che stessi a Milano”, rinuncia ad architettura perché “c’era il ‘68” e lei l’eskimo non l’ha mai messo. La scelta finale cade su Scienze politiche. “Mentre ero all’università, per essere indipendente, chiesi di lavorare nell’azienda di papà. La cosa fu accettata, ma poiché non rientrava nei piani di mio padre che mi impegnassi in una professione, il lavoro dovevo rubarlo. Imparavo guardando. Nel frattempo, studiavo, viaggiavo. A 21 anni mi sono laureata. Era venerdì” [...] Il lunedì già prendeva posto dietro la cattedra, assistente universitaria del professor Pocar [...] a 25 anni, e chiedendo un prestito alla Comit, decise di mettersi in proprio fondando la Gpa, società di brokeraggio. Certo, il prestito le fu concesso perché dava almeno tre cognomi in garanzia [...]» (Maria Latella, “Sette” n. 43/1998).