Varia, 5 marzo 2002
NANNINI
NANNINI Gianna Siena 14 giugno 1956. Cantante. Autrice. Erede della dinastia dei senesi pasticceri Nannini. Lettere e filosofia con una tesi di Antropologia musicale. «Attorno ai suoi trent’anni ha riempito gli stadi del mondo di giovani gridando Malafemmina, I Maschi, Profumo […] Magica ragazza del rock dalla voce rauca e dal corpo elettrico […] Nei primi anni ”90, all’apice della popolarità, registra ovunque, canta ovunque il suo rock, girando freneticamente l’Italia e il mondo e intanto studia; e il 14 dicembre ”94, a 38 anni, con 14 anni di ritardo, si laurea, ”summa cum laude”, in lettere e filosofia con la tesi Il corpo delle donne nella voce, con una parte di analisi sperimentale audiovideo, registrando dai gesti nel canto delle donne nepalesi a Janis Joplin. […] Insegue e divora le sue parole a ritmo veloce, il suo corpo anche immobile emana energia, impazienza, rock: eppure si percepisce dietro al suo sorriso un oscuro, orgoglioso senso di inquietudine, di solitudine» (Natalia Aspesi, ”la Repubblica” 19/4/2002). «Ha sempre rappresentato nel rock italiano l’inquietudine. Da giovane ha lavorato come operaia nelle fabbriche dolciarie paterne di Siena perdendo un dito della mano destra su un tagliere (suona chitarra e tastiere con l’aiuto d’una protesi). Nel ”79 aveva scritto, nell’album California, la canzone America dedicata all’autoerotismo maschile e femminile. Versi espliciti: ”Per oggi sto con me, mi basto e nessuno mi vede, e allora accarezzo la mia solitudine e ognuno ha il suo corpo a cui sa cosa chiedere”. E per togliere ogni dubbio, in copertina la statua della libertà che stringe un vibratore decorato a stelle e strisce […] ”Sono bisessuale, battagliera e contro guerre e sessismi. L’amore per una donna o un uomo è l’incontro tra libertà. Invito ad abbandonare ogni paura”» (Mario Luzzato Fegiz, ”Corriere della Sera” 26/6/2002). «Nostra Signora della Trasgressione, sorella maggiore di tutte le cattive ragazze italiane. Etichetta che, come tutte le altre, non le garba affatto. ”La trasgressione è come il rock: quando va al potere è già morta. E poi, dopo i Rolling Stones cosa ti vuoi inventare di meglio? Oggi che i giornali pubblicano il decalogo della trasgerssione l’importante è tenere gli occhi aperti, continuare a ribellarsi. O forse, la rottura vera sarebbe mollare tutto e ritirarsi nella foresta [...] Lavorare con Tom Waits. Lo confesso, è il sogno della mia vita” [...]» (Stefania Ulivi, ”Sette” n. 37/1998). «A me piace essere radicale, non voglio che i miei concerti siano un karaoke. Ci vuole un’idea dietro, una concatenazione tra i pezzi, come fossimo all’opera. La gente vuole Ragazzo dell’Europa, lo so, ma io me ne fotto: voglio che i miei pezzi siano parte di un discorso unico […] Il passato non conta, voglio che le mie canzoni siano come quelle antiche, tramandate oralmente e quindi sempre rinnovate, a seconda dell’umore del momento. Il mio sogno è che tra 500 anni si canti ancora Fotoromanza, ma totalmente stravolta» (Massimo Pisa, ”la Repubblica” 18/7/2002).