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 2002  marzo 05 Martedì calendario

Museveni Yoweri

• Ankole (Uganda) 29 gennaio 1944. Politico. Presidente dell’Uganda, ha contribuito a portare Laurent Kabila al potere in Congo. Il seguito ne ha preso le distanze: truppe ugandesi sono in Congo al fianco dei ribelli (“Corriere della Sera” 18/1/2001) • «[...] È presidente dell’Uganda dal gennaio del 1986, quando conquistò con la forza delle armi la capitale Kampala. Allora comandava l’Esercito di resistenza nazionale (Nra) e riuscì a rovesciare il Consiglio militare presieduto dal suo antagonista, Tito Lutwa Okello, grazie anche all’appoggio del premier svedese Palme. Fu infatti il leader dei “non allineati” a benedire e finanziare l’avanzata di Museveni. Carismatico, oratore convinto, feroce contro gli avversari politici, nepotista ad oltranza, con il suo peculiare stile di governo il presidente ha molti nemici. [...] in questi anni, l’Omukamà (capo, in lingua luganda) - come ama farsi chiamare - ha fatto il bello e il cattivo tempo soffocando ogni forma di dissidenza interna. Abile nelle relazioni internazionali, quando prese il potere considerava il cristianesimo “oppio dei poveri” e criticava apertamente il lusso sfrenato di certi dittatori. In vent’anni di presidenza è riuscito a compiacere Fondo monetario Internazionale e Banca mondiale aderendo, almeno in linea di principio, al teorema clintoniano per l’Africa del “trade not aid” (commercio non aiuti). Ha poi ripudiato la dottrina del socialismo africano appresa in gioventù alla scuola del tanzaniano Nyerere, sposando la logica del libero mercato e trasformando la sua famiglia in un’impresa d’import-export. A partire dal fratello, Kaleb Akandwanaho, meglio conosciuto come Salim Saleh, personaggio controverso che ha ricoperto mille cariche nelle Forze armate, rivelandosi spregiudicato uomo d’affari invischiato in scandali e ruberie, soprattutto nella vicina Repubblica Democratica del Congo. E proprio nell’ex Zaire l’esercito di Museveni ha combattuto dall’agosto del 1998 per garantire “la sicurezza del popolo ugandese e la pace dei congolesi”. Ma sono pochi a crederci, non foss’altro perché, stando ad autorevoli organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani, i traffici di diamanti dal Congo all’Uganda, gestiti spregiudicatamente dal clan Museveni, sono stati ininterrotti. Non v’è dubbio che [...] abbia fatto di tutto per raccogliere consensi all’interno del Paese, soprattutto nelle regioni centro-meridionali. Nel Nord invece, essendo i gruppi etnici tradizionalmente ostili alla sua leadership, ha permesso che i ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) seminassero morte e distruzione. Tollerando le loro nefandezze, ha consentito che i distretti acholi e lango si trasformassero in campi di battaglia per piegare la ribellione dei popoli ostili. Per Museveni il bene della nazione coincide con i suoi interessi personali [...] La Chiesa cattolica in questi anni lo ha invitato a rispettare le regole della democrazia, ma su questo punto Museveni ha sempre fatto orecchie da mercante. [...]» (Giulio Albanese, “Avvenire” 22/2/2006).