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 2002  marzo 05 Martedì calendario

MORRICONE

MORRICONE Ennio Roma 10 novembre 1928. Compositore. Nel 2007 ricevette l’Oscar alla carriera (aveva già avuto cinque nomination) • «Il compositore italiano più noto all’estero. Le sue colonne sonore sono entrate nella leggenda. I grandi nomi del rock lo citano e gli rendono omaggi su omaggi. La sua prolificità, poi, è ineguagliabile, anche venticinque film in un anno. [...] ”Sergio Leone era dispettoso, spesso anche velenoso con i suoi colleghi. Nacque tutto con Per un pugno di dollari: voleva mettere nella scena finale, il duello tra Volonté e Eastwood, il popolare Deguello tratto dal film di Howard Hawks Un dollaro d’onore, con le musiche di Tiomkin. Gli dissi che non avrei più fatto il film: non si può togliere a un compositore la soddisfazione di fare una scena importante. Lui allora mi chiese una cosa simile al Deguello, cosa che mi guardai bene dal fare. Ripresi invece, a sua insaputa, una ninna nanna che avevo scritto qualche anno prima per i Drammi Marini di Eugene O’Neill per la tv. La feci sentire a Sergio facendogli credere che l’avevo scritta per l’occasione. Fu entusiasta. Qualche anno dopo glielo rivelai e lui trasformò questa cosa in una regola: mi invitò a fargli sempre ascoltare i temi che altri registi avevano criticato o scartato. Anche per C’era una volta in America utilizzai il tema d’un film che all’ultimo non avevo più fatto [...] Se dieci compositori vengono incaricati di scrivere la musica per uno stesso film, ognuno la realizzerà in modo diverso, con la sua tecnica, i suoi stilemi, le sue suggestioni. Non esiste la musica più giusta per un film. Esiste invece sempre l’autore [...] Se il compositore si fa prendere dai suoni di moda, e ne potrei citare tanti di autori di questo tipo, allora sono già "superati" in partenza. Il compositore che invece scrive la propria musica, questa sì che potrebbe non invecchiare mai. Il rock che va bene oggi, ad esempio, è già vecchio. Un’illusione in cui cadono tanti registi che si rivolgono a compositori dilettanti, e copioni [...] Ricordo invece Pasolini, con il quale ho collaborato in tutti i film e tranne che in Medea, mi diceva: "Faccia quello che vuole". Per questo non lo lasciai mai, anche se dopo il Decamerone fui condizionato dalle sceneggiature e le mie furono quasi delle trascrizioni» (’la Repubblica” 8/8/2003) • «Mi ricordo l’anno di Mission. Ero lì, tutti dicevano che avrei vinto l’Oscar, e mi ero davvero convinto che sarebbe stato così. Quelle musiche avevano le caratteristiche giuste. Io facevo gli scongiuri, e poi i fatti mi hanno dato ragione [...] L’Oscar me lo daranno alla carriera, quando smetterò di scrivere musica. Ma non fa niente. L’Oscar non aggiunge nulla alla mia professione. Faccio parte di un club che conta personaggi del calibro di Orson Welles e Stanley Kubrick» (’La Stampa” 17/3/2000) • « insopportabile che la gente si ricordi solo dei western, non sono nemmeno la parte più consistente della mia produzione. Provo un po’ di rammarico, anche se i soldi per vivere me li ha dati il cinema. A me interessa comporre, e ho sempre desiderato dedicarmi alla musica assoluta […] Chi fa cinema è ancora discriminato dall’ambiente della musica assoluta. Però accade anche il contrario: ci sono compositori contemporanei che vengono considerati troppo seri per un film. Molti si butterebbero a pesce se venissero chiamati […] Quando negli anni ”60 facevo parte del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, trovavamo ispirazione anche nei raga indiani o nella musica cinese. Poi sono arrivati gli altri. Adesso è di moda la New Age, ai musicisti basta un sintetizzatore e vanno avanti per mezz’ora. […] I rockettari prendono i miei pezzi e impongono il loro stile, per me irriconoscibile. Quando John Zorn mi fece ascoltare cosa aveva combinato con la mia musica ho pensato: bravo, ma le mie composizioni dove sono? Ho solo ritrovato qualche mio frammento. Nient’altro. Era un suo diritto. Altri le rendono più commestibili, popolari. La vicinanza intellettuale fra me e queste band forse nasce dalla semplicità armonica dei miei brani, che può essere compresa anche da chi suona in maniera elementare […] Il rock non esiste, è solo nella grande abilità degli strumentisti. Se sono straordinari possono fare quello che vogliono. Anche se rimangono ingabbiati nel ritmo binario, una prigione quadrata in cui eseguono tutto […] Ho paura dell’aereo, è uno dei motivi che non mi fa più lavorare per gli americani. E poi non sono un direttore d’orchestra e, infatti, al massimo dirigo Morricone. Quando salgo sul podio mi piace, ma il mio mestiere è comporre”» (Sandra Cesarale, ”Corriere della Sera” 27/9/2002).