Varie, 5 marzo 2002
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Murray Bill
• Evanston (Stati Uniti) 21 settembre 1950. Attore • «[...] Ex-mattatore del Saturday night live, attore comico riscoperto in chiave romantico-intimista da Sofia Coppola in Lost in translation, è capace di far ridere senza muovere un muscolo. Restare imperturbabile è la sua forza, così come far capire che, dietro quella maschera immobile, c’è un gran viavai di sentimenti. [...] ”Non sono abituato a riflettere troppo sul mio mestiere, cerco semplicemente di essere dove devo essere quando ho davanti la macchina da presa”. [...]» (Fulvia Caprara, ”La Stampa” 18/5/2005) • «[...] Diventato specialista del silenzio, dell’immobilità e dello sguardo nel vuoto, Murray (un tempo, con l’horror comico L’Acchiappafantasmi idolo dell’infanzia) ispira ai registi, vedi Sofia Coppola di Lost in translation, storie di uomini di mezza età, depressi e soli, che non sanno più cosa fare della loro vita e che per questo fanno ridere. [...] nato nella periferia di Chicago, di famiglia cattolica, è quinto di nove figli di un commesso viaggiatore e di una postina: due fratelli sono attori di teatro, la sorella Nancy, suora domenicana, gira il mondo con un suo spettacolo in cui interpreta Santa Caterina da Siena. Ricchissimo, lo dicono di cattivo di carattere, però generoso nel far ridere gli estranei. [...]» (Natalia Aspesi, ”la Repubblica” 18/5/2005) • «Ha una carriera lunga e discontinua, con successi come Ghostbusters, Rushmore, Ricomincio da capo [...], I Tennenbaums e insuccessi da dimenticare. ”Ho cominciato come comico, la gente faticava ad accettarmi in storie serie. Sono stato anche al n. 26 della Top Ten, ma non credo nelle liste, sono una mania degli americani, servono solo a dar lavoro a un po’ di gente ma non significano niente. Poi sono cresciuto, ho lavorato con De Niro e Dustin Hoffman, mi sono fatto vedere con loro, a spasso o al ristorante, e questo mi ha reso credibile”» (m. p. f., ”la Repubblica” 5/12/2003) • «Molti dicono che possiedo il senso dell’umorismo, ma tutti pensano di averlo. Certo, con l’avanzare dell’età, ho sviluppato anche qualche malinconia. la distanza tra ciò che pensiamo di essere e ciò che sappiamo di essere. [...] I miei rapporti con Hollywood sono esclusivamente di lavoro. Per me che sono nato a Chicago e vivo a New York, è un buco dove si parla solo di cinema. vero, a Hollywood fanno molte liste per stabilire il successo di questo o di quello. Credo siano utili perchè danno lavoro ai tanti giovanotti e signorine che le compilano. A me non interessa affatto inseguire questo successo nè ho mai pensato all’Oscar che porta sfortuna. [...] Da quando ho smesso di cercar lavoro, vengono a propormelo tutti» (Simonetta Robiony, ”La Stampa” 5/12/2003).