Varie, 5 marzo 2002
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Musharraf Pervez
• Nuova Delhi (India) 11 agosto 1943. Politico. Generale salito al potere in Pakistan con un golpe il 12 ottobre 1999 (esautorò il premier Nawaz Sharif). Quando aveva quattro anni la famiglia si trasferì a Karachi. Nominato direttore generale delle operazioni militari dall’ex primo ministro Benazir Bhutto, ha poi preso il comando delle Forze Armate (’Corriere della Sera” 14/4/2001). «[...] Non è uno stinco di santo. Conquistò il potere con un colpo di Stato [...] poi in qualche modo legittimato da un’elezione presidenziale. Era anche, od era costretto ad essere, il protettore esterno del regime afghano dei taleban, anfitrioni ideologici e logistici di Al Qaeda. Ma, dopo l’11 settembre, di fronte all’irresistibile pressione dell’America di Bush, e forse anche cedendo a una sua inespressa convinzione interna, abbandonò i talebani all’attacco americano che li distrusse come regime. Da allora, per l’estremismo e il terrorismo islamico, egli fu un traditore [...]» (Aldo Rizzo, ”La Stampa” 29/12/2003). «[...] la straordinaria ambiguità del personaggio (militare golpista convertitosi, in qualche misura, alla democrazia) e, nello stesso tempo, la sua grande importanza per il futuro del mondo (affermazione forte, ma fondata). Ambiguità. Su ogni singolo tema, Musharraf ha evitato di prendere posizioni nette. L’apertura a Israele c’è, ma non significa riconoscimento dello Stato ebraico [...]. Osama lo si cerca, ma non si sa dove sia, forse nell’area grigia tra Pakistan e Afghanistan, ma non si hanno prove. Sì, il professor Khan ha aiutato la Corea comunista a sviluppare il suo programma nucleare, ma non in maniera decisiva. [...] E così via. Importanza. Musharraf si muove in un instabile equilibrio interno del Pakistan, tra servizi segreti poco affidabili e forti gruppi islamisti filotalebani, da una parte, e forze politico-militari, dall’altra, che, almeno in apparenza, sostengono il potere ufficiale, semicostretto ad allearsi con gli Usa dopo l’11 settembre. Ebbene, se Musharraf riesce a schierare definitivamente il Pakistan nel senso giusto, la lotta al terrorismo segna un grosso punto al suo attivo. Ma se dovesse perdere, o imprevedibilmente passare lui stesso dalla parte sbagliata, le conseguenze sarebbero catastrofiche, come in nessun’altra parte del mondo. Un Pakistan nucleare in mano ad Al Qaeda! Ecco perché l’enigma Musharraf ci coinvolge tutti, in tutti i continenti. Un enigma globale» (Aldo Rizzo, ”La Stampa” 19/9/2005).