Varie, 5 marzo 2002
NADA
NADA (Nada Malanima) Gabbro (Livorno) 17 novembre 1953. Cantante. Sanremo le dà notorietà con Ma che freddo fa, quindi Pa’, diglielo a ma’, Il cuore è uno zingaro (vinse, con Di Bari) e Re di denari. Nel ”73 la svolta, di vita e carriera, per l’incontro con il cantautore Piero Ciampi. Si cimenta con successo nel teatro e in sceneggiati tv. Nell’ 83, con Smalto, vince il Festivalbar. «Salita alla ribalta nazionale a soli 15 anni col brano Ma che freddo fa (Sanremo 1969) seguito da Pa’, diglielo a ma’ , Il cuore è uno zingaro (vinse a Sanremo in coppia con Nicola Di Bari) e Re di denari, prime tappe di un viaggio che l’avrebbe poi portata a forme espressive completamente diverse. Quando cambiarono le cose? ”La svolta è del 1973: fino a quel momento ero una ragazzina che faceva docile docile quel che le dicevano” .Poi l’incontro con il cantautore Piero Ciampi e un disco dal titolo significativo: Ho scoperto che esisto anch’io. […] A Piero Ciampi, cantautore livornese geniale e autodistruttivo, sono dedicate alcune delle sue pagine più intense: ”Mia madre ha cucinato la ribollita e lo ha invitato a pranzo, lui era felice e sembrava un bambino, ha detto a mio padre che sono una ragazza travagliata, che sono più brava di quello che pensano, che mi scriverà delle cose che lasceranno tutti senza parole, poi alla fine si è bevuto un fiasco di vino bianco, si è seduto sulle scale ed è rimasto lì fino a sera senza parlare più […] Spesso ci infiliamo in un bar e ci restiamo tutto il pomeriggio, lui scrive, prende appunti e io parlo, gli racconto di me, gli piace ascoltarmi, spesso piange, gli faccio pena, e tra un bicchiere e l’altro finiamo a parlare di Livorno, del mare, del porto... di quando insieme a suo fratello ha bruciato la casa al padre...” […] ”Lui era sempre da un’altra parte. Aveva un modo di relazionarsi con il prossimo assolutamente spiazzante. Ma noi ci capimmo da subito […] Alla fine degli anni ”70 scoprii quasi per caso la passione per la recitazione. Sandro Bolchi mi chiamò a interpretare Dora Manfredi nel Puccini televisivo. Poi con Giulio Bosetti affrontai il Diario di Anna Frank e poi ancora Dario Fo mi volle nel Pigmalione”. Negli anni ”80 altro exploit musicale: Smalto con il singolo Amore disperato, che nel 1983 vince il Festivalbar, Azzurro, Vota la voce e, come è solita ricordare la stessa Nada, ”tutto quello che c’era da vincere quell’anno...”» (Mario Luzzato Fegiz, ”Corriere della Sera” 5/5/2003). «Nada ”rocks!” direbbero gli inglesi, per dire che Nada, nella forma e nella sostanza, è quanto di più rock esista oggi nella musica italiana. Perciò se ve la ricordate per Ma che freddo fa (1969) o Il mio cuore è uno zingaro, sarà bene che vi aggiorniate. Nada, all’anagrafe Nada Malanima, [...] non è la tipica ex Lolita del pop fine anni Sessanta rimasta inchiodata al proprio mito di plastica. Ma un’artista vera, una tipa tosta che se ne frega di fermare il tempo con il lifting e dà scandalo mettendosi in gioco con una sincerità e una modernità che lasciano senza fiato. A spogliarsi nude son buone tutte. Altra cosa è mettere a nudo come fa lei l’angoscia, la paura, il piacere e il disagio di vivere. Perché nessuno ci è più abituato. [...] Nel 1999, dopo la mia apparizione a Sanremo con Guardami negli occhi, ho iniziato a fare tournée. Ho scoperto di poter comunicare di nuovo anche con il pubblico che non aveva avuto occasione di seguire il mio percorso. Un percorso che, in trent’anni di carriera, com’è naturale, ha avuto momenti luminosi e coni d’ombra. E questo mi ha dato fiducia. [...] La fiducia mi è mancata parecchio in questo lavoro. Ho cominciato giovanissima. A 16 anni ero già una cantante conosciuta e di un certo successo. Ho sempre dovuto combattere contro tutti, discografici, parenti, la stampa per difendermi dall’immagine che gli altri volevano cucirmi addosso e trovare una mia identità. [...] Nei momenti di crisi mi sono chiesta che senso avesse continuare a cantare in questo mondo prigioniero della fame, della guerra, dell’ingiustizia. Poi ho capito che anche nei momenti peggiori la gente avrà sempre bisogno di vedere un bel film, di leggere un bel libro, di ascoltare una bella canzone. E così mi sono riconciliata con il mio mestiere. Oggi mi sento giusta [...] Non sono cattolica. Mi considero una maremmana anarchica praticante. Ma sono attratta dal misticismo. Il buio, l’acqua, la terra, la paura, il sole, il vuoto, la sofferenza sono per me gli elementi di una spiritualità senza dogmi, che riempie la mia vita”» (Alberto Dentice, ”L’espresso” 8/4/2004).