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 2002  marzo 05 Martedì calendario

Muller Gerd

• Zinzen (Germania) 3 novembre 1945. Ex calciatore. Con la Germania vinse l’europeo 1972 e il mondiale 1974, con il Bayern Monaco la coppa Campioni 1973/74, 1974/75, 1975/76. È l’unico giocatore nella storia del calcio ad aver segnato in una finale mondiale, finale europea, finale di coppa dei Campioni e finale di coppa Intercontinentale. Pallone d’Oro 1970, secondo nel 1972, terzo nel 1969 e nel 1973, sesto nel 1971, settimo nel 1967 e nel 1974, nono nel 1976 • «Il più prolifico attaccante della storia del calcio tedesco. In nazionale ha realizzato 68 gol in 62 partite con una media superiore ad un gol a partita. Ma il suo record avrebbe potuto attingere quote ben più maggiori se Gerd, dopo aver segnato la rete della vittoria nella finale contro l’Olanda ai campionati mondiali del 1974, non avesse abbandonato volontariamente la nazionale a soli ventinove anni. È stato un bomber atipico, più svelto e rapido che potente, capace di nascondersi nelle pieghe della partita, praticamente senza mai toccare palla, per poi uscire al momento decisivo e siglare gol memorabili. È stato campione del Mondo nel 1974 e campione d’Europa nel 1972 con la nazionale tedesca. Con il Bayern di Monaco ha vinto la coppa delle Coppe nel 1967 e le tre consecutive coppe dei Campioni nel 1974, 1975 e 1976, in quest’ultimo anno conquistando anche la coppa Intercontinentale. In ambito nazionale vanta cinque scudetti e quattro coppe di Germania. Sul piano individuale ha vinto per sette volte la classifica cannonieri della Bundesliga, è stato capocannoniere della coppa dei Campioni nel 1973 (11 gol), nel 1974 (9), nel 1975 (5), e nel 1977 (5). Capocannoniere anche ai Mondiali del 1970, è in assoluto il giocatore che ha segnato più gol nell’ambito dei Campionati Mondiali (14 reti tra il 1970 e il 1974) e anche il leader dei goleador nelle coppe Europee con 69 centri (37 in coppa dei Campioni, 20 in coppa delle Coppe, 11 in coppa Uefa e uno nella coppa Intercontinentale). Se a questi fantastici numeri ci aggiungiamo le 365 reti segnate in campionato, le 77 nella coppa di Germania e le 3 tra supercoppa d’Europa e coppa Intercontinentale, arriviamo alla cifra record di 582 reti. [...] Nell’anno del Pallone d’Oro [...] segnò tra campionato e nazionale, dunque senza considerare le coppe varie, 48 gol in 365 giorni. Il suo addio alla nazionale, così precoce, fu originato da una polemica con la Federazione tedesca. Nel luglio del 1973, cioè l’anno antecedente i Mondiali, il Barcellona gli aveva offerto un ingaggio d’oro per trasferirsi in Spagna e un compenso miliardario al Bayern. Intervenne però la Federazione tedesca che non voleva perdere il suo bomber cui erano legate le speranze della vittoria nel Mondiale. Lui promise: “Vi regalerò il titolo ma poi lascerò per sempre la nazionale”. E fu di parola. Segnato il gol del 2-1, nella finale con l’Olanda (una fantastica e fulminea giravolta, con tiro rasoterra nell’angolo più lontano), lasciò senza ripensamenti la maglia bianca a soli 29 anni e nel pieno di una irripetibile carriera» (Luca Marianantoni, gazzetta.it dicembre 2004). «Per certi calciatori l’estetica non esiste. Corrono male, calciano sbilenchi, sbagliano i controlli, tengono la testa bassa sul campo. Vedono la palla una volta e la mettono dentro. Di punta, di striscio, di ginocchio, di stinco. Basta che entri. Paolo Rossi, Totò Schillaci, Alan Shearer, Filippo Inzaghi. Hanno imparato tutti da uno, dall’inventore del genere in chiave moderna: Gerd Müller. Non se ne è visto più uno così: un robottino sgraziato. Con le gambe corte e il corpo lungo. Ma forte e incredibilmente bello per un minuto su novanta: quello buono, quello fondamentale. Gol. Solo uno così poteva sconfiggere l’Olanda del 1974. Era il contrario: lui tozzo, tedesco sì, ma scuro di capelli e basso; quelli tutti belli, alti, fighi. Con le fidanzate appresso: potevano dormire con loro anche la notte prima della partita. In campo non c’era nessun altro. A Monaco sembravano imbattibili. Prima di Gerd: tiro sporco, mezzo ciabattato. Dentro. Può non essere il modo più bello di sconfiggere la squadra più bella della storia, ma è il più godurioso. Vincere con un gol che sembra portato in braccio dalla fortuna è fantastico. Può succedere in ogni minuto. Però devi avere gente come Müller. La Germania ce l’aveva anche nel 1970, in Messico. Segnò pure all’Italia. Uno dei suoi dieci gol del Mondiale. Uno dei mille in carriera. Tutti fatti tra Nordlingen e Monaco, dove si trasferì nel 1964. A 19 anni. Non piaceva a Tschik Cajkovski, però. L’allenatore del Bayern lo considerava lento, sgraziato e poco dotato. Era tutto vero. Solo che Gerd stava inventando il centravanti moderno. Quello che chiamano di rapina: l’opportunista che segna anche con l’ultimo capello che gli è rimasto in testa. A 21 anni capocannoniere della Bundesliga. Convocato in Nazionale. Seconda presenza: quattro gol. Poi i Mondiali del ’70, Italia-Germania 4-3. Due anni dopo campione d’Europa, in finale contro l’Unione Sovietica. Tre a zero e uno dei gol di Gerd. Altri due anni: Coppa dei campioni, nove gol, titolo. Poi il Mondiale: l’Olanda, Cruyff, Neskeens. Se li è presi tutti Beckenbauer i meriti. Invece tocca a Müller e alla sua orribile tecnica, alla fortuna che non è fortuna perché la cerchi sempre. [...] dopo il ’74 lasciò la Nazionale, il Bayern e la Germania per trasferirsi in America a incassare gli ultimi soldi del giro pallonaro. Quando è tornato era una pezza distrutta dall’alcol. È stato bravo: ha allenato i ragazzi e ha smesso di bere. Vive sempre a Monaco e aspetta solo che Ronaldo gli tolga il record di 14 gol fatti ai Mondiali. Anche se Ronnie con Gerd non c’entra affatto» (Beppe Di Corrado, “Il Foglio” 15/4/2006).